mercoledì 21 marzo 2018

Viva  Mark Zuckerberg!



Maledetto mondo, ingrato. Tempi duri per Mark  Zuckerberg, uno dei più geniali imprenditori,  tra l'altro giovanissimo,  dei nostri tempi.  Un bellissimo esempio di individualismo non protetto, libero e creativo. Ora invece  tutti sembrano condannarlo.  Eppure ha inventato Facebook. Un bene immateriale di cui tutti ormai facciamo uso,  quotidiamente  e liberamente.  Uno strumento  di libertà, veramente prezioso.  
Però, per apprezzarlo,  ci si deve sentire liberi, di dentro,  veramente. Dunque responsabili.  E qui sorgono i  problemi.  Piccola premessa.   
Il nodo fondamentale che la nostra società, ritenuta a torto (come vedremo) individualistica,  non ha mai sciolto,  è quello del collegamento tra libertà e responsabilità. Ci spieghiamo subito.
Modernità, certo,  parola grossa. Tuttavia, al suo interno, l’individuo, gode, storicamente,  di uno statuto filosofico, (Umanesimo e Rinascimento), religioso (Riforma), politico (Rivoluzioni inglese, americana e francese). Detto altrimenti:  una tradizione moderna che attribuisce all'individuo piena e consapevole libertà di decidere. Si chiama, libero arbitrio.  Dunque, ufficialmente, si è dinanzi a un essere  ritenuto perfettamente consapevole delle proprie libere scelte (e conseguenze). 
Per farla breve, altro che fesso... Tutto bene allora? No. Perché, per contro, sul terreno della presuntiva  "deresponsabilizzazione" (come ora vedremo),  quindi del  ritenere  invece l’individuo un po’ fesso e un po’ vittima della società,   si sono mosse,  totalmente  a proprio agio, le  dottrine socialiste, socio-cristiane e totalitariste (comunismo e  nazionalsocialismo con a rimorchio il fascismo). Veri e propri "blocchi ideologici"   ben felici di  scaricare su una  società ritenuta corrotta dal punto di vista di un'idea presuntiva di bene comune,  le colpe aggiuntive di un individuo giudicato a priori pure fesso.
Questa visione di un  individuo, a rischio imbroglio, quindi bisognoso  di tutele,  ha impedito -  il famoso nodo, cui accennavamo..  -  all’individualismo di sviluppare   tutta la sua potenza creativa. Una palla al piede, soprattutto per una società libera. E per statuto filosofico, come dicevamo.Quindi altro che  trionfo dell'individualismo...  
Ora è verissimo che la società  tende sempre  a cristallizzarsi, come  giustamente insegna la sociologia, imponendo le proprie regole, che influiscono sui singoli.  Ma una cosa  è prenderne atto, stare a guardia dei fatti, insomma, un' altra trasformare concettualmente la società in un  "tutto" capace di determinare, regolarmente,  le scelte della "parte", ossia  dell’individuo. Un fessacchiotto,  che, di conseguenza, come ritengono i "deresponsabilizzatori" di cui sopra,   andrebbe  difeso e protetto, da se stesso e dalla società. 
Se le cose stanno così, come commentare  la  vicenda  dei  “dati personali”  “venduti”   da Facebook , non si sa bene ancora a chi, per scopi, come dicono,  politico-elettorali?  
Siamo davanti, soprattutto se guardiamo alle reazioni, a un classico caso di individualismo socialmente protetto,  che  comprova, purtroppo, la schizofrenia di un individualismo, dimezzato,  per così dire  “a mezzo servizio”,  imperfetto. 
Infatti  la stessa pubblica opinione  che  si scaglia contro il "complotto"  ordito contro l’individuo, per un verso  inneggia quotidianamente alla libertà di scelta  e alle responsabilità che ne conseguono per l’individuo. Per l’altro, sembra invece ritenere  lo stesso  individuo,  incapace di scegliere: un fesso che si  fa imbrogliare, quindi anche incapace di votare.  Sicché si  chiede  l’introduzione di controlli e regole, dopo processi,  magari in piazza, dei diabolici colpevoli. In primis,  Zuckerberg,  che invece andrebbe annoverato tra i benefattori dell’umanità. Certo, ci guadagna, ma la sua invenzione ha messo tutti in contatto con tutti. E poi, come osservava Adam Smith, non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio  interesse...                             
Insomma,  si reclamano, in modo contraddittorio, libertà e protezione dalla libertà... Evocando controlli  che difendano, ripetiamo, l’individuo da se stesso. E che nella fattispecie lo proteggano da Facebook,  micro-personificazione di una macro-società, quella in cui tutti viviamo,  che ottunderebbe le capacità di scelta, già mediocri,  dell’individuo.  
Ora, se un individuo  è  capace  di iscriversi a Facebook, si suppone, se il termine individualismo ha un senso proprio, che lo stesso sia in  grado di votare secondo il proprio libero arbitrio. E quindi di infischiarsene, per così dire, della pubblicità politica, occulta o meno.  Se invece, si ritiene, come pare,  che l’individuo, sia costitutivamente un fesso, allora non saranno regole e regolette introdotte a tamburo battente, per imbrigliare la società "corrotta",  a impedire che un fesso si comporti da fesso, iscrivendosi a Facebook e votando  per il candidato che gli viene "ordinato" di votare.  
Tertium non datur.   Viva Mark  Zuckerberg!


Carlo Gambescia