venerdì 24 maggio 2024

Taglio dei tempi di attesa. Per un pugno di voti

 


Che significa decadenza della politica? Presto detto.

Con quello che sta succedendo nel mondo, Giorgia Meloni, proprio pochi giorni prima delle europee, si occupa di welfare sanitario. Nulla di nuovo, il solito decretone-sanità, che, tra le altre cose, si propone di tagliare i tempi di attesa per gli esami medici. Così almeno si proclama. Tradotto: per un pugno di voti. E con l’aiutone dei “Tg di Stato” all’ora cena. Rigorosamente, uno o due giorni prima delle elezioni. Due, tre volte al dì, all’ora dei pasti.

Si tratta veramente di bassa politica. Una misura tipica di quel ciclo della spesa pubblica (si spende prima, si tassa dopo elezioni) che caratterizza le peggiori democrazie welfariste di Caracas. Quindi non liberali

Anche perché stando alle parole del Ministro della Sanità Schillaci (*), si capisce subito che si tratta del solito intervento di velleitaria tecnocrazia sociale. Si punta su una “anagrafe centralizzata”, su nuove assunzioni, e su una maggiore cooptazione dei privati.

Su quest’ultimo aspetto si pensi alle guerre quando dopo aver  raschiato il fondo della botte  dei coscritti  si ricorre  alle truppe mercenarie. Il comando però rimarrà nelle mani degli stessi generali. Nel nostro caso i generali da scrivania del Ministero della Sanità.

I privati, per principio, se fossero veramente tali, dovrebbero rifiutarsi di somministrare – come si dice in burocratese – prestazioni a mezzo servizio. Ovviamente, non si tratterebbe, come pretende la sinistra, di trasferire tutto il potere ai Soviet degli ospedali pubblici, ma di favorire: 1) la progressiva privatizzazione del settore (favorendo pacchetti assicurativi e libertà individuale di cura); 2) la crescente apertura alle grandi multinazionali private della sanità, anche estere.

Creare insomma, fin dall’inizio, una competizione tra pubblico e privato, per poi giungere nel tempo, sulla base di risultati concreti, frutto di libere scelte dal parte dei “consumatori” di sanità, alla privatizzazione del settore. Insomma, si deve aprire, e decisamente, al mercato.

Insistere invece con le vecchie e velleitarie politiche stataliste, di stampo tecnocratico e spendereccio non porta da nessuna parte. Corrompe il privato, che diventa schiavo della droga delle convenzioni, accresce i poteri già elevati della sanità pubblica, favorisce la crisi fiscale dello stato.

Ecco perché parliamo di decadenza politica. E Giorgia Meloni è il principale agente di questa decadenza. Come quando, andando oltre il comune senso del pudore  politico, annuncia, a proposito del taglio ai tempi di attesa, che si tratta di una misura “bandiera” per il governo. In realtà siamo davanti all’ennesima truffa politica a danno dei cittadini.

Attenzione però: di cittadini imbecilli che, quando intervistati (almeno otto su dieci), dichiarano di essere favorevoli alla sanità pubblica. Il mantra demoscopico è che la sanità pubblica può essere migliorata, perfezionata, eccetera, eccetera.

Come si può intuire, la credenza nei miracoli, non è mai scomparsa.

Carlo Gambescia

(*) Per il decreto, sintetiche  informazioni qui: https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=122294 .

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