venerdì 28 giugno 2024

Fanpage e il Golia fascista

 


Partiamo da un titolo. Quello del  celebre libro di Giuseppe Antonio Borgese, Golia. Marcia del fascismo . Che consigliamo di leggere. 

Diciamo allora  che il gigante è di nuovo in cammino, pronto a schiacciare ogni libertà. Sul fatto che ai comandi vi sia una donna che fisicamente ricorda Davide, fa parte, come vedremo, dell’imbroglio.

A che punto è la marcia di Golia?  Va fatto il punto della situazione. Diciamo subito che la seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage sull’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia non dice nulla di nuovo (*). Almeno agli studiosi del neofascismo. Giovani nazisti crescono. E da un pezzo. Brutte carte per la liberal-democrazia.

Però una cosa è che gli addetti ai lavori (politici e intellettuali) sappiano come stanno veramente le cose “dentro” Fratelli d’Italia, un’altra come far circolare “fuori”, tra gli elettori, i cittadini, la gente, il popolo, queste informazioni, diciamo, sulla natura nazifascista di un partito al governo da più di due anni, che per ora ha sposato l’astuta strategia del vittimismo (poi vedremo).

Come può una verità di "nicchia" (politici e intellettuali) diventare di "massa". Si tratta di una questione di comunicazione sociale e soprattutto di mezzi di comunicazione di massa. E qui l’Italia è messa molto male. Un pericolo che però riguarda anche l’Europa e l’Occidente. In Francia a breve potrebbe vincere un altro partito dalle radici fasciste. E negli Stati Uniti, questione di mesi, potrebbe toccare un’altra volta a Trump, che non democratico né liberale.

Ecco lo stato delle cose. Le masse dell’Occidente, per una serie di ragioni (stupidità, supinità, smemoratezza, ingraditudine) tendono a mettere sullo stesso piano fascisti (semplifichiamo) e antifascisti. La sinistra, si avvede del pericolo, però ha sempre meno presa sulla gente. Si lascia andare a crisi isteriche, che favoriscono (come poi vedremo) il vittimismo dei fascisti.

Che cosa è accaduto?

I social hanno normalizzato la destra dalle radici fasciste: si leggono e si scrivono cose tremende, con una naturalezza che lascia basiti (ovviamente “color che sanno”…). Il fascismo è tornato di moda ma la famigerata “gente” non si è ancora resa conto.

Ormai, a livello di massa, nessuno sembra capire che declinarsi fascisti e nazionalisti, o come si usa adesso, populisti e sovranisti, è una cosa politicamente anormale. Perché in questo modo si recidono le basi liberal-democratiche dell’Italia e dell’Occidente. Si va contro la lezione del 1945. Lezione di libertà impartita con il sangue con l’inchiostro a fascisti e nazisti. E invece sta accadendo l’esatto contrario. Cioè sta diventando normale, come spesso scriviamo e corroboriamo, dire cose fasciste. Si badi bene: mettere sullo stesso piano destra e sinistra, come spesso si legge, significa sposare, la vecchia tesi controrivoluzionaria e antiparlamentare alle origini del fascismo, del né destra né sinistra. In fondo la gente comune chiede solo di farsi i fatti propri.

Come prova un astensionismo storico, non dell’altro ieri, ma che risale addirittura alle origini settecentesche, persino britanniche, della democrazia parlamentare. Al famigerato “po-po-lo”, chiuso nell’inerzia del quotidiano, cosa che può anche essere piacevole, non è mai importato nulla di non poter votare, di esprimere il proprio pensiero. Roba da professori, da chiacchieroni, cose inutili. “Chi tène pane e vvino, ‘e sicuro è giacubbino”, urlavano i cafoni controrivoluzionari, lunga mano sanfedista dei Borboni napoletani. La polemica fascista sui radical chic viene da lontano. Altro che Tom Wolfe.

Parlamento e libero voto sono il miracolo dell’Occidente, al quale, nonostante tutto, hanno sempre creduto in pochi veri liberali.

La gente comune non si avvede del pericolo. E dove l’informazione, come in Italia, è nelle mani della destra, viene disinformata  o non informata.

In questo quadro, in cui sembra avere la meglio, una specie di pensiero unico di destra, che, attenzione, condanna l’antifascismo ma non il fascismo, la strategia scelta da Fratelli d’Italia rinvia al vittimismo di cui dicevamo.

Si idealizza un partito, le cui origini, quando si dice il caso, si perdono nel tempo, vittima dell’antifascismo, che si accanisce perché nemico dell’Italia, dei buoni valori, della dignità del popolo italiano. Insomma, senza dirlo ufficialmente, si rispolvera tutta la paccottiglia ideologica fascista. E la si vende di contrabbando sui social, sui i tg e sui giornali controllati dalla destra e dai portatori d’acqua al mulino della destra. In Italia, l’ottanta per cento dello spettro informativo a tutti i livelli.

Golia, anche se questa volta si atteggia a vittima, è di nuovo in marcia. Ed è un Golia di massa, pigro, ignorante e conformista. Certo, come dicevamo, fisicamente parlando, vi è stata una inversione di ruoli, Giorgia Meloni ricorda Davide, e l’antifascismo, viene dipinto come Golia. Il vittimismo imbroglia le acque. E anche questo è un segnale del vicolo cieco fascista in cui ci siamo cacciati.

Al momento possiamo solo riassumere i termini della questione: i social normalizzano, le televisioni non informano, i giornali rilanciano, il contesto sociale, come c’è da aspettarsi sociologicamente, procede in modo inerziale. Tutto congiura perché l’Italia slitti, diciamo, verso il fascismo o comunque un pesantissimo autoritarismo prefascista. Un pericolo, come detto, che riguarda l’Europa e persino gli Stati Uniti.

Politicamente parlando, chi ucciderà e taglierà la testa a Golia? Difficile se non impossibile dire. 

Purtroppo, così stanno le cose.

Carlo Gambescia

(*) Qui un nostro precedente articolo: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/06/chi-scrive-conosce-bene-la-destra.html . Qui la seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage: https://www.youtube.com/watch?v=h1X-g7YbJzQ&t=303s .

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