giovedì 21 maggio 2020

La Movida e la libertà dell’Occidente
Basta con il  paternalismo!


Un segno, certo tra tanti altri, della vitalità dell’Occidente,  quale  voglia di vivere  secondo le scelte individuali, è ben rappresentato  dalla  Movida: dalla  convivialità dell’aperitivo, delle passeggiate, delle chiacchierate con gli amici, insomma da tutto ciò che può rappresentare animazione  e divertimento notturno, tipico soprattutto della città, la cui aria, come si diceva  un tempo rendeva liberi dai feudatari  quei contadini che vi si rifugiavano.  Ecco, la libertà continua ad essere, attraverso la Movida,  lo scopo  sociologico fondamentale  della città.      
Un modo di vivere leggero, di buttarsi alle spalle, per alcune ore,  i problemi quotidiani,  un mondo fatto di battute, ironia e disincanto.  Alla fine degli anni Ottanta  del secolo scorso, Michel Maffesoli,  sociologo francese,  vide  nella  multiforme  “colonizzazione del tempo notturno” da parte dei giovani,  un risposta sociale  capace di creare nuove comunità di vita, non meno valide delle tradizionali,   sulla base non della spada  ma   di un abito, di una pettinatura, di un   lessico amicale: un sistema di abitudini e costumi   in grado  di colmare lo spazio interstiziale tra il tempo del lavoro e  dello studio  e della condizione familiare, magari di tipo  tradizionale.
Piaccia o meno, ma  l’Occidente  è la  vita serale e notturna, soprattutto dei giovani.  E che tra di essi vi siano alcuni  fainéant  non significa che il fenomeno Movida non abbia una sua coerente funzione sociale.  
Ovviamente, uno  stile di vita aperto, dedito  al tirare a far tardi,  non poteva e non può piacere alle componenti sociali, politiche e religiose  arroccate su  visioni del mondo di tipo autoritario e moralistico: concezioni patriarcali e paternalistiche  della vita, incapaci di capire l’importantissima funzione sociale  degli  spazi interstiziali come manifestazione di libertà.  

Del resto, chi scorge  solo doveri,  ai quali educare i giovani il prima possibile, non potrà mai capire. Fortunatamente le società sono intelligenti,  si riproducono, prescindendo dalle convenzioni esistenti, creandone però altre, e così via, adattando e favorendo al tempo stesso  il cambiamento: le società non dormono  mai.       Di conseguenza,  in universi sociali come il  nostro,  dove  è l’individuo a decidere cosa fare del proprio tempo libero, la Movida non può essere cancellata con un paternalistico colpo di spugna.  Dopo secoli di “tempo” scandito dalla clessidra del  prete e del feudatario,  gli individui di oggi, senza alcun  bisogno di coordinarsi,  possono scegliere finalmente  ciò che ritengono sia bene per se stessi: si chiama libertà.  E lo è anche   un aperitivo tra amici.  Sicché  attraverso il tacito tam-tam sociologico della mano invisibile   gli individui si aggregano, senza volerlo, indirettamente,  in tribù della Movida,  pronte a colonizzare il tempo notturno:  un porto franco  libero dallo studio e dal lavoro. Ecco la funzione sociale della Movida: l’organizzazione senza l’organizzazione del tempo libero, altra invenzione, quest’ultima, dei moderni, che  organizza senza la pretesa di  organizzare, non più l’otium di pochi privilegiati,  ma il piacere collettivo, certo più prosaico, di molti. Un’opera sociale e sociologica  di tutto rispetto,  senza ricorrere a imperativi collettivistici di tipo totalitario.      
Sull’universo  ormai antropologizzato ( e socializzato) della Movida si sono però abbattute, come improvvisa tempesta,  le severissime misure anti-epidemiche governative.  
Probabilmente per le nuove  tribù dell’aperitivo si è trattato di qualcosa di innaturale e devastante.  Eppure i giovani,  in modo disciplinato, hanno obbedito.  Un punto, questo, che dovrebbe far riflettere sulla perfetta integrazione esistente nelle nostre società tra tempo libero e tempo di lavoro. 

In qualche modo il Lockdown  è stato inteso dai  giovani quasi come un "normale" prolungamento del tempo di  studio e di lavoro. I  ragazzi hanno dato una grande  prova di maturità,  nonostante, in modo paternalistico,  si  continui a ritenere il contrario, come  il Presidente Conte nell'intervista di oggi  al   "Corriere della Sera".
Come concludere?   Ora  che la famigerata “curva” sembra non essere più tale,  basta con il paternalismo!  Perché prendersela con  giovani?  Che,  giustamente,  dopo mesi di clausura, sono tornati  alle  abitudini di prima?  Valorizzando la Movida, e con essa i valori di libertà  dell’Occidente?

Carlo Gambescia