martedì 27 marzo 2018

Il busto di gesso di“Repubblica”
L’Italia dei Sanculotti



L'apertura  di “Repubblica” ( notare pure la foto in evidenza del Cittadino Fico che va alla Camera in autobus)  rappresenta  l’ennesima prova offerta  dalla sinistra azionista, quella con la fissa del fare gli italiani a calci in culo  (semplifichiamo), di professare il  fascismo degli antifascisti.
Per i duri di comprendonio:  “Repubblica”  è favorevole a un governo Lega-M5S, senza Berlusconi, senza Renzi, i due grandi nemici,  non solo del quotidiano fondato da Scalfari, ma di una certa idea dell’Italia, per così dire alla Alberto Sordi (vedendone però solo i difetti). Un' idea  totalmente estranea a quel  giacobinismo della  sinistra azionista -  da Ferruccio Parri (il Presidente del Consiglio che dormiva in brandina) a Gustavo Zagrebelsky (che in brandina, ma in carcere, voleva mettere Berlusconi) -     che  spinse, gli eredi di  Mazzini e Pisacane  nelle braccia della sinistra comunista. da Togliatti a Berlinguer ( si pensi solo alla cosiddetta sinistra indipendente eletta nelle liste del Pci). Per inciso, anche il fascismo amava  il fondatore della Giovane Italia, apprezzandone il populismo.  Mentre gli azionisti rilessero Mazzini  alla luce della critica materialista di Marx ed Engels.   
Nel comunismo,  l’azionismo scorgeva una disciplinata  forza pedagogica di massa per tramutare  gli italiani in cittadini perfetti.  Per restare  nel mondo del cinema: in tanti Nanni Moretti. E se necessario, ripetiamo, a calci in culo. Questa era ed è l’essenza dell’azionismo: un fascismo (i calci in culo) riverniciato di democraticismo giacobino. Ecco, per essere precisi,  l’azionismo è un giacobinismo  di sinistra, il fascismo di destra. Il che spiega  perché si può parlare di fascismo dell’antifascismo.  Il Partito d’azione rivendicava  i propri meriti resistenziali, quindi antifascisti, ma coniugandoli con la stessa durezza totalitaria, quantomeno sui piani  della mentalità e di un' azione di governo fortemente dirigista (per i dotti: tecnicamente,  più vicina all'ala di Giustizia e Libertà che a quella liberal-socialista). Poi, nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso,  il partito  si sciolse:  molti confluirono nel mondo  del  giornalismo e della cultura, degli affari, della politica, delle professioni, tenendo però fede all’idea di un’Italia da cambiare a tutti i costi, anche con  bel busto di gesso. Alcuni nomi, tra i più importanti:  Rossi,  Matteoli, La Malfa, Calamandrei.    
Ora,  “Repubblica”, che ne è l’ultima incarnazione giornalistica,  si augura che il M5S, altra potente forza disciplinata,  realizzi il grande sogno azionista.  A tutti i costi, anche governando con un giacobino di destra come Salvini.  Per dirla con una formula, il fascismo  divide ma il giacobinismo unisce...
Ragionando, sempre per analogia  con la Rivoluzione francese,  Berlusconi e Renzi, sono visti come eredi del corrotto  e in fondo moderato  Danton, quindi due politici da eliminare.  E  i giudici ci stanno lavorando. E da un pezzo.  
L'incubo azionista - altro che sogno -  potrebbe essere  alle porte: l’Italia di Robespierre e dei Sanculotti. 

Carlo Gambescia