mercoledì 22 maggio 2024

Un clima prefascista

 


Innanzitutto desideriamo scusarci per una piccola svista nell’articolo di domenica  su “Chico” Forti: all’epoca del rientro della Baraldini (1999) era in carica, come Presidente del Consiglio, Massimo D’Alema non Romano Prodi. Bastava dare un’occhiata a Wikipedia. Nessuno è perfetto.

Oggi invece vogliamo trattare del tripudio inscenato dalla stampa di destra, a proposito delle dichiarazioni di Marine Le Pen ( sembra concordate con Salvini) contro (a questo punto) gli ex alleati dell’Afld. Rei, a suo avviso, di nostalgie neonaziste. In un’ intervista a “La Repubblica” Maximilian Krah, capolista di AfD alle europee, aveva asserito: «Non dirò mai che chi aveva un’uniforme delle SS era automaticamente un criminale».

“Libero”, addirittura, parla di un possibile blocco unico delle destre in chiave antisinistra, quindi comprensivo di Fratelli d’Italia. Ovviamente una volta espulsi da Identità e Democrazia i nostalgici dell’AfD.

A parte la questione politica aperta, che vede Fratelli d’Italia oscillare tra il “centro” del Partito Popolare e la “destra”, dura e pura, di Identità e Democrazia, il vero rischio è un altro. Quanti italiani ed europei la pensano come Krah? Non pochi crediamo. La generazione nata dopo la guerra, per non parlare delle ultime, non ha più memoria del nazifascismo, così com’era. E neppure delle idee, antiliberali, antiamericane, anticapitaliste, antisemite e razziste che innervarono il fenomeno fascista. E purtroppo molte di quelle idee sono silenziosamente tornate in circolo. Quindi si tratta di una pressione che parte dal basso o che comunque si consolida grazie a una smemoratezza connivente.

Il problema non è perciò la natura criminale delle SS ( o non solo), ma il clima culturale che permise la nascita delle SS in Germania. O se si preferisce, per l’Italia, la nascita dello squadrismo che culminò nel feroce brigatismo nero repubblichino.

Qualche lettore, potrebbe pensare, per dirla con un Mussolini “padrone” del parlamento:  Quali farfalle Gambescia va  cercando sotto l’Arco di Tito?

Altro che farfalle. Quando si disprezza il parlamento, quando ogni scusa è buona per attaccare gli Stati Uniti, quando si difende il protezionismo e si conculcano i diritti civili, quando si parteggia per Hamas e si fanno truci paragoni tra Israele e la Germania nazista, quando si lascia che i migranti affoghino nel Mediterraneo, non resta che una sola spiegazione: che l’ infezione fascista è di nuovo in circolo.

Più correttamente parleremmo di “tentazione fascista”. Cioè di attrazione per idee, che, nell’oblio generale, non sono riconosciute dall’elettore come fasciste, ma che in realtà possono essere ricondotte allo stesso clima che favorì la transizione dal prefascismo al fascismo.

L’antiliberalismo, l’antiamericanismo, l’anticapitalismo, l’antisemitismo e il razzismo rimandano al rifiuto della modernità, e in particolare dell’universo geopolitico e geoculturale dove si è realizzata nella sua forma migliore: tra America del Nord ed Europa occidentale. Si pensi a un forma mentis reazionaria che scorge due nemici principali: l’idea di felicità individuale e il diritto a perseguirla. I valori basici dell'Occidente.

Come mentalità, il fascista, anzi il pre-fascista, è colui che evoca il “tutto” rispetto alla “parte”. Che fissa continuamente paletti comunitari (la “tradizione”, la “famiglia”, la “morale”, l’ “identità”, la “nazione”, lo “stato”, il “giusto prezzo”, eccetera) intorno all’individuo, fino a soffocarne la libertà. Non si tratta delle normali regole, scaturite dall’ idea che “la mia libertà finisce dove inizia la tua”, regole gestite attraverso i meccanismi dello stato di diritto, ma delle anormali, vincolanti e soffocanti strettoie di uno stato che può farsi prima prevaricatore, poi autoritario, infine dittatoriale.

Pertanto le SS non erano che i sordidi esecutori, l’anello finale di una involuzione antimoderna, che va dal prefascismo al fascismo. Non basta condannare. Si deve risalire fino alle origini del male. Ciò significa che il pericolo è a monte, non a valle. Il male è nella “tentazione fascista”: perché si comincia con il condividere il rifiuto al migrante del diritto alla felicità, e si finisce con il giustificarne la negazione a una crescente massa di cittadini. In pratica, ci si fa del male da soli. Piano piano si perde consensualmente la libertà.

Concludendo, il pericolo non rinvia direttamente alle figure di Salvini, Le Pen, Giorgia Meloni, eccetera, ma ai milioni di elettori che li votano, anche convintamente. La famigerata “gente” non si rende conto, come accadde nei primi trent’anni del Novecento, che l’ infezione è in atto, e che anche questa volta la malattia rischia di essere mortale. Ci si sente invece  dalla parte giusta della storia. E di conseguenza leader e masse si abbandonano alle   forze inerziali  del suo presumibile, quindi ineluttabile, divenire. E così   ci si   addormenta  placidamente tra le  braccia del Morfeo fascista, fino al brusco risveglio.

 

Carlo Gambescia

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