mercoledì 19 giugno 2024

Il "Secolo d'Italia" non dice la verità

 


Dal punto di vista politico, Il “Secolo d’Italia”, da organo di stampa di Fratelli d’Italia ( che, formalmente, l’editore sia la Fondazione Alleanza Nazionale è una foglia di fico legale), fa il suo dovere: come si diceva un tempo, “attacca l’asino dove vuole il padrone”, cioè Giorgia Meloni. Quindi magnifica, come si può vedere, il primo Sì alla legge sul premierato (sul "SI" non accentato stendiamo un velo pietoso...).

Invece dal punto di vista dell’informazione, nel senso di dire sempre la verità, mente. Perché, come ogni serio giornalista sa, questa legge renderà più difficile la caduta di quei governi che stanno lavorando male (*). Quindi, il titolo corretto, sarebbe: “Democrazia più debole”.

Si dirà, ma allora i complotti, gli inciuci, i “cambi di casacca” in corso d’opera? Per riprendere Thomas Jefferson, a proposito della libertà stampa (“Toccasse a me decidere se dovessimo avere un governo senza giornali o giornali senza un governo, non esiterei un attimo a preferire la seconda opzione”), si può dire lo stesso dei “cambi di casacca”: se si dovesse scegliere tra un parlamento in divisa (dopo questa riforma) e i “cambi di casacca” ( di prima) non c’è partita. Meglio “i cambi di casacca”. E spieghiamo perché

Dietro la legge sul premierato si nasconde un concetto plebiscitario di democrazia. La legge è congegnata in modo tale, che chi vince le elezioni governa per cinque anni, a prescindere dalle capacità dimostrate in corso di legislatura. E se ne possono fare di guai in lustro...

Massima concessione all’elettore: un sosia politico del premier, se, eventualmente, quello in carica, risultasse inviso ai suoi stessi deputati. Cioè, la legge prevede che debba essere promosso primo ministro un parlamentare della stessa maggioranza che ha vinto le elezioni.

La ratio della legge sul premierato è che il  popolo può dire la sua solo al momento del voto. Dopo di che il manovratore scelto deciderà per tutti. Anche per coloro che non lo hanno votato. Qui risulta evidente la logica plebiscitaria, che, come tale, penalizza la minoranza, cioè chi ha perso le elezioni, e che comunque siede in parlamento.  Che, per cinque anni, gode di un formalissimo diritto di tribuna. Detto altrimenti parla a se stessa. Perché di fatto non può incidere. Va onestamente riconosciuto che nelle dittaure non esiste neppure il diritto di tribuna. Però, per dirla alla buona, si dovrebbe sempre guardare avanti non indietro.

Perciò è vero che la legge sul premierato evita i “cambi di casacca”, ma a che prezzo?

Insomma, se la democrazia è rispetto delle minoranze, questa legge, che favorisce esclusivamente la maggioranze, non rafforza ma indebolisce la democrazia. Quindi il "Secolo d’Italia", giornalisticamente parlando, mente.

Carlo Gambescia

(*) Ce ne siamo già occupati qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/search?q=premierato ( i primi tre articoli).

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