sabato 8 giugno 2024

Neofascismo e cultura della scelleratezza

 


La contiguità tra estrema destra e mondo criminale è un dato di fatto. Non può perciò essere giudicata una novità la chat antisemita e pro terrorismo nero, tra il portavoce del ministro Lollobrigida, Paolo Signorelli,  e un noto criminale, Fabrizio Piscitelli, passato a miglior vita dopo  un’esecuzione in stile Soprano.

Inciso. Lollobrigida dice di conoscere Signorelli da due anni. Certo, un addetto stampa, si trova per caso: si apre la porta e si nomina il primo che venga a tiro… Altro inciso: Chat a orologeria? E sia. Ma le parole sono comunque pietre.

Torniamo a noi. Per dirla in sociologhese, si tratta di un’alleanza tra devianti. Che ne rafforza l’identità. Ci si comporta secondo schemi ( o etichette) fissati dall’avversario o dal nemico. In sociologia si parla di teoria dell’etichettamento. Il criminale si comporta come tale perché quella è la sua identità. Più si comporta da criminale più si sente al sicuro psicologicamente in mezzo ai suoi simili, altri criminali come lui. Tradotto: più ci si comporta da fascista, eccetera, eccetera.

Il che spiega la simpatia spontanea tra due gruppi di reietti politici e sociali: da una parte i neofascisti, esuli in patria, dall’altra i criminali, esuli dalla legge.

Un fenomeno che si è particolarmente sviluppato ai margini della storia repubblicana, con sbocchi pericolosi sul terreno del terrorismo neofascista. E che ha riguardato l’area politica e ideologica ai confini tra il Movimento sociale e le frange estremiste, con ampi movimenti di risacca interna. Mafia, banda della Magliana, traffico di armi, mondo di mezzo, eccetera: si potrebbe tranquillamente scrivere una storia criminale del neofascismo.

Dicevamo ai confini del Movimento sociale. In realtà, la cultura dell’esule in patria e della nobiltà della sconfitta ha favorito, proprio all’insegna del romantico “sono fascista e me ne vanto”, la formazione di un’ideologia della scelleratezza, assai diffusa tra i missini. 

Si pensi  a  una dinamica tra  interno (il romanticismo fascista) ed esterno (il rinforzo, l'etichettatura, diciamo antifascista). Dinamica  sfociata in una crudeltà d’animo, diciamo da legione straniera (vissuta dai neofascisti, ripetiamo, in chiave romantica).  

Un processo di acculturazione neofascista che può prendere due direzioni: 1) può restare a livello teorico, entrando a far parte del linguaggio e degli atteggiamenti quotidiani, come nel caso della chat tra il portavoce del ministro e un signore della droga. Oppure 2) scivolare nella pratica, concretandosi nel compimento di azioni criminali, come prova il terrorismo nero. Ovviamente la teoria (direzione uno) può sempre trasformarsi in pratica (direzione due). Tra teoria e pratica il rischio osmosi è sempre in agguato.

Allora i terroristi di sinistra, certi delitti dei partigiani comunisti? Anche per la sinistra vale la teoria dell’etichettamento e l’ideologia della scelleratezza?

La sinistra, storicamente parlando, ha sempre goduto di un’ideologia classista, proletaria, che non ha avuto bisogno di rinforzi esterni. La sinistra non si è mai considerata esule in patria. Anzi, soprattutto quella marxista, si è sempre vista come un’ avanguardia della storia. E di conseguenza si è tenuta alla larga dalla criminalità. Ciò ovviamente non significa che il terrorismo di sinistra  sia stato meno crudele. Diciamo che se il terrorismo di destra non si è posto limiti morali, “ricompattandosi” con i criminali, il terrorismo di sinistra ha creduto in una morale di classe, quindi si è “ricompattato” da solo. Un terrorismo, si badi, altrettanto crudele.

Oggi in Fratelli d’Italia, come del resto nel Movimento sociale (Alleanza Nazionale di Fini tentò di uscire da questo equivoco), convivono la cultura del blocco d’ordine, che proviene dal fascismo-stato (quello dei treni in orario ), e la cultura della scelleratezza del fascismo-movimento (quello dello squadrismo).

Si vive nella menzogna. Una contraddizione  che però, regolarmente, viene a galla, come a proposito della chat “incriminata”. Di conseguenza, come dicevamo, per chiunque conosca la storia e la sociologia del neofascismo, la scelleratezza neofascista non può essere una sorpresa.

Carlo Gambescia

 

3 commenti:

  1. Che analisi misera. Decenni di storiografia, a partire da Renzo de Felice, e decenni di letteratura filosofico-politica, a partire da Augusto del Noce, per spiegare le distinzioni ma anche le interconnessioni tra "fascismo regime' e "fascismo movimento" (con tutto il suo carattere socialista), perché poi un sociologo, che per professione poco capisce di storia e di filosofia politica, venga a ridurre il "fascismo movimento" a mera criminalità. Ed anche per il neofascismo la riduzione
    è semplificatoria e impresentabile. Per una cronaca giornalistica forse funziona ma non se si hanno pretese di intellettualita'.

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  2. Valutiamo allora la sua, di preparazione. Desidero incrociare la spada argomentativa con lei. Però prima si qualifichi: nome e cognome. Voglio conoscere pubblicamente chi ho davanti. E con precisi riscontri. Se ha coraggio di uscire dall'anonimato...

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  3. Ahimè quanto sono scarsi questi anonimi e sedicenti "storicisti", che ignorando la teoria dell'etichettamento (o della reazione sociale) e le teorie della devianza, e dimostrando di non aver compreso l'analisi (bisogna saper leggere!), vorrebbero riabilitare il fascismo movimento e il neofascismo attraverso gli scritti di Augusto Del Noce (Del maiuscolo, please: le basi!). Se questi sono i neo-filosofi della politica, la sociologia può dormire sonni sereni. Tristi saluti

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