sabato 3 febbraio 2024

I pericoli dell’assistenzialismo

 


Vi sono eventi, apparentemente poco significativi, che però rappresentano una specie di segnale di pericolo. A un occhio attento indicano l’approssimarsi di rovinosi cambiamenti ideologici e di comportamento. Mutamenti che tuttavia confermano o possono confermare, anche la continuità storica di un certo fenomeno negativo o meno.

Diciamo cose complicate? Allora spieghiamo il concetto, con un esempio che ci tocca da vicino. Prima si legga qui:

“AGI – Una cerimonia per ricordare Modesta Valenti, la 71enne donna senza dimora che il 31 gennaio 1983 morì davanti alla stazione Termini, dopo ore di agonia, perché essendo sporca e aveva i pidocchi, il personale a bordo di una ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. La targa c’era già sulla parete per una commemorazione di anno in anno, ma ora quella targa ha una sua dignità anche luminosa, così da essere ancor più un monito e un invito alla solidarietà. La cerimonia si è svolta al binario 1 di Termini (ingresso da via Marsala), promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Ferrovie dello Stato e a cui hanno preso parte diverse persone che hanno portato omaggi floreali in ricordo di Modesta. In particolare steli di gerbere (…). Ed è stata depositata anche una corona ricca di questo fiore” (*).

Secondo gli storici (ad esempio Raffaele  De Cesare, Roma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al 20 settembre, Newton Compton Editori, 1975, p. 100), nell’Ottocento (grosso modo fino alle risolutive giornate di Porta Pia),  Roma,  su una popolazione di circa 200 mila unità,  contava 70mila disoccupati, quindi, potenzialmente,  poveri e senzatetto .

All’ epoca, nelle cronache di scrittori, intellettuali, artisti, non solo stranieri (si pensi al soggiorno romano del giovane Leopardi) si sottolineava proprio il fatto di una città piena zeppa di mendicanti, storpi e senza lavoro. Si viveva  in strada, di elemosine, e la notte in qualche provvisoria casupola o ricovero allestito dalle parrocchie. La papalina "economia della beneficenza" (De Cesare)  attirava  a Roma i  mendicanti come le mosche. Tirando le fila quantitative del nostro discorso, e per dirla in termini welfaristi, ai tempi del Belli vivevano in Roma, potenzialmente, 70mila homeless.

Invece quanti sono oggi nella Capitale i senzatetto ? Secondo l’Istat (2021): 22mila (circa 100mila in tutta Italia). Su un popolazione, grosso modo di 3 milioni (per la cronaca, in Italia siamo circa sessanta milioni).

Due osservazioni. La prima, che rispetto ai dati ottocenteschi il problema degli homeless romani e praticamente insignificante. Il moderno sistema economico e sociale funziona. Dal momento che ha quasi azzerato il problema.

La seconda, che Roma, pur in termini molto relativi, conferma la sua vocazione a città del senzatetto. Ovviamente, ogni senzatetto non è un mendicante in senso tecnico, ma spesso le due figure collimano.

Comunque sia, ripetiamo, sono cifre irrisorie. Certo, superiori a quelle di altre città: a Milano, ad esempio i senzatetto sono circa 2000 (2023, Fondazione Debenedetti). Sul punto torneremo più avanti.

Dicevamo all’inizio del dettaglio esplicatore come segnale di un pericoloso mutamento di mentalità.

Quest’anno la cerimonia commemorativa al binario 1 di Termini  ha goduto di una particolare enfasi. Si è pensato a una fonte luminosa, per richiamare maggiormente l’attenzione delle persone di passaggio.  Ma su che cosa? Su un problema sociale che statisticamente quasi non esiste. Per dirla sociologicamente, il senzatetto è stato captato all’interno di una cultura welfarista, che per ragioni funzionali (la famigerata funzione che sviluppa l’organo, per dirla in parole povere), deve ingigantire un problema sociale in realtà marginale, di poco peso statistico. E comunque sia,  non di allarme sociale. Bastano interventi minini, come si dice,  mirati,  senza  tanti  strombazzamenti. Sia  detto questo con grande  rispetto per  Modesta Valenti, risucchiata, dopo la morte, povera rotellina,  in  un ingranaggio retorico  più grande di lei.

Che cosa è accaduto allora? Per dirla brutalmente:  ridendo e scherzando,  il senzatetto  va a tramutarsi  in  risorsa sociologica e politica per la sopravvivenza delle burocrazie welfariste. Per parlare difficile, in mitema: in mito politico. Se si vuole nell'idea-forza teorizzata da Sorel: materiale da psicologia delle masse.  

Che poi la Comunità di Sant’Egidio sia un’organizzazione privata, magari dai tratti molto burocratici, non incide sulla percezione statalista del fenomeno. Diciamo pure che, in termini culturali, il Sant’Egidio è un affluente del grande fiume welfarista italiano.

Si può perciò parlare di un’antica tradizione pauperista, già forte nella città di Roma, per la presenza della chiesa: il povero come benedizione di dio; il che spiega il “primato” di Roma. Un’antica tradizione oggi ricondotta, più modernamente, nell’alveo, come dicevamo, della cultura dello stato sociale, quale struttura organizzativa, basata sui diritti sociali e sull’idea fissa “che lo stato non deve lasciare fuori nessuno”, costi quel che costi. Si è passati dalla benedizione di dio a quella dello stato. Però sempre di assistenzialismo si tratta.

Ovviamente, i moderni propugnatori dei diritti sociali (ma sarebbe più semplice definirli diritti “socialisti”), sostengono una tesi comune a tutti i nemici dell’economia di mercato: quella, semplificando, che è tutta colpa del capitalismo. In realtà, il capitalismo, in primo luogo in Occidente, in secondo altrove (guerre fratricide permettendo), ha migliorato le condizioni economiche di tutti i popoli, riducendo il numero dei senzatetto.

Naturalmente,  sul punto specifico,  la tesi dei marxisti e dei cattolici, è che, il problema della casa è stato risolto in Occidente a spese del resto mondo. In realtà, come ha mostrato Hernando de Soto in un magnifico libro (Il mistero del capitale), se in alcuni paesi non si costruiscono case, la colpa è dello stato che penalizza l’iniziativa privata e il diritto di proprietà. 

Ad esempio, secondo Hernardo de Soto, la favela brasiliana, vive come in un limbo giuridico, perché non si vuole riconoscere agli abitanti un regolare diritto di proprietà, che si trasformerebbe in un titolo regolare, per ottenere un prestito in banca, per abbellire, ristrutturare o avviare altre attività. In parole povere, la sanatoria come meccanismo di avvio capitalistico. Cosa che la sinistra,  cattolica o meno, non capirà mai.

Concludendo, se vince l’assistenzialismo, e i segnali ci dicono che il rischio è forte, si rischia di tornare indietro di duecento anni.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/cronaca/news/2024-02-02/ricordo-homeless-modesta-valenti-morta-stazione-termini-25114758/ .

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