venerdì 17 maggio 2024

Il tappo di plastica e i suoi nemici

 


La cosa tragicomica è che una società che proclama di combattere il patriarcalismo, rivendicando la libertà individuale delle donne, poi accetti l’idea che il singolo – quindi uomini e donne insieme – non sia capace neppure di chiudere una bottiglia di plastica, riavvitando il tappo, “senza disperderlo nell’ambiente”. Insomma che serva l’aiuto dello stato. Anzi del padre-padrone stato. Il patriarca.  

Come è possibile?

Un passo indietro: l’ ecologismo è una filosofia della storia “ex ante”. Non è innocuo perché assegna e impone un senso preventivo alla storia: “da prima” (come recita la traduzione della terminologia latina). Si fonda su una attribuzione di valore che precede i fatti. Si vuole imprimere una direzione che, una volta prestabilita, va rispettata a ogni costo. Soprattutto attraverso l’uso, ovviamente, delle leve politiche.

Ci spieghiamo meglio.

Dal punto di vista ecologista (quindi ipotetico) la plastica è divenuta da qualche anno una specie di nemico dell’umanità. Allora che si fa? Si introducono misure preventive e imperative per salvaguardare l’umanità. Quindi per il bene di “tutti” i singoli. Il tappo attaccato alla bottiglia di plastica come mezzo per favorire un fine: la salvezza del genere umano. Di qui, la direttiva europea – la leva politica – che da luglio obbligherà i produttori a fabbricare bottiglie di plastica con il tappo attaccato, eccetera, eccetera.

Ipotesi + decisione politica e il gioco è fatto. Sulla testa dei singoli.

Si rifletta invece sull’idea racchiusa nella delibera europea. Quale idea? Quale fine? Che non è l’individuo a sapere cosa è bene per se stesso ma il potere politico. La direttiva sui tappi è europea ma potrebbe essere anche nazionale, regionale, provinciale, comunale. Il punto è che l’individuo viene ritenuto incapace di decidere del suo bene. Qui la mordacchia: dei fini individuali decide lo stato. Cioè il patriarca politico. Ecco il concetto.

Si dirà che le nostre sono democrazie, quindi il patriarca politico, viene eletto da noi tutti, eccetera, eccetera. E qui però si torna alla filosofia della storia. Altro passo indietro.

Ogni unità politica (dall’impero alla città stato, dallo stato assoluto al moderno stato costituzionale) si basa su una sua filosofia della storia, che non è altro che una razionalizzazione postuma, cioè la scoperta e giustificazione dei valori che l’ hanno fatta forte. Le filosofie della storia “buone” sono sempre “ex post facto”: “dopo il fatto”. Termini ad esempio come individualismo, liberalismo, libero mercato sono stati coniati, “dopo”: alla fine di un processo storico il cui senso (la creazione di una società libera) era ignoto ai suoi protagonisti. Liberal-democrazia e società di mercato sono nati per caso. Questa è la verità.

La società ecologista pretende invece di nascere per legge. Proprio perché rinvia a una filosofia della storia, “ex ante”, che viene prima dei fatti. Che non rafforza i valori della nostra società, a partire dal valore forte per eccellenza: l’individualismo (come si è scoperto dopo).

Dal momento che l’ecologismo è portatore di valori contrari all’individualismo, non può che indebolire la filosofia della storia, di natura individualistica, che, come invece si è scoperto “ex post”, ha fatto grande la società occidentale, teorizzando, ripetiamo, “dopo”, quindi sulla base dei fatti, la necessità che l’individuo sia lasciato libero di intraprendere.

Invece l’ecologismo, ripetiamo, teorizza “prima”, quindi non sulla base di fatti realmente accaduti. Ma ragiona su ipotesi non condivise, spesso strampalate. In realtà siamo davanti a una forma di patriarcalismo politico, economico, sociologico. Un mostro arcaico che si nutre di una filosofia regressiva della storia.

Lo si potrebbe definire un fenomeno reazionario. Per parafrasare Popper si potrebbe parlare del “tappo di plastica e dei suoi nemici”. Il lettore non sorrida: ma chi impone il tappo di plastica attaccato alla bottiglia è un nemico della società aperta.

La stessa idea di economia circolare, basata sul riciclo, solo per fare un altro esempio, incensata dagli ecologisti, rinvia a una società statica, ripiegata su se stessa, che controlla l’individuo, piegandone le scelte a una filosofia della storia “ex ante” quella ecologista, che a differenza della filosofia individualista “ex post”, non ha alle spalle, per così dire, una storia di successo, come quella dell’Occidente euro-americano.

Detto altrimenti: l’individualismo ha provato sul campo di funzionare, l’ecologismo no. Anzi, per essere più precisi: il patriarcalismo ecologista. Per ora, solo tributi, divieti, vincoli. Meno libertà individuale. E probabilmente andrà sempre peggio: la società vaticinata dagli ecologisti è una società illiberale.

Si pensi insomma a quante cose sono dietro un semplice tappo attaccato per legge alla sua bottiglia di plastica.

Si dirà che in fondo si tratta di una sciocchezza. Però se il lettore è riuscito a seguirci fin qui, avrà capito che in gioco c’è la nostra libertà. E soprattutto che il patriarcalismo non riguarda solo le donne.

Carlo Gambescia

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