giovedì 4 agosto 2022

La società del bollino rosso


 

Il vero cancro sociale, anzi politico, del nostro tempo è il bollino rosso. La gente non se ne accorge, perché crede sia per il proprio bene. Dai tassi di inquinamento dell’aria cittadina alle “ondate di calore”. Anche se, a dire il vero, il top dell' esclusione sociale preventiva – ecco il termine preciso – rimanda all’epidemia di Covid, pardon pandemia.

A quest’ultimo proposito, si tratta di una tematica che ho approfondito in un libro-diario:Metapolitica del Coronavirus (*). Perciò chiunque desideri approfondire, eccetera, eccetera.

Ora, dato che siamo in estate, è arrivato il momento delle “ondate di calore”. Con il bollino rosso si deve restare in casa. Ci si rivolge alle stesse famiglie, composte di anziani, adulti, giovani e bambini, che ne sopportano quasi cinquanta sulla spiaggia di Sharm el-Sheikh.

Come, se le persone non sapessero da sole come comportarsi. Come se fossero bambini o minus habens.

Ci si chiederà da cosa dipende questa mania del bollino, cioè della prevenzione attraverso l’esclusione dalla normale vita sociale per successivi gruppi di età.

L’ideologia è quella del welfare: un mix di assistenza e previdenza, di cui si occupano le pubbliche istituzioni. Una grande casa famiglia chiamata Italia. O se si preferisce un grande asilo infantile.

Il punto di discrimine è costituito dalla dichiarazione pubblica della pericolosità di un fenomeno. Che di solito spetta al Ministero della Sanità. Non importa che l’emergenza sia in corso o meno. Al ministro welfarista – di destra come di sinistra – interessa, non tanto la salute del singolo, quanto il possibile danno sociale, in termini economici, anch’esso frutto di calcoli preventivi (di scenario, come vedremo). 

Danno che può derivare dal superamento di determinati indici di sicurezza, contrassegnati con i famigerati bollini, la cui violazione, si dice, può influire sulla qualità dell’assistenza medica.

Semplificando: chiunque rifiuti la prevenzione del bollino rosso è un nemico del bene comune. Perché ammalandosi, rappresenta un costo per lo stato sociale. Dal momento che, altro mantra, si violano le regole, si sottrae denaro prezioso per curare chi può ammalarsi – perché non si sa mai… – anche rispettando le regole.

Si rifletta per un attimo sulla pericolosa logica dello stato sociale: se un bel giorno si decidesse che le scarpe con la fibbia, sono socialmente pericolose quando indossate da un certo numero di persone: fino a cinquanta non c’è pericolo, oltre cinquanta il pericolo cresce. 

Sicché a cinquanta paia di scarpe con la fibbia in circolazione scatta il bollino rosso: non esce nessuno di casa (quindi tutti i possessori di scarpe con o senza la fibbia), fino a quando il numero di coloro che indossano le scarpe con la fibbia, e che sono in circolazione, non scenderà sotto il numero di cinquanta. E perché non 49? O 51? Bah…

Attenzione: quel numero limite viene fissato attraverso calcoli di scenario, basati sulla media degli scenari peggiori:  di oggi, non di domani o dopodomani. Insomma, è tutto molto aleatorio. Senza considerare, che sulla pericolosità della scarpe gialle, per tornare alla metafora, gli “scienziati” sono divisi.

Eppure è così. Si calcola e si decreta. Per il nostro bene di dice. La società del bollino rosso funziona così.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ibs.it/metapolitica-del-coronavirus-diario-pubblico-libro-carlo-gambescia/e/9788876068287

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