martedì 20 marzo 2018

Putin rieletto per la quarta volta
Il verso del pappagallo anticasta




Putin ha vinto, viva Putin...  Oppure,  abbasso Putin?   A dire il vero,  i commenti della stampa italiana e internazionale, anche statunitense  e soprattutto britannica, che pure in questo momento  ne avrebbe di cose da dire, sono all’insegna della  rassegnazione e più in generale dell' avalutatività.  Più o meno quel che è accaduto  per la conferma  a vita ( o quasi)  di   Xi Jinping,  leader di una Cina che apparentemente vuole  fare solo buoni affari con tutti. Eccetto che, forse,  con Taiwan...  Tutto nella "norma", insomma.
Fascino dell’uomo forte al potere?  Realismo politico? Conformismo mediatico su Russia e Cina, in fondo abbastanza stabili,  e  che perciò  non fanno più notizia?   Difficile dire.  Probabilmente un mix delle tre cose.  Che poi si riducono a una sola, e  molto pericolosa,  perché va a innnervare il mainstream populista in Occidente.  Ci spieghiamo subito:  il punto non è   tanto il  fascino dell’uomo forte nel contesto storico russo o cinese (ogni popolo ha la tradizione politica che si merita), quanto l’effetto negativo di ricaduta del modello plebiscitario, incarnato da Putin e Xi,  sulla democrazia liberale,  rappresentativa, procedurale e garantista. 
Più che un ragionamento è un sentimento di invidia sociale latente, assai stupido, da bambini viziati, verso i sistemi politici della  Russia e della Cina,  che più o meno suona così: "Imparate politici occidentali, quei paesi, senza divisione dei poteri,  funzionano lo stesso,  sono rispettati da tutti e non pagano vitalizi".
Più che fascino in sé  per l’uomo forte, si ammirano, neppure tanto di  nascosto,  i metodi, a dir poco sbrigativi, di governo. Sintetizzando, sempre in “populistese”:  niente chiacchiere, niente caste politiche e un grosso randello in mano per i vicini.   Insomma,  la politica del  “Ciak, azione, giù botte!”. E, se qualcuno chiede loro:  "Locke, Montesquieu, Tocqueville?" La risposa è:  " Mai conosciuti, non amiamo leggere, non serve a niente".
Che poi le cose in realtà stiano in modo diverso,  tipo chi tocca i fili di Putin o di Xi muore (per non parlare di "vitalizi" ben più corposi), non importa più di tanto.   Soprattutto   a coloro, non pochi in Occidente, così  sazi di libertà, anzi ubriachi, fino  al punto di non rendersi conto della condizione di privilegio di cui godono.  
Insomma,  il silenzio  dei media si nutre dell’ acquiescenza verso un   diffuso sentimento  anticasta, che a sua volta retroagisce sui media, e così via. Un circolo vizioso. E in Italia purtroppo ne sappiamo qualcosa.  Anche perché,  alcuni partiti addirittura non nascondono  la propria simpatia - attenzione - non solo per Putin ma per il "modello" Putin.  Per non parlare poi del peana del solito filosofo cretino, o meglio del cretino filosofo di turno... 
Ma, allora, ci si chiederà, perché tanto fracasso su Trump? Che si presenta come uomo forte, dalla parte del popolo americano?  Ecco, si "presenta"… Vuole apparire come tale. Ma in realtà  è una caricatura di Putin e Xi.  E i  mass media e la  pubblica opinione,   abilissimi nel fiutare l’odore del sangue,  ovviamente,  giudicandolo una controfigura,  lo  azzannano a morte.
Resta però la questione del populismo, come clima diffuso, opprimente, devastante, il cui rauco verso,  alla stregua  del pappagallo totalitario orwelliano,  risuona nell'aria martellante,  ripetendo a tutti che la democrazia rappresentativa  è uguale al  sistema indiano delle caste; che i parlamenti vanno sostituiti con la democrazia diretta, plebiscitaria; che serve l' uomo forte con tanto di  nodoso bastone per farsi rispettare in Europa e nel mondo. 
Musica vecchia, già sentita.  Eppure...             


Carlo Gambescia