giovedì 8 febbraio 2024

Rai, altro che “Bella ciao”…

 


Il teatrino su Sanremo tra destra e sinistra è ridicolo. Da un lato, Amadeus e Mengoni che intonano “Bella ciao”, la Schlein che protesta per l’ informazione Rai di parte, così dice. 

Come se la sinistra, quando era al governo,  non avesse fatto la stessa cosa. Dall’altro, la destra, che sale sul podio, accusando la sinistra di “inquinare” anche Sanremo, grande festival nazional-popolare, eccetera, eccetera. Come se la destra ora non occupasse militarmente, o quasi (come vedremo), tutta la Rai.

A dire il vero, il problema è uno solo: la televisione pubblica va smantellata. In altri termini privatizzata. Invece, su questo punto fondamentale la destra statalista e la sinistra collettivista sono d’accordo; nessuna privatizzazione. Guai tirare il collo alla gallina dalle lottizzazioni d’oro (se ci si perdona il mediocre giochino di parole).

Destra e sinistra condividono lo stesso spirito statalista, e non solo sul piano dell’informazione. Esiste in Italia un’ideologia antiliberale e anticapitalista che accomuna, e nel peggio, destra e sinistra. Pertanto alla Rai, pur cambiando i direttori d’orchestra, la musica resta sempre la stessa. Due esempi.

Ora la destra – così dicono – controlla saldamente la Rai. Bene, primo esempio: l’esperimento liberale in Argentina di Milei, che purtroppo ieri in parlamento ha subito un duro colpo d’arresto (per inciso, sembra per un tradimento politico, al momento del voto finale, interno alla stessa maggioranza).

La Rai, finora, non ha seguito con la dovuta attenzione giornalistica i magnifici slanci programmatici di un politico autenticamente liberale. Come? Ad esempio, spiegando le giuste motivazioni dello tsunami Milei; ragionando sull’immobilismo, ormai secolare, della società argentina, antiliberale e anticapitalista fino alla radice dei capelli; riferendo adeguatamente sulle violenze di piazza, sindacali e peroniste, che hanno fatto da feroce contrappunto, all’iter di conversione in legge (per ora fallito) del “decretone” liberale Milei. Si pensi: sono stati minacciati fisicamente i deputati favorevoli alla sua approvazione.

Milei, ora in viaggio all’estero (domenica sarà in Italia), viene definito dall’informazione Rai un “ultraliberale” (*). Capito? La destra usa la stessa terminologia che la sinistra impiega per liquidare qualsiasi tentativo di seria riforma dello stato sociale e di privatizzazione dell’economia.

Per quale ragione ? Perché questa destra non è liberale.

Secondo esempio. Tuttavia nella Rai lottizzata esistono ancora corpose isolette di sinistra, sinistra arcaica, si badi bene. Quindi non solo Sanremo, come asserisce una destra, altrettanto antiquata, dalle radici fasciste che, evidentemente, non ha mai digerito “Bella ciao”. Cioè, una destra che non ha mai iniziato un qualsiasi percorso di alfabetizzazione liberale.

Insomma, altro che “Bella ciao”. Si prenda un “Posto al sole”, la soap napoletana, molto seguita, non come Sanremo, però capace di fare la sua parte. Bene, nella puntata di ieri sera gli autori attaccano la riqualificazione del centro storico di Napoli ad opera di privati, che, come in altri parti d’Italia, puntano sul turismo e sui ceti professionisti per dare un volto nuovo, anche economico, ai centri storici (**).  Quindi non le odiate banche (dalle sinistra e dalla destra). Ma un nuovo tessuto civile e cosmopolita. Che male c’è?

Un passo indietro. La sociologia di sinistra da anni usa un termine dispregiativo: “gentrificazione” (si traduca con “imborghesimento”). Perché, come si legge, la riqualificazione causerebbe lo “sradicamento” dei residenti, se non addirittura la loro “deportazione”.

Puro romanticismo politico. Anche perché tutto avviene in termini di legge. Nessuno deporta nessuno. I centri storici, a differenza dal presepio dipinto dalla sinistra, si vanno svuotando per ragioni legate ai flussi demografici in discesa (bassa densità riproduttiva,  mediocre localizzazione dei servizi,  elevata età dei residenti).

Del resto, la posta in gioco, cioè la riqualificazione sociale ed economica, a costo zero per le casse pubbliche, è così importante da meritare un approccio realistico e non di tipo romantico. Detto altrimenti, una stasi sociale ed economica, che a Napoli lo stato non riesce a risolvere da più cento anni, può essere risolta aprendo al libero mercato.

E invece no. Che inventano gli autori di “Un posto al sole” per mettere in cattiva luce la “turistificazione”? Così la definisce Saviani (uno dei personaggi di punta della soap, un inguaribile sinistroide che ancora scrive libri sulle lotte sindacali negli anni Sessanta, poi a Napoli…): che dietro c’è la Camorra.  Matematico. Così il cerchio si chiude: libero mercato = libero malaffare. Altra vittoria dello statalismo. Quello dei quartieri ghetto a edilizia popolare, costruiti con i soldi pubblici.

L’arcaicità della sinistra, che, al di là delle parole, sembra non capire l’importanza di un’apertura cosmopolita, e di una destra, altrettanto antiquata, che non comprende quello che potrebbe essere il miracolo Milei, indicano due cose. Che vanno ribadite.

La prima, che la Rai non verrà mai privatizzata, perché, per dirla alla buona, ci campano sopra politicamente un po’ tutti.

La seconda, che antiliberalismo e anticapitalismo sono condivisi dalla destra e dalla sinistra.

Che tristezza.

Carlo Gambescia

(*) Qui ad esempio: https://www.rainews.it/articoli/2024/02/stop-al-disegno-di-legge-omnibus-ora-torna-in-commissione-milei-la-casta-non-vuole-il-cambiamento-32460700-f931-4951-bd61-c8ff9958d4bb.html .

(**) Qui: https://www.raiplay.it/guidatv?channel=rai-3&date=07-02-2024 .

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