mercoledì 19 febbraio 2020

Mitologie dei nostri tempi
“Non lasciare  nessuno indietro”

Torna spesso  nel dibattito giornalistico e politico, addirittura mondiale (come si può evincere dalla foto), un' espressione come “Non lasciare nessuno indietro”. 
Prima domanda di chi parliamo?  Chi è questo nessuno che non deve essere lasciato indietro?  I  disoccupati?  I licenziati?   I taglieggiati da Mafia e Camorra? I terremotati? I truffati?  Gli  investitori incauti?  Gli   imprenditori falliti?   I mariti e  le  mogli impoveriti dalle separazioni?  I vedovi  e  le  vedove? I vecchi?  Le donne? I Gay? Gli immigrati?  I  poveri?  I carcerati?  I diversamente abili? Gli  stanchi di vivere?  I malati terminali?  
Come si può capire lo spettro sociale è molto ampio.  Addirittura troppo. Inoltre, cosa ancora più grave,   ognuna di queste categorie ha le sue buone ragioni, quanto meno dal punto di vista personale. Il che significa guerra di tutti contro tutti  all’insegna dell’ “Io sono più indietro di te”.   
Seconda domanda: Chi deve aiutare tutta questa gente  affinché non resti indietro? Lo stato?  Le associazioni di volontariato?  Le chiese?  L’ Ue,  l' Onu e  le associazioni filantropiche internazionali? In realtà, ognuna di queste istituzioni ha la sua  controindicazione.  Lo stato, le tasse sproporzionate per chiudere i buchi. Le associazione di volontariato, i finanziamenti  a pioggia  pubblici e privati, tutti soldi  che hanno comunque un ricaduta tributaria, si pensi solo alle esenzioni fiscali per le associazioni private.  Quanto alla  chiese, all’Ue,  all’Onu, eccetera, si rischia sempre  la soffocante sovrapposizione delle competenze tra i diversi enti, in genere molto burocratizzati, nonché  l’altrettanto  temutissimo, in particolare  dai  populisti,  attacco alla sovranità nazionale.
Pertanto “ Non lasciare indietro gli ultimi”,  perché la parola   "nessuno"  questo sottende,  significa tutto e niente.  Si tratta di una frase ad effetto, ottima solo  per  talk show, social e piazze,  che rimanda al cristianesimo, annacquato dai socialisti,  del “ beati gli ultimi perché saranno i primi”.   
Frase che secondo il primitivo disegno religioso rinviava ai maestosi Cancelli  del Regno dei Cieli, mentre oggi ha assunto un significato decisamente terreno, dell'assistenza dalla culla alla tomba, magari da conquistare  pistola alla mano espropriando chi sia solo  un gradino sopra.  Un brutale materialismo, ammantato di pseudo-ideali,  che alimenta solo lo sciocco  senso di rivalsa del fallito.
Su questa Terra,  chi arriva ultimo, evidentemente, se lo merita. Certo, si può essere fortunati o meno. Ma alla Fortuna non si può comandare. La Fortuna  è la sorella del Caso e quindi  dei grandi numeri e della probabilità statistica, grandi numeri  che ci dicono però che ognuno alla fine riceve esattamente quel che merita.
Piaccia o meno, ma le cose stanno così, diremmo sociologicamente così.  Ovviamente, la politica ha le sue regole, punta al consenso e ai voti. Deve promettere che gli ultimi saranno i primi. Ma questa è un’altra storia.

Carlo Gambescia