martedì 26 maggio 2020

Populismo e totalitarismo
Arrivano le  “guardie civiche”…


Una premessa. Sulle “guardie civiche” o  come diavolo le chiameranno, prendiamo subito le distanze dai falsi critici: a destra, si veda  il titolo del “Tempo” di oggi; a sinistra, invece, si dia uno sguardo alla prima pagina del “Manifesto”.
Esageriamo?  Il “Tempo”, ad esempio,  quando si tratta di vigilantes  e di ronde anti-immigrati, sollecitate dalla destra razzista,  si guarda bene dall' evocare il  pericolo fascista.  Come del resto guai a toccare ai redattori del “Manifesto”  i cosiddetti gruppi antagonisti, ultracomunisti", anima violenta di cortei e manifestazioni.
Insomma, chi scrive non vuole avere nulla a che fare con questa gente. Che si atteggia a liberale solo quando torna utile politicamente.
Veniamo finalmente al punto. L’idea del reclutamento, a qualsiasi titolo (economico o gratuito),  di sessantamila spie è devastante. Ci si pone contro, distruggendolo,  qualsiasi quadro politico liberal-democratico.   
I lettori sappiano che  il liberalismo  non ha nulla in comune con lo strapotere dello  stato sociale, con l’estensione totale  del distruttivo, economicamente parlando,  principio di  precauzione, con l’elogio della delazione fiscale e dell’algoritmo tributario,  con l’istituzione  delle spie anti-movida.

Giuliano Ferrara,  sul “Foglio”, oggi,  ironizza  sulle solite buffonate italiane (questo il succo del suo ragionamento).
Un momento,   anche il fascismo fu una buffonata. Tragica.   Per non parlare del comunismo, di cui è bene ricordarlo, solo la caduta fu una farsa.  Dopo, però, settant’anni di durissima dittatura. 
Populismo e welfarismo , mescolati insieme, sono pericolosi quanto fascismo e comunismo. Non si guardi agli uomini, meno che mediocri (Boccia, Decaro, Conte, Di Maio, eccetera),  ma all’idea totalitaria del  perseguimento della sicurezza sociale attraverso l’impiego di qualsiasi  mezzo, dall’algoritmo alla guardia civica. Si progetta una nuova Società degli Eguali, di babeuviana memoria, puntando sul totalitarismo etico del socialismo sanitario.   
Purtroppo, il vecchio “centralismo democratico” comunista, esteso all’intera società,  ereditato dal Pd, e il nuovo feroce attivismo verticale propagandato dal M5s, hanno una forza d’urto su una psiche collettiva debilitata dalla paura della morte da virus, pari a quella del fascismo e del comunismo. Movimenti, non dimentichiamolo, che  uscirono rafforzati dalla guerra e dal dopoguerra.  In fondo, non si parla anche oggi di "Guerra al Virus", di necessità di vincere a tutti i costi, eccetera, eccetera?  Non si fa uso della stessa  stantia retorica pseudopatriottica  dell' union sacrée da osservare  dinanzi al nemico comune? 

Ovviamente Ferrara,  vecchio comunista, pentito o meno, non capisce o fa finta di non capire…  Oggi ironizza sul "MinVirPop".    Intanto, chi scrive, il “Foglio” non lo compra più, dal mese di marzo, quando Ferrara  si tramutò in embedded ("Non è il momento questo, eccetera, eccetera"),  tradendo i lettori liberali. Veri. Che, attenzione, non hanno nulla in comune, con populisti,  fascisti, comunisti, sovranisti antivaccinisti, signoraggisti, complottisti,  e compagnia cantante. 

Il populismo (di destra come di sinistra)   è la  prosecuzione del totalitarismo con altri mezzi, quelli dello Stato Sociale.
Si rida pure delle “guardie civiche”…  Purtroppo, come insegna  un vecchio  adagio popolare:  "Ride bene chi ride ultimo"...   E qui  a ridere,  potrebbero essere i populisti.  Svegliati  Italia  prima che sia troppo tardi!  

Carlo Gambescia