martedì 7 gennaio 2025

Come sarà l’Occidente una volta che la destra avrà conquistato o consolidato il potere?

 


Esageriamo? La domanda posta nel titolo non è giustificata? I fatti purtroppo provano che la destra è in ascesa ovunque.

Forniamo un piccolo e imperfetto elenco dei successi della destra.

Le dimissioni di Trudeau, dopo la vittoria di Trump, anticipata dalla vittoria in Italia dei post-missini di Giorgia Meloni, l’assalto elettorale in Germania e Austria dell’estrema destra, l’agonia politica in Francia di Macron, costretto a chiedere l’aiuto della destra di Marine Le Pen. Per contro, Olanda, Belgio, Danimarca resistono. Come la Norvegia. In Svezia invece il governo si regge con l’appoggio esterno della estrema destra. In Finlandia governano i liberal-conservatori.

E potremmo continuare ricordando l’arroganza dell’estrema destra spagnola, il Portogallo di centro-destra, la vittoria di Milei in Argentina. E a l’est l’Ungheria di Orbán e la Slovacchia. Con la Polonia per ora al centro-sinistra. E le Repubbliche baltiche su posizioni liberal-conservatrici. La Serbia a destra, la Romania a rischio, la Bulgaria che resiste su posizioni semisocialiste, mentre la Grecia è decisamente a destra.

Probabilmente abbiamo commesso qualche errore di attribuzione, come dimenticato non pochi stati ( in Europa, America Latina, l’Australia, comunque a sinistra, la Nuova Zelanda a destra, il Giappone a destra), ma il quadro generale è di un’ascesa della destra, spesso estrema.

Il che significa che la nostra libertà individuale è in pericolo. Perché?

In primo luogo, la destra è nazionalista. Il che è di impedimento al libero flusso del commercio mondiale, quindi al libero mercato. La destra nuoce alla salute della gallina dalle uova d’oro: il capitalismo. Del resto per le stesse ragioni (nazionaliste) la destra è contraria ai migranti, scelta, innanzitutto stupida, perché depaupera il già deficitario patrimonio umano dell’Occidente. In sintesi la destra è contro la libera circolazione di uomini, merci e qualsiasi altro bene. La destra è autarchica.

In secondo luogo la destra è tradizionalista. La sua visione del mondo è contraria al principio fondamentale che anima la libertà dei moderni: il diritto alla felicità individuale. Un modo di ragionare, se così si può dire, che ci riporta indietro di secoli, a una cupa e povera società governata concettualmente dal concetto teocratico di peccato originale.

Il terzo luogo, la destra ha con la religione un rapporto confessionale, cioè, un volta al potere impronta la propria legislazione ai principi religiosi del cristianesimo. Pertanto non riconosce all’individuo la libertà di credere in altre fedi o di non credere affatto.

In quarto luogo, la destra non crede nelle istituzioni parlamentari, come nel rispetto della minoranze, nel potere della mediazione e dell’ascolto dell’avversario politico. La destra quando governa, governa contro. Non apprezza il valore dell’empatia. Non governa per tutti ma solo per una parte. Nell’avversario non vede un interlocutore ma un nemico.

Detto questo, possiamo rispondere alla domanda iniziale. Come sarà l’Occidente, eccetera, eccetera? Segnato da divisioni ed esclusioni. Meno ricco intellettualmente, più povero materialmente.  E soprattutto più simile sul piano politico a un regime autocratico che liberal-democratico. Dal momento che la visione maggioritaria della politica impone, prima o poi, il culto del capo carismatico. O spesso è addirittura preceduta dall’insorgere di capi adorati dal popolo belante.

Si può fermare questo processo involutivo di abbrutimento morale e politico dell’Occidente?

E se sì, come?

La parola ai lettori.

Carlo Gambescia

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