giovedì 15 marzo 2018

Accordo M5S-Lega su Camere? 
Primo errore



Sul piatto della politica italiana, stando ai giornali di oggi, sembra addirittura  fare  nuova mostra, a seguito di una  propedeutica  spartizione delle presidenze delle Camere,  l'indigesta  possibilità  di una qualche forma di alleanza di governo tra Cinque Stelle e Lega.
Al di là di tutte le chiacchiere (retrosceniste) sulla omogeneità- disomogeneità dei programmi, qual è la sostanza politica?  Chi ha votato Lega, non ha votato Cinque Stelle e viceversa. E soprattutto all’interno della Lega, quindi anche in Parlamento, c’è  chi si oppone a qualsiasi alleanza con i pentastellati. Probabilmente anche da parte del M5S esistono forti dinieghi,  perfino autorevoli e dirimenti (Grillo e Casaleggio  jr,  ad esempio).
Pertanto  - diamo cifre di massima -   la maggioranza di 345 voti complessivi (su 316 alla Camera)  e di 170 (su 158 al Senato) potrebbe non essere raggiunta, a  causa di  pericolose  defezioni politiche.  Una strada poco  praticabile, se non al prezzo di scissioni interne, quindi reciproco indebolimento, eccetera, eccetera.  
Salvini  dovrebbe  riflettere e forse  capire meglio  la differenza tra tattica e strategia. Soprattutto perché, la mela avvelenata, nel caso di un’ipotesi di governo  destinata a non concretizzarsi - come probabilmente lo stesso leader leghista  non può non intuire -   rischia di essere rappresentata dalla spartizione (definitiva) delle presidenze di Camera e Senato. Una scelta tattica di Salvini, (dare una Camera ai pentastellati per vedere l’effetto che fa),  rischia, di tramutarsi in errore strategico.    Qualcuno dovrebbe spiegare al leader leghista,  convincendolo, che concedere una  Presidenza, quindi potere,  a una forza eversiva come Cinque Stelle significa offrire su un piatto d’argento al nemico un’ enorme forza  di condizionamento su una delle  Camere. Non osiamo pensare a cosa potrebbe inventarsi  un pentastellato Presidente del Senato, se per un qualche ragione Mattarella fosse impossibilitato.  Senza contare i  possibili intralci regolamentari  creati artatamente nell’iter di approvazione di una legge elettorale sgradita ai grillini.
Insomma, mai  scherzare con il  fuoco, confondendo tattica e strategia.  Del resto, dal momento che dal maggioritario si è tornati al proporzionale, dove si  usava attribuire la presidenza delle Camere per garanzia  alla  minoranza,  come nei casi Ingrao e Iotti, la coalizione di Centrodestra,  può benissimo accordarsi, pescando nel gran libro dei precedenti, su  un candidato  Pd, i grandi sconfitti del 4 marzo: sicuramente più responsabile, preparato e soprattutto fedele ai valori liberal-democratici di  qualsiasi esponente grillino
Chiunque abbia a cuore il destino dell’Italia, e di conseguenza sia consapevole  della necessità di opporsi alla pericolosa marea populista,  non può non  scorgere proprio nell’elezione dei due Presidenti della Camera, la possibilità di far nascere,  accordandosi,  un governo di Difesa Repubblicana tra Centrodestra e Pd, alleanza che disporrebbe di una larga maggioranza sia al Senato (192 su 158 ), sia alla Camera (372 su 316). 
Un governo  di questo tipo -  benvisto dall’UE, quantomeno da Germania e Francia -   potrebbe  subito affrontare la questione di una legge elettorale maggioritaria  capace di colpire il tripolarismo pentastellato. Inoltre,  un Governo Centrodestra-Pd,  proprio in virtù dell' eccezionale sforzo politico dimostrato,  avrebbe l'autorevolezza  per  trattare a livello europeo una moratoria economica, anche in modo informale, di un anno. Contando anche sulla Presidenza Bce Draghi, fino all'ottobre del 2019. Sarebbe interesse dell’Europa concederla, in vista di una importantissima e desiderabile normalizzazione politica della situazione italiana. Dopo di che, qualora  la maggioranza funzionasse bene (mai mettere limiti alla "provvidenza"), il voto potrebbe anche attendere.
Per contro,  le elezioni europee del 2019 potrebbero essere considerate  o una specie di test per verificare la bontà della strada intrapresa, e quindi aggiustare  il  tiro,  o, se il governo dovesse riscuotere il favore degli italiani, l’occasione,  accorpando politiche ed europee, per  puntare sull' Armageddon  antitripolare,  naturalmente con legge elettorale maggioritaria pilotata ad hoc.
Precisazione: il percorso indicato è di tipo normativo, nel senso che rinvia ai desiderata del suo estensore (ridurre al lumicino la rappresentanza parlamentare di Cinque Stelle, salvare la Repubblica dagli eversori).
Ovviamente, chi scrive è perfettamente consapevole dell'esistenza, sul piano non normativo ma analitico (quindi a prescindere dai desiderata) di  numerosi se:  se Salvini farà marcia indietro, se il Pd riuscirà a capire che la posta in gioco non è il nuovo segretario, se Berlusconi, non cambierà di nuovo idea, se la Meloni, non si farà incantare dalle sirene del sovranismo fascistoide, se l’Ue comprenderà l’importanza della normalizzazione italiana, eccetera,eccetera.
Insomma la strada è accidentata.  E molto. Per alcuni troppo.  Ma, come riteniamo, resta l’unica possibile,  per difendere - e qui serve la maiuscola -    la Legittimità Repubblicana  e  tornare ad essere  un Paese Normale. 

Carlo Gambescia