domenica 19 maggio 2024

Un eroe del nostro tempo

 


Una tantum (che in latino significa per una volta sola) siamo d’accordo con “Il Fatto” . Il titolo è durissimo “alla Travaglio & Co.”. Per stile ed educazione avremmo preferito “omicida”, come da condanna passata in giudicato. Però il  “benvenuto” c’è stato. Il che è esecrabile, per almeno cinque ragioni.

In primo luogo, Enrico (Chico) Forti è stato giudicato e condannato all’”ergastolo senza condizionale” per omicidio dopo un regolare processo in un paese democratico connotato dallo stato di diritto, rispettoso delle garanzie a difesa dell’imputato (ad esempio su sua richiesta  è stata concessa la non pubblicazione degli atti del processo). Pertanto nulla si può rimproverare agli Stati Uniti.

In secondo luogo, un Presidente del Consiglio, ammesso e non concesso che tra i compiti del governo vi sia quello di occuparsi degli ergastolani all’estero, non può ricevere in pompa magna come un eroe eponimo (sorvoliamo sul disdicevole tripudio del Tg1 e degli altri media governativi) un “assassino”, come scrive “il Fatto”. Perché, così facendo Giorgia Meloni non espone se stessa e neppure il governo, ma addirittura lo stato italiano che, come premier, seppure informalmente, comunque rappresenta.

In terzo luogo, è scandaloso – basta dare una scorsa a giornali – il silenzio della sinistra. Che, titolo del “Fatto” a parte, si comporta da complice. Nel senso che non affonda la lama nella ferita istituzionale aperta di un Presidente del Consiglio che accoglie a braccia aperte un omicida. Per quale ragione si comporta così? Perché la sinistra, che a parte il recente caso Salis (già assolta dalla sinistra e condannata dalla destra), a suo tempo si attivò, anche a livello governativo, per Silvia Baraldini, con condanna passata in giudicato a 46 anni, sempre negli Stati Uniti, per “associazione sovversiva”, “a delinquere”, e "cospirativa", nonché offese alla Corte. Fu un gentile “dono” all’Italia di Clinton: D'Alema, all’ epoca Presidente del Consiglio, ebbe però rispetto per  le istituzioni, non  accolse La Baraldini a braccia aperte e a telecamere accese. All’aeroporto, anno di grazia 1999, andò Cossutta, allora leader del Pdci (Partito dei comunisti italiani), privo di incarichi ministeriali, che, pur appoggiando un governo di centro-sinistra, quindi rosa, simpatizzava ideologicamente per la Baraldini.

In quarto luogo, il problema non è rappresentato dalla sciocca gara tra destra a sinistra a chi sia capace di portare per primo a casa un italiano cacciatosi nei guai all’estero ( attualmente circa 2600), ma dal necessario rispetto delle istituzioni e soprattutto dei circa 60 milioni di italiani che vivono all’estero (secondo l’Aire, Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Gente che lavora onestamente, rispetta le leggi dei paesi dove risiede e che, così facendo, onora l’Italia. Insomma il vero problema, in ultima istanza, è rappresentato dal rifiuto dei criteri di punizione, secondo le leggi e i valori dei paesi ospitanti. Che talvolta (non questa però) possono differire da quelli italiani. Sicché ci si appella a un principio di umanità. Che però non viene applicato, come detto, a tutti gli italiani incarcerati all’estero. Simpatie politiche o altro? Per ora sospendiamo il giudizio.

In quinto luogo, proprio perché i criteri differiscono, andrebbero invece responsabilizzati gli italiani che decidono di andare a lavorare e vivere all’estero. Nel senso che lo stato italiano, chiarisca una volta per sempre, estendendo l’applicazione dei principi liberal-democratici dell' Ubi bene, ibi patria, che si rifiuta di rispondere. eccetto che in caso di guerra, alle conseguenze, soprattutto se di rilevanza penale, delle azioni o attività degli italiani all’estero. Detto altrimenti: Ubi malum, ibi patria. Ma allora i principi umanitari? Sono pericolosi per le istituzioni e per la libertà individuale. Per le istituzioni perché purtroppo, ammessa e non concessa la buona fede, in fatto di simpatie ideologiche, degli uomini politici di ogni partito, ne indebolisce la neutralità, nel senso del rispetto del principio di uguaglianza formale dinanzi alla legge. Per la libertà individuale, perché l’altra faccia del medaglia-principio di libertà stabilisce che ogni individuo, proprio perché libero, sia sempre responsabile delle sue azioni.

Il che a prima vista può sembrare crudele, perché, per così dire, a un capo del filo c’è la possibilità che l' innocente finisca in carcere, e dentro ne subisca di tutti i colori, ma dall’altro non si può non rilevare il rischio di una specie di ingiusta immunità per chi sia effettivamente colpevole. A dire il vero, non è facile dare una risposta. Chi scrive è portato a privilegiare il nesso libertà-responsabilità rispetto al criterio umanitario. Però rispettiamo le opinioni diverse dalla nostra.

Quel che però ci rifiutiamo di negoziare è il fatto che Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, di cui è nota l’indifferenza umanitaria verso i migranti, altrimenti non renderebbe impossibile la vita alle Ong, accolga come un eroe un condannato per omicidio.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento