sabato 30 maggio 2020

Politica, governo  e magistratura
Le parole di Mattarella…



Mattarella parlò: “Se i partiti politici e i gruppi parlamentari sono favorevoli a un  Consiglio Superiore della Magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi, è necessario che predispongano e approvino in Parlamento una legge che lo preveda”.  Perfetto. Da prendere alla lettera.
Dal punto di vista generale  dello stato di diritto,  il concetto di   divisione di poteri  dovrebbe rinviare alle istituzioni, mai  al governo.  Pertanto la magistratura  dovrebbe  essere sempre messa nelle condizioni istituzionali,  stabilite dalle costituzioni,  di non subire pressioni governative.  
Perché usiamo il condizionale?  In  Italia,   - sia dia una scorsa all’articolo 104 della Costituzione (dal Titolo IV, sull’Organizzazione della Magistratura) -     il  Governo, che è emanazione del Parlamento, sui cui banchi siedono i gruppi politici di maggioranza,  vota  in seduta comune  la   nomina di un  terzo  dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, ( con  funzioni di autogoverno della magistratura).  Che a sua volta  è presieduto dal Presidente della Repubblica, organo costituzionale eletto dal Parlamento in seduta comune e integrata,  quindi, ripetiamo, anche dai gruppi politici  di maggioranza.   Come si può intuire, la Magistratura, quanto meno per una parte dei componenti il suo organo direttivo, nonché nella sua figura apicale,  non è  realmente indipendente dalla maggioranza di governo e comunque sia, sociologicamente parlando,  dallo scambio  politico-parlamentare. Altro che divisione dei poteri...
Del resto l’articolo 110, sempre dal Titolo IV,  è una specie di capolavoro di oscurità: “Ferme le competenze del Consiglio superiore della magistratura, spettano al Ministro della giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”.   
Il senso e significato dei “servizi relativi”  è in pratica rimesso nelle mani del Governo  e della maggioranza su cui si regge, nonché  dei giuristi-virologi - se ci si passa la battuta - che non mancano né mancheranno mai. Parliamo di una situazione vischiosa  prodotta dalla stessa  Costituzione:  uno strumento giuridico che invece  dovrebbe tutelare istituzionalmente la Magistratura  dalle sempre  possibili pressioni politiche del Governo.
Ciò significa che va  rivista la  Carta, a cominciare dagli articoli 104 e 110.  Proprio per salvaguardare  lo  stato di diritto e la divisione dei poteri. Altrimenti sarà sempre difficile, se non impossibile,  garantire la reale indipendenza della magistratura.  Necessità  di cui il Presidente Mattarella, come riferito all'inizio, sembra rendersi perfettamente conto. Il che è lodevole. 
Un ultimo punto,  non secondario.   Al magistrato, quanto meno nell’esercizio delle sue funzioni si imporrebbe l’assoluta apoliticità. Cosa ovviamente difficile, se non impossibile,  sul piano  antropologico e sociale.  Tuttavia in Italia, crediamo si sia andati ben oltre la fisiologia politica. Al riguardo  si dia  un’occhiata alle cronache politico-giudiziarie degli ultimi venticinque anni. Altro che magistratura indipendente dalla politica… 
Anche su questo punto, molto importante  sarebbe auspicabile una decisa presa di posizione  del Presidente Mattarella, ovviamente  ufficiale.


Carlo Gambescia