mercoledì 8 gennaio 2025

Le parole di Trump e la fine della normalità

 


Tutto sembra normale nella nostra vita quotidiana. Ieri molti hanno ripreso a lavorare, i bambini sono tornati a scuola, i nonni pensionati si sono si presi cura dei nipotini. Solite code automobilistiche,  consueto caffettino con i colleghi, chiacchierate sul calcio, sulle auto elettriche, sui gadget digitali, sui vip. Si comincia a pensare alle vacanze, eccetera, eccetera. Tutto normale insomma.

In realtà, di normale ormai resta poco. I mass media e le piattaforme digitali ( è di ieri la resa di Zuckerberg a Trump sul controllo delle fake news) sono quasi del tutto nelle mani della destra. Di conseguenza il pericolo mediatico-digitale è mondiale. Sui social, e non solo in Italia, sembra ormai vincere una devastante filosofia che promuove le peggiori ideologie di estrema destra.

Sempre ieri mille camicie nere hanno “onorato” con il braccio teso i “camerati caduti di Acca Larenzia”. E dove? Nella Roma di un dolciastro Giubileo, celebrato da un papa prepotente, nemico del liberalismo e amico degli antisemiti. Il tutto nell’ acquiescenza generale dei romani, tesi a discutere i meriti calcistici della Roma e della Lazio ( e possiamo provarlo). L’idea che ormai circola, non solo in Italia, è che nazismo e fascismo ha fatto anche cose buone. Quindi non c’è nulla da protestare. Tutto normale.

Per quel che riguarda l’Italia nessuno chiede ragione a Giorgia Meloni , che non ha mai fatto i conti con il fascismo, dei suoi rapporti politici con Donald Trump, come sembra provare il clima finto-normalizzante intorno alla sua visita lampo negli Stati Uniti: diciotto ore di viaggio per tre ore di visita, dicono i giornali magnificando le tecnologie aeronautiche… E questo solo “per vederlo”? Secondo le parole del presidente americano. E attenzione non è una semplice “svendita”, come proclama certa sinistra. C’è affinità ideologica.

In Italia, da quel che abbiamo letto, sembra prevalere la tesi, classica giustificazione delle dittature fasciste e meno, dello scudo. Cioè del salvataggio in un dato paese da pericoli ancora più gravi. Una forma di machiavellismo. Nel caso della Meloni la si descrive come una specie di bastione contro l’estremismo di destra. La stesse cose si dissero di Mussolini, rispetto al comunismo e ai violenti del suo stesso partito, e del Maresciallo Pétain nei riguardi degli occupanti nazionalsocialisti e dei loro sgherri francesi. Tradotto: va da Trump per difenderci da Trump. Con Hitler e Mussolini finì male.

Trump non è un pazzo, come dice certa sinistra priva di cultura storica, ma un nazionalista della peggiore specie. Che a coloro che hanno la mente corta può apparire follia (ma che follia non è), perché Trump ieri ha rivendicato, non solo il Canale di Panama (da sempre in discussione), ma Groenlandia e Canada, minacciando il ricorso alla forza. Chi ha tempo e pazienza si vada a rileggere, in argomento, i libri di Francis Parker Yocker, un fascista americano. Venerato dall’estrema destra statunitense. Così potrà scoprire gli addentellati culturali, probabilmente suggeriti, della presidenza Trump.

Inoltre, c’è una cosa che per gravità sembra minore, ma che in realtà, non lo è, proprio simbolicamente: Trump vuole cambiare nome al Golfo del Messico, in Golfo dell’America. Infine, vuole portare il contributo degli alleati Nato dal 2 al 5 per cento. Più che raddoppiarlo. Un modo per distruggere tutto e godersi le sue annunciate conquiste continentali.

Inutile aspettarsi che possa intervenire in aiuto di Danimarca, Canada, Panama, un’Europa divisa e nelle mani di politici come Giorgia Meloni, che si dicono sovranisti. Mentre in realtà condividono l’ideologia nazional-fascista di Trump.

Nonostante ciò, coloro che difendono Trump hanno già rispolverato la dottrina del presidente Monroe (1823), che proibiva, pena l’uso della forza, l’interferenza nelle questioni del continente americano di potenze estranee alle due Americhe. Tutto normale, insomma…

In realtà, siamo ben oltre Monroe. Una scelta del genere, attualizzata, significa, di converso – cioè per condivisa reciprocità geopolitica – che l’Ucraina, poiché appartiene alla sfera russa, ha le ore contate. E l’Europa occidentale? Che si arrangi. Ecco in tre parole la dottrina Trump-Monroe verso il Vecchio continente.

Oppure, come leggevamo questa mattina su un giornale organico al governo Meloni, “Libero”, si parla di provocazioni trumpiane prive di reali conseguenze. Insomma Trump giocherebbe a una specie di “Risiko!” retorico. Innocenti giochi da tavolo…

In realtà, solo per fare un altro esempio, al posto di Israele non ci fideremmo di Trump. Dichiara amore perpetuo a Gerusalemme, solo per ingannare e magari favorire l’alleato saudita. Trump ha sposato la causa sunnita per delegare politicamente la gestione del Medio Oriente, e se capita, per “mettere” il cappello del proprio nome su iniziative economiche fonti di comode rendite economiche ( si badi bene non profitti capitalistici, che implicano il rischio economico *).

Se Trump abbatterà l’Iran sciita, poi lascerà mano libera ai sunniti, corrente religiosa islamica ( e “islamista”, non lo si dimentichi mai), maggioritaria che non ama l’Occidente, in particolare europeo. E non ci si faccia ingannare dalle partite di calcio e dal traffico di turisti occidentali. In Medio Oriente, con Trump che si preoccupa solo di incamerare rendite, potrebbe scatenarsi una rivoluzione islamista epocale.

E attenzione, oltre a un Trump, che dice cose mai sentite, in modo così esplicito, duro, fascista, dalle labbra di un Presidente americano, da Giorgio Washington in poi. Per inciso, l’ “America agli Americani” di James Monroe, ripetiamo 1823, va letta alla luce della fresca, storicamente parlando, indipendenza statunitense. Inoltre il pericolo, se così si può definire, era allora rappresentato dalla Gran Bretagna, che però voleva solo commerciare, non da Hitler e Mussolini, e oggi da Putin.

Oltre a Trump dicevamo si va profilando, alle sue spalle, un personaggio come Elon Musk dalle simpatie naziste e razziste. Non si dimentichi che fino a diciotto anni Musk ha vissuto in Sud Africa, assorbendone la cultura razzista: si contino, a tale proposito le citazioni di Nelson Mandela nei suoi discorsi… Si farà una brutta scoperta…

Si noti, come Musk, nel nostro mondo normale che normale non è più, venga rappresentato come un genio. Tutto ciò che dice e fa viene magnificato. E peggio ancora, quando ne dice di grosse, si minimizza: sbavature di una superba intelligenza che proprio perché vede lontano, direbbe cose che i contemporanei, troppo legati alle abitudini cognitive e sociali del nostro tempo, ovviamente non possono capire.

Si badi bene, lo stesso metro fu usato per gli intellettuali che negli anni Venti e Trenta fiancheggiarono nazismo e fascismo: i cosiddetti “non conformisti”. Vedevano lontano troppo lontano, si diceva. Lasciamoli fare perché sono i geniali profeti di un meraviglioso nuovo mondo. Come Marinetti finito a Salò con i nazifascisti. Stendendo un velo pietoso su Ezra Pound.

Pertanto sotto l’apparente normalità, del tran tran quotidiano, si lascia intendere che alcuni personaggi, politici o meno,  stanno meritoriamente lavorando per noi. Perché sanno ciò che è bene per noi.

La normalità si  va esaurendo.  Nel 1939 finì male. E ora purtroppo ci risiamo.

Carlo Gambescia

(*) Sul punto si legga qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/01/come-sara-loccidente-una-volta-che-la.html .

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