giovedì 28 dicembre 2023

Il nullismo politico della sinistra

 


Quando leggiamo gli editoriali di Nadia Urbinati il pensiero va subito al nullismo politico della sinistra. In che cosa consiste? Statalismo e pacifismo.

Per capire basta citare due passaggi dall’articolo di questa mattina uscito su “Domani” (*).

Primo: “Purtroppo per Calenda e per noi, questa politica da influencer «conduce» a cose concrete, quelle di cui non è necessario parlare e che vengono messe in atto. La politica sulla sanità e sulla scuola parla attraverso la decurtazione degli investimenti: le classi pollaio e la penuria di insegnanti, i pronto soccorso intasati, l’umiliazione dei medici, forse nella speranza che prendano la strada delle cliniche private convenzionate (con le quali il governo è generoso)”.

 

Secondo: “Una responsabilità non solo verso il nostro paese, ma anche verso l’Europa, che fu istituita non per soddisfare gli orgogli dei nazionalisti, ma per scongiurarli. Un grande paese che fu tra i fondatori non solo della Ue, ma dell’idea di federazione sovranazionale come condizione di civiltà e di pace, meriterebbe una leadership europeista più determinata e forte”.

Nell’editoriale, dopo aver attaccato Giorgia Meloni (anche giustamente), perché si preoccupa più di  Chiara  Ferragni che degli italiani, si critica la sinistra perché disunita (verissimo), suggerendo però una politica comune sulla base dei passaggi appena citati.

Certo, promettendo tutti a tutti, dal reddito cittadinanza alla pace universale, si possono anche vincere le elezioni. Ma poi? Con il debito pubblico come la si mette? Chi paga tutto questo. Inoltre come si può parlare di federazioni sovranazionali e di pace mondiale con interlocutori come Ungheria, Russia, Iran,  solo per fare alcuni esempi.

Ieri con un amico professore, che viene da Scienze politiche pre-1968, sorridevamo del fatto, che la nascita delle Facoltà di Scienze politiche fu opera del fascismo, che vedeva nemici ovunque e si riallacciava, seppure rozzamente, alla lezione di Sorel, Pareto, Michels, Mosca (in particolare i primi tre).

Oggi le Facoltà di Scienze politiche, passate da un eccesso all’altro, sfornano vagonate di laureati in cooperazione internazionale per la pace, che vanno a ingrossare le file degli illusi e dei disoccupati. Ma anche esperti in politiche pubbliche dal finanziamento facile: professorini-soldatini del welfare. Nonché cattedratici, sebbene oggi insegni negli Stati Uniti, come Nadia Urbinati, docenti di nullismo politico.

Il che spiega la vittoria elettorale di Giorgia Meloni. Non per forza per propria ma per la debolezza della sinistra. Non però per le ragioni avanzate da Nadia Urbinati. Il vero problema è che la sinistra appare incapace di confrontarsi con il mercato e con le minacce reali che sfidano l’Occidente. Si promette tutto a tutti.

Si chiama demagogia. Si tratta di un campo in cui la destra è più brava della sinistra.


Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/opposizioni-divise-danno-forza-al-governo-meloni-pd-movimento-cinque-stelle-pzclnwkq .

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