martedì 9 agosto 2022

Italiani siate seri…

 

È incredibile come i mass media si concentrino sui particolari pittoreschi della rottura tra Letta e Calenda. No, contrordine, invece è credibile, perché, oggi come oggi, l’opinione pubblica, un tempo pilastro della società liberale, si divide tra insulti, menzogne e pettegolezzi.

Invece di parlare di programmi, per sezionarli, si discute del nulla. Invece di parlare delle prospettive politiche per una sinistra riformista, si citano i messaggini di Letta a Calenda e di Calenda a Letta.

Il male è generalizzato. Si pensi alla proposta di “tagliare le tasse” della destra: si gioca alla flat tax più bassa. Non si dice nulla su dove si prenderanno i soldi per abbassare le tasse. Se proverranno dai tagli alla spesa pubblica o da un ulteriore emissione di debito pubblico.

Stesso discorso per la sinistra: si parla di giganteschi investimenti nella sanità pubblica, ma non si dice dove si prenderanno i soldi. Nuove tasse? Nuovo indebitamento? Silenzio.

Probabilmente destra e sinistra puntano, attraverso qualche gioco di prestigio contabile, a stornare fondi dal Pnrr, sperando di eludere il controllo dell’ Unione europea.

Cioè, siamo davanti a una politica economica da “magliari”, da italiani che vendono biancheria tarlata ai tedeschi. Insomma, cose da buffoni, che non favoriscono il rispetto dei cittadini verso le istituzioni rappresentative e i partiti. Il primo nemico della democrazia liberale è un’ opinione pubblica che scruta la politica dal buco della chiave,  priva di senso della misura.

Ci si lamenta che gli italiani non sono presi sul serio. Però, a parte le critiche politiche, Draghi, uno dei tre o quattro italiani presi sul serio all’estero, è stato fatto fuori in quattro e quattr’otto.

C’è un aneddoto su Garibaldi, rieletto alla Camera, che, giunto nella Capitale, per partecipare ai lavori parlamentari, ai romani che lo celebravamo in modo carnevalesco disse seccato: “Romani siate seri, seri, seri” (*).

Si potrebbe estendere il concetto anche agli italiani. O no?

Carlo Gambescia

(* ) Si veda Pietro Vigo, Annali d’Italia. Storia degli ultimi trent’anni, Fratelli Treves, Milano 1908, vol. II, p. 4.

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