domenica 4 febbraio 2024

Mario Sechi e il sillogismo aristotelico

 


Miracoli dell’immaginazione. Quindi innocui. Sarebbe bello immaginare, come guardando un film, magari in bianco e nero, il collaborazionista Mario Sechi, direttore di “Libero”, già capo ufficio stampa della Meloni a palazzo Chigi, in fuga, sudaticcio, con i vestiti sporchi e laceri, una valigia legata con lo spago, nel tentativo di sfuggire a un immaginario plotone di esecuzione dell’esercito di liberazione da Fratelli d’Italia. Ovviamente armato di fucili a tappi. Niente di serio, ci mancherebbe altro.

Si dirà fantasie, magari anche politicamente morbose. Giusto, chiediamo scusa. Però nessuno è perfetto. E diciamo pure che Sechi, un versipelle (per dirla con il dimenticato Rovani), passato da Monti alla Meloni, per limitarsi agli ultimi quattordici anni, riesce veramente a tirare fuori il peggio dall’immaginazione di chiunque lo legga con una certa continuità. Inoltre, cosa più grave, Sechi distrugge la logica aristotelica. Il lettore abbia pazienza e capirà.

Oggi, il direttore di “Libero”, dopo aver scoperto che anche in Francia esiste il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (Ministere de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire ), attacca le “teste lucide” (di sinistra e altro) che hanno gridato al lupo al lupo a proposito della denominazione in stile fascista del Ministero assegnato  da Gorgia Meloni al cognato, Francesco Lollobrigida: il raffinato intellettuale,  sincero seguace della teoria della sostituzione dei neri con i bianchi e della guerra a OGM e carne sintetica. Un vero benemerito delle scienze sociali e della scienza moderna.

Sechi, quotidianamente, scrive per giustificare gente come “Lollo”. Come prima difendeva Monti. Anzi, addirittura, lasciò la direzione del “Tempo” per candidarsi con il professore liberale.

Ora invece chi difende? Oltre alla banda Meloni il corporativismo di una agricoltura vergognosamente sovvenzionata che vuole continuare a vivere a spese dello stato italiano e se possibile anche di Bruxelles. Insomma, tutti benemeriti del libero mercato.

La nota interessante, dal punto di vista dell’antropologia del collaborazionista, è che Sechi, oltre a una citazione decontestualizzata di Draghi (peccato veniale), non dice quando in Francia è cambiata la denominazione del Ministero dell’Agricoltura (peccato capitale). Quando? Nel maggio del 2022, allorché entrò in carica il primo ministro macroniano Élisabeth Borne. Pochi mesi dopo mutò anche in Italia, quando Giorgia Meloni promosse Lollobrigida a Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.

Intanto, se di precedenza si tratta, è roba di alcuni mesi. Sul filo di lana. Inoltre, come sanno coloro che si guardano allo specchio ogni mattina, il cambio francese di denominazione è frutto di un escamotage di Macron, per cattivarsi le simpatie protezioniste degli agricoltori francesi e così rubarli a una destra arrogante e pericolosa. Un cedimento, frutto di un calcolo politico, in fondo a fin di bene.

Un cambio di denominazione che però, Sechi, da buon collaborazionista, anzi collabo (per restare in tema Francia, ma di Vichy), a caccia di argomenti da piazza televisiva, ha subito usato per ripulire la facciata di Fratelli d’Italia, partito che invece a differenza dello schieramento che appoggia Macron, ha radici missine e neofasciste. Cioè, per intendersi, la Meloni, se dovesse scegliere -  si badi, ideologicamente -  chi gettare dalla torre tra Macron e la Le Pen, butterebbe giù il primo.

Detto altrimenti: il nome del ministero è lo stesso, ma tra la cultura liberale di Macron, un politico che in questo caso può essere al massimo colpevole di un calcolo elettorale, e i fascisti per tutta la vita di Fratelli d’Italia, che ancora benedicono la battaglia del grano e l’autarchia agricola, esiste un abisso culturale.

Però, ecco il punto, dove i non collaborazionisti, quindi anche “le teste lucide”, irrise da Sechi, vedono giustamente l’eredità del fascismo, il collaborazionista scorge l’occasione per il solito gioco retorico delle tre carte. “Che ne sa la gente comune della biografia di Macron, come pure dei suoi ministri? Della storia di Francia? Della storia del liberalismo francese? Io ci provo…”

Segue così il  sillogismo scorretto del collaborazionista Sechi: “Macron ha cambiato nome al Ministero dell’Agricoltura (premessa maggiore), Macron è liberale e democratico (premessa minore) , perciò anche Giorgia Meloni, che a sua volta ha cambiato nome,eccetera, è liberale e democratica (conclusione)”.

Per capirsi, sarebbe come dire: “Ogni animale vola (premessa maggiore), anche l’elefante è un animale (premessa minore), quindi anche l’elefante vola (conclusione)”.

Questo è il livello politico-culturale del collaborazionista tipo, come Sechi, che, per dirla alla buona, attacca l’asino dove vuole il padrone, distruggendo quel capolavoro di ragionamento concatenato, inventato da un gigante del pensiero di nome Aristotele.

Che malinconia. Buona domenica a tutti. Pure a Mario Sechi.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento