Il mondo arabo porta sfortuna ai politici italiani di punta. I più giovani parlerebbero di sfiga… Qui a Roma di iella.
Pertanto al posto di Giorgia Meloni che intreccia legami miliardari con gli arabi saremmo più cauti.
Si dirà che Gambescia è impazzito, perché l’astro-politica (per semplificare) è roba da macumbeiro E che, sempre Gambescia, ormai disperato per la destra che impazza vittoriosa in mezzo mondo ricorre alla magia nera metapolitica…
In realtà, per dirla con una figlia della Perfida Albione, Agatha Christie, un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova… E qui ne abbiamo più di tre.
Mussolini si eresse addirittura a difensore dell’Islam: la famosa Spada dell’Islam, politicamente in funzione antibritannica, che però il duce non riuscì a mai brandire come capo vittorioso per celebrare la vittoria dell’Asse in Africa. Mussolini finì appeso.
Craxi, grande amico dei palestinesi. Per i quali, nonostante le efferatezze terroristiche, si spese politicamente, omaggiando, non solo a parole, Arafat. Un bel personaggio, per così dire, che girava armato dentro il Palazzo di Vetro dell’Onu. Craxi, per non finire appeso, come il duce, diciamo però giudizialmente, scappò dall’Italia. Morì contumace in Tunisia.
Andreotti, altro frequentatore di Arafat, e attento lettore del Libro Verde di Gheddafi, sebbene più prudente di Craxi e di Mussolini, finì sotto processo per mafia. Diciamo che lo appesero giudizialmente. Risultò infatti una collusione con la mafia fino al 1980. Morì nel suo letto. Da democristiano.
Berlusconi, trattò Gheddafi in guanti bianchi, addirittura definendolo amico, salvo poi abbandonarlo al suo (meritato) destino. Forse con qualche problemino di coscienza. Il Cavaliere si inventò un piano Marshall, mai attuato per i Palestinesi, inimicandosi però Israele. Infine inutile rievocare i suoi tragicomici rapporti con una pseudo nipotina di Mubarack. Berlusconi però morì, a differenza di Craxi, in un letto di ospedale (di lusso) in Italia.
Sebbene i giudici continuino ancora a indagare su di lui. Se non è iella questa.
Nonostante i nefasti precedenti, evidentemente ignoti ai suoi consiglieri , Giorgia Meloni si è seduta sotto la tenda con Mohammed bin Salman Al Saud,
“Ma che me frega. Porto a casa dieci miiardi…”. Già conosciamo la risposta di Giorgia Meloni.
Sì, però, occhio a non fare la fine di Mussolini, Craxi, Andreotti, e Berlusconi. E non abbiamo ricordato, quella disgraziatissima di Enrico Mattei, altro grande amico degli arabi, elevato addirittura a mito da Giorgia Meloni.
Solo un’ultima cosa. Guglielmo Ferrero in un libro intervista, sottolineò all’indomani della conquista fascista dell’Etiopia, che l’Italia, ogni volta che stava per entrare in uno stato di perturbazione interna puntava gli occhi sull'altra sponda del Mediterraneo: con Crispi, caduto, e definitivamente, su Adua, dura sconfitta che si può collegare alla “crisi di fine secolo” e alle cannonate sulla folla di Bava Beccaris; il penultimo Giolitti, in Libia, poi “bullizzato” dagli interventisti; Mussolini, che innescò, con la conquista dell’Etiopia, un periodo di sconvolgimenti che condusse alla guerra mondiale e alla sua caduta.
Ferrero, storico e sociologo, la sapeva lunga. Che dire perciò? Non solo astro-politica.
Carlo Gambescia
(*) Bogdan Raditsa, Colloqui con Guglielmo Ferrero, Edizioni Il Foglio, 2022, p. 71.
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