venerdì 24 gennaio 2025

Trump nemico del Mondo Libero

 


Davos. La violenta esplosione di rabbia antieuropea di Trump è il primo frutto velenoso del tradimento delle destre nazionaliste. Di che cosa?  Dell’idea liberal-democratica di Europa.

Non che Trump, profeta del neo-isolazionismo, abbia bisogno del consenso di Giorgia Meloni e di altri leader dell’estrema destra. Tuttavia poter contare su una quinta colonna europea, capace di cantare il “mapim mapon” di grette politiche protezioniste Usa,  non è questione da lui giudicata  priva di importanza.

Talvolta la storia provoca dei raccordi pericolosi e imprevisti. Trump, che dovrebbe essere a capo del Mondo Libero, di tradizione liberal-democratica, lo stesso che nel 1945 (sul campo) e nel 1991 (per consunzione) ha battuto nazifascismo e comunismo, cerca, e sembra trovare, la (cattiva) compagnia degli sconfitti: il neofascismo europeo travestito da sovranismo pseudopatriottico, e il panrussismo, più imperialistico di quello sovietico.

Insomma, lo voglia o meno, Trump si comporta da nemico del Mondo Libero.

Si deve sempre tenere conto di una cosa: la crisi europea resta legata sostanzialmente a una percezione anticapitalista e antiliberale del mondo che segna larga parte delle élite di Davos, passate armi e bagagli all’ ecologismo e al welfarismo redistributore (quindi tassatore), per conservare rendite e non profitti.

La venefica alleanza europea tra un capitalismo traditore di se stesso e la sinistra welfarista ha prodotto la reazione nazionalistica degli Stati Uniti e perfezionato l’alleanza tra trumpismo e destre nazionaliste europee.

La spaccatura vede dal un lato la destra nazionalista, che scorge in Trump un alleato antieuropeo, e dall’altro la sinistra alleatasi con quelle che Pareto chiamava le “classi redditiere”, che cedono sul welfare, anche a contenuto ecologista, per mantenere lo status quo di un economia mista stato-capitale a rischio zero, già classicamente teorizzata, come autodistruttiva, da Schumpeter

Come ne può uscire l’Europa? Anzi il Mondo Libero? Difficile dire.

Sul piano ideale andrebbero recuperati i valori liberali, ad esempio mettendo da parte qualsiasi idea di una legislazione contro il libero mercato di tipo ecologista o socialista. Un busto di gesso normativo, come noto, che avversa il più sacro dei diritti individuali: il diritto di proprietà.

A dire il vero Trump non ha tutti i torti sul trattamento che l’Europa riserva alle grandi imprese americane. Però la soluzione non è nel chiudersi a riccio, come egli crede, ma nel ricominciare dall'istituzione  di una grande area di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, prospettata, e poi lasciata cadere, già un quindicina di anni fa (*). Bisogna parlarsi. Gli insulti sono sempre pericolosi. Ogni atto umano ha conseguenze, anche impreviste e perverse, come detto.

Sul piano militare, le cose sono ancora più difficili. Innazittutto andrebbe sostenuta fino in fondo l’Ucraina. Come pure difesa qualsiasi altra nazione aggredita, a cominciare da Israele. Lasciando perdere le distinzioni di lana caprina, tra antisemitismo e antisionismo. Che, quando si dice il caso, accolgono la comune e velenosa idea della distruzione dello stato d’Israele, come pessimo sostitutivo retorico, post hitleriano, della distruzione del popolo ebraico.

Come però? Potenziando la Nato, che al momento è l’unica alternativa militare possibile. Si lasci perdere l’idea dell’ ”Europa fortezza” tipica delle destre di ispirazione fascista che la oppongono, e non casualmente, all’idea di quel Mondo Libero, che ha sconfitto il nazifascismo e comunismo. Dietro l’idea di un esercito europeo, c’è l’affossamento della Nato, e la riproposizione sul piano europeo di una specie di protezionismo militare, che con quello economico, farebbe solo il gioco di Trump.

L’Europa si deve riarmare, e bene, ma dentro la Nato. Solo così può essere conservato, valorizzato e difeso, anche con i denti, lo spirito liberale del 1945, inviso, ovviamente, alle forze politiche che non hanno mai fatto i conti il fascismo e il nazismo. Che, nelle forme politiche estreme, si sentono tuttora vittime di un grave torto politico. Odiano la liberal-democrazia. Sono irrecuperabili.

Va perciò riconosciuto che sulla Nato, Trump non ha tutti i torti: serve un congruo aumento del contributo europeo. Come pure si deve dubitare della sincerità di Trump. Dal momento che il suo appello a mettere mano al portafoglio sembra rivolto più a dividere che a unire l’Europa agli Stati Uniti.

Nonostante la marea del trumpismo e del suoi alleati europei appaia inarrestabile, una forza che si ritenga liberale non può non opporsi allo  scivolamento nello sciovinismo europeista di stampo ecologista e welfarista che auspisca un protezionismo caro ai redditieri di Davos e alla sinistra.

Uno sciovinismo non a caso apprezzato dalle destre nazionaliste, che per ora appoggiano Trump.  Per ora… Perché le stesse destre sarebbero ben felici di trasporre il nazionalismo  sul piano europeo, evocando un supernazionalismo legato all'idea di “Europa fortezza”, proprio  come un tempo si celebrava l'idea  di “Nazione armata”.  E in  che modo? Sostituendo al welfare della sinistra, il warfare, o comunque un furbo concentrato welfare-warfare, per la serie “Mussolini costruì lo stato sociale”…

Una scelta sbagliata, a destra come a sinistra: l’ altra faccia europea della moneta protezionista lanciata in aria da Trump, percettore di rendite, come del resto i suoi satolli amici High Tech.

Trump vuole coltivare il suo giardinetto americano, scagliandosi perfino contro l’Europa. Si illude di poter fare da solo. In realtà, colpire il commercio esterno è come tagliarsi un braccio o una gamba. Ci si automutila. Le protesi costano e non funzionano mai come le parti del corpo originali. Inoltre ci sono parti del corpo che non si possono sostituire. E in ogni caso la qualità della vita peggiora.

Fuor di metafora: i prezzi crescono, la varietà dei beni diminuisce, come pure la qualità, l’economia ristagna o comunque, in assenza di mercati esteri perde slancio, anche sul piano dell' innovazione tecnologica. Diciamo questo solo per accennare ad alcune immediate controindicazioni.

Trump sembra ragionare come i mercantilisti del Seicento che volevano solo esportare senza importare, non concependo, per ingenuità economica, il legame tra i due fattori. All’epoca la principale giustificazione era rappresentata dalla volontà di accumulare oro nelle casse dello stato per ragioni di potenza. Venuta meno, più di un secolo fa, la base aurea dei biglietti in circolazione, tutto questo suona come ridicolo. E, si badi bene, tornare all’oro, sarebbe come dare una mano al neomercantilismo.

Ricapitolando. Il Mondo Libero è uno. E ha visto Europa e Stati Uniti difenderlo insieme. Ogni divisione sarebbe un passo indietro verso il terribile periodo tra le due guerre mondiali, quando nazionalismo e protezionismo ebbero la meglio su pace e libero commercio.

Trump sembra non aver capito la lezione del 1945. Lo voglia o meno, ragiona da nemico del Mondo Libero.

Che l’Europa lo aiuti a ricordare e rinsavire. Sarà difficile? Probabile. Ma si deve tentare, perché opporre nazionalismo a nazionalismo, anche europeo, porta solo a divisioni interne che favoriscono i nemici del Mondo Libero.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2014/05/il-libro-della-settimana-italico.html .

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