sabato 30 dicembre 2023

Come certi formaggini Sechi vuol dire fiducia…

 


Ieri abbiamo scritto di “Libero” e del suo titolo (*). Oggi Mario Sechi la mette sulla mancanza di ironia, umorismo, eccetera, della sinistra. Che non avrebbe capito il senso del paginone dedicato a Giorgia Meloni “uomo dell’anno”. Sechi si arrampica sugli specchi del solito giochino di rimbalzi: "Ha cominciato prima la sinistra con Emma Bonino, candidata al Quirinale, tirando fuori lo slogan 'Finalmente l’uomo giusto' ". E così via (**).

Insomma, si discute dell’inessenziale: della natura machista di un titolo. Quando il vero problema è la relazione tra giornalismo e culto della personalità.

Per capirsi meglio: le polemiche sul politicamente corretto nascondono la vera sostanza del problema. Che è rappresentata da una prima pagina  stile Ventennio, inventata (si fa per dire) da un direttore che tifava Monti, già portavoce della Meloni, passato alla direzione di “Libero” per distribuire santini.

Cioè si dà per normale che un direttore sia un fedelissimo non di un’idea (qualcosa che va oltre le persone) ma di un particolare politico. E cosa ancora più deprecabile di un politico al potere. Quando invece la stampa, se veramente libera, non dovrebbe fare sconti a nessuno. Altro che culto della personalità.

Per contro, come dicevamo ieri, tutto ciò viene ritenuto normale e ricondotto all’interno delle superficiali polemiche sul politicamente corretto. Di qui, il giochino del chi abbia cominciato prima, eccetera, eccetera.

Che fine ha fatto l’idea liberale, alla quale il “montiano” Sechi si dichiarava fedele fino alla morte?   Bruttissima.  Per scoprirlo  basta andare a fondo pagina. Nel titolo di taglio basso si parla di calcio. Si dirà che c’entra? C’entra con l’idea liberale. Perché non ha nulla di liberale il (presunto) contraddittorio sugli sgravi fiscali tagliati dal governo Meloni a proposito dell’acquisto di giocatori stranieri.

I due interlocutori dibattono all’interno di una comune visione statalista del calcio e dell’economia. Il primo sostiene che gli aiuti di stato fanno bene al calcio, il secondo che con meno soldi avremo in campo più giocatori italiani. Nessuno dei due difende il libero mercato senza incentivi pubblici e veti, formali o meno, all’ingresso di calciatori “stranieri”. E Sechi come direttore benedice.

Si dirà che sono dettagli. Ma è lì che si nasconde il diavolo come nei dipinti medievali.

Sechi, tutto è, eccetto che liberale. Però, come una famosa marca di formaggini, “vuol dire fiducia”.

Ovviamente, per Giorgia Meloni, santa subito.

Carlo Gambescia

 (*) Qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2023/12/mario-sechi-e-il-culto-della-personalita.html .

(**) Qui la prima pagina di “Libero”: https://www.giornalone.it/prima-pagina-libero/ .

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