mercoledì 7 febbraio 2024

Giorgia Meloni e lo shintoismo

 


Che l’Italia si sia spostata a destra, o meglio verso l’estrema destra, si può rilevare da tante cose. Ad esempio dai silenzi mediatici sulle vergognose condizioni in cui vivono i migranti nei vari centri di accoglienza, di identificazione,di espulsione. Oppure dalle autentiche campagne di odio razziale che scattano appena si presenta l’occasione.

Però il diavolo spesso è nel dettaglio, nel particolare. Pensiamo infatti a qualcosa di più sottile che sfugge ai più. Anche perché in realtà la cultura neofascista, o se si preferisce dei fascisti dopo Mussolini,  non è molto conosciuta.

Di che parliamo? A differenza della maggioranza degli osservatori, siamo rimasti colpiti, in occasione del viaggio meloniano a Tokio , della  visita al Santuario Meiji, punto di riferimento formale dello shintoismo.

Un passo indietro. Si legga come è presentata la visita da una delle principali agenzie stampa italiane. Il testo ha valore esemplare. Perché riflette un atteggiamento che ritroviamo in quasi tutta stampa italiana. Per non parlare di Rai e  Mediaset. A dire vero, in questa occasione, anche La7  ha perso più di un colpo. Leggiamo.

«La premier Giorgia Meloni, nell’ambito della sua missione in Giappone dove tra l’altro è previsto il passaggio di consegne alla guida del G7 con il premeir Kishida, ha fatto tappa al santuario Meiji dove ha seguito un percorso aperto in via straordinaria in occasione della sua visita a Tokyo.
Il santuario con il suo grande parco intorno è una delle attrazioni maggiori della capitale e di tutto il Giappone, visitato da milioni di persone ogni anno. Il cuore del sito, costruito all’inizio del XX secolo, è il tempio shintoista dedicato al 122esimo imperatore giapponese, Meiji, e alla sua consorte, l’imperatrice Shoken, considerati i modernizzatori del Giappone.
L’Imperatore morì a 59 anni e poco dopo la moglie Shoken decise di togliersi la vita. Il tempio, opera dell’architetto Ito Chuta, venne terminato e consacrato nel 1920. Durante il secondo conflitto mondiale, come gran parte di Tokyo e del Giappone, venne quasi completamente raso al suolo e nel 1958 fu avviata una sua radicale ristrutturazione»
(*).

Materiale per guide turistiche. In realtà, lo shintoismo, che ha origini antichissime, fu utilizzato dai “modernizzatori”, come supporto ideologico, attraverso il culto dell’imperatore quale essere divino, a quel nazionalismo giapponese, secondo alcuni a sfondo fascista, che si alleò con Hitler e Mussolini.

Ovviamente nel dopoguerra, il Giappone fu costretto a fare marcia indietro, l’Imperatore Hiroito, pur di restare a galla, rinunciò alla divinizzazione, l’esercito giapponese venne demilitarizzato dagli americani, eccetera, eccetera.

Però, ecco il punto, in Giappone lo shintoismo imperiale (semplificando), soprattutto come religione civile dell’onore militare giapponese, è tuttora difeso da tutti quei gruppi di estrema destra, non pochi a sfondo fascista, che vagheggiano il ritorno al disumano militarismo degli anni Trenta del Novecento.

Va detto, per onestà intellettuale, che gli estremisti giapponesi privilegiano la frequentazione, del santuario Yasukuni, la “Mecca dell’Onore” per il nazionalismo nipponico: quello che tuttora a ogni manifestazione sventola la bandiera con il sole nascente. Si tratta di un santuario scintoista, vicino al Palazzo imperiale, che onora i due milioni di giapponesi caduti in guerra, tra i quali non pochi criminali di guerra.

Ora qual è il problema? A quanto ci risulta, finora nessun Presidente del consiglio repubblicano, diciamo politicamente normale, si era recato, nel corso di una visita ufficiale, al santuario Meiji. E, comunque sia, se le nostre informazioni fossero errate, rimarrebbe, come vedremo, una questione di  radici  culturali e  sensibilità politica. Ad esempio, andiamo braccio, Della Vedova e Renzi, in visita nel 2015-2016, si occuparono di altro.

Giorgia Meloni invece non ha perso l’occasione. Perché? Qui viene il bello: nell’estrema destra italiana – per una verifica basta studiarne la produzione editoriale – vi è sempre stata grande ammirazione per lo shintoismo a sfondo militare e nazionalista. Non ci riferiamo solo al patriottismo tradizionalista di Yukio Mishima, grande scrittore, tradotto in tutto il mondo, che, animato dall’etica bushido, fece seppuku, suicidio rituale, dopo un tentativo di golpe fallito. Pensiamo infatti   alle numerose pubblicazioni dedicate all’etica samurai, in particolare al bushido, che all'inizio del XX secolo,  converge verso lo shintoismo militarizzato ( o comunque si sostengono a vicenda). E di riflesso ai famigerati kamikaze, al sogno  politico dell’Asia giapponese, eccetera, eccetera. Si pensi, in sintesi, all'ufficiale giapponese, un post-samurai, fanatizzato dal culto dell'Imperatore divinizzato. 

Cosa non secondaria, va anche detto che per le ultime ( e giovani) generazioni missine – anni Ottanta – cartoni animati e fumetti giapponesi furono letti e reinterpretati alla luce del tradizionalismo shintoista. Semplificando: in salsa fascista salto attraverso cerchio di fuoco. Come dimenticare il Ro-Ber-To del Tognazzi fascista (“buca con acqua”)? Cioè l’asse Roma-Berlino-Tokio. Uno stolido fascista salvato dal linciaggio finale da un professore liberale. Bah… Non impareranno mai…

Concludendo, risulta evidente, che una Giorgia Meloni, cresciuta in questo brodo culturale, non poteva non rinunciare a una visita al Santuario Meiji. Però furba, come suo solito, in questo forse aiutata da ragioni protocollari,  ha potuto  glissare  il santuario più compromesso politicamente, lo Yasukuni.

Probabilmente quest’ultima nostra notazione è fin troppo sottile. Anche perché per la stampa italiana, abituata a pubblicare notizie un tanto al chilo, si è trattato quasi di una visita turistica. 

E questo è un brutto segno. Peggiore, come dicevamo, di tanti altri.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/meloni-giappone-santuario-meiji-video_67n9vba8o1Ft28N5KW5HmB .

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