martedì 23 agosto 2022

Russia, Toyota per tutti!

 


La figlia di Dugin guidava una Toyota Land Cruiser, un suv di fabbricazione giapponese, un ottimo fuori strada che in Italia costa cinquantamila euro.

Si dirà che cosa c’entra con il feroce attentato questa osservazione? Per dirla con la saggezza dei nonni, si vuole ricordare che tra il dire e il fare (essere difensori della tradizione e girare in automobile ultramoderna) c’è sempre il mare.

La Russia del Novecento ( e come sembra anche di questo secolo), non è mai uscita da una condizione di inferiorità tecnologica per tutto quel che concerne i beni di consumo. Da sempre acquistati all’estero e sfruttati, a differenza del “corrotto” Occidente dove invece sono alla portata di tutti, da un grumo di ricchi, o comunque di benestanti o aspiranti tali,  in un mare di miseria.

Altra banalità, diciamo superiore: mi diceva giorni fa, un “tassinaro” a suo modo acculturato, che in Italia non si vedono turisti russi, non gli “oligarchi”, ma la gente comune, il popolo. Vengono in vacanza, croati, serbi, sloveni, lettoni, estoni, polacchi, perfino qualche bulgaro, ma non si vedono i russi, impiegati, operai, insegnanti, gente comune, insomma.

Ci si chiederà: anche questo che c’entra con Dugin e la Dugina? Il fatto è che la logica della Russia è di tipo militare-imperiale. Il popolo è sempre carne da cannone come nel 1914. Sicché invece di aprirsi ci si chiude. Cosa sarebbe normale? Commerciare, viaggiare, fare affari, produrre e comprare beni di consumo, sviluppare un tenore di vita elevato per tutti i cittadini. La Russia è un paese ricchissimo, enorme, dagli undici fusi orari. E invece?

Si propaganda un abietto nazional-imperialismo. E ci si lancia contro un presunto nemico esterno per puntellare la coesione interna: per evitare che la gente cominci a  ragionare con la propria testa.

In quest’opera di lavaggio del cervello, che condanna alla miseria nera, personaggi come Dugin, volenti o nolenti, giocano il ruolo delle mosche cocchiere. E purtroppo, quanto più una guerra è totale, nel senso del coinvolgimento delle popolazioni civili, tanto più i rischi crescono per tutti. Certo, la si può condannare sotto il profilo etico, ma una volta scatenata,  la guerra totale acquisisce una logica propria, terribile:  falcia inevitabilmente le vite di chiunque incontri sul suo cammino. Ci si dovrebbe pensare prima, invece di gonfiare il petto e dedicarsi alle “operazioni militari speciali” per uno scatolone di macerie.

Non sappiamo, e forse mai sapremo, i nomi dei mandanti dell’efferato attentato. Ammesso pure che dietro vi siano i servizi segreti ucraini e addirittura americani e britannici, come si vocifera, la domanda resta sempre la stessa: che necessità c’era, con un paese così ricco, di fare la guerra. Quando si dovrebbe invece fare la guerra alla miseria. Se ci si  passa la caduta di stile: Toyota per tutti!

Insomma far star bene il popolo russo, questo dovrebbe essere il compito della  classe politica moscovita,  non far star bene solo quelli che in un modo o nell’altro sono vicini al regime.

Carlo Gambescia

 

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