Le colpe (e i pericoli) dello Stato Ecologista
La
vicenda Volkswagen
merita tre riflessioni.
La prima, più banale, quella virtuista: la casa automobilistica
tedesca avrebbe violato le leggi, macchiandosi eccetera, eccetera.. Ovvio, c’è
un legge che controlla le emissioni, la si viola e quindi si è subito dalla
parte dei cattivi. Effetti del diritto
positivo. Tutto qui.
La seconda, politologica, è che le leggi mutano, proliferano, perché basate su
decisioni politiche, in genere elettorali, per accontentare questo o quello. E
più sono minuziose, principalmente in ambito economico, più diventano
intrusive, soffocanti. Di qui, quell’autodifesa dalle burocrazie voraci e
“concussive” che assume i nomi di elusione,
evasione, corruzione.
La terza, storico-economica, è
che il nazionalismo stupido, purtroppo, non è morto, ma vive e lotta insieme a noi. Notare: subito tutti, Italia in testa, nota esportatrice di mafia nel mondo, sono saltati alla vena giugulare della Germania… Ma
sì, facciamoci del male… Perché se chiude la Volkswagen , può andare male per tutti, non
solo per i tedeschi…
Il vero punto della questione è che l’ecologia,
non è una scienza esatta. Diciamo, a
voler essere cauti, che è ipotetica, molto
ipotetica - eccetto per chi
ne vive ( dai cattedratici alle associazioni) e di gran moda, soprattutto a
sinistra tra gli orfani dell’anticapitalismo socialista e comunista (ma anche a
destra, tra gli statalisti). Tradotto: l’ "acqua" ecologica, come quella fisica, non va in ebollizione, tra gli ottanta e i cento gradi. Nel senso, da A, matematicamente, B. Nonostante
ciò - ecco le conseguenze sociologiche - in nome di un altro
discutibile principio, quello di responsabilità (sorta di elastico morale e concettuale), collegato al principio ancora più virtuistico di salutismo
preventivo (basato su manipolabili
medie statistiche), le
leggi "politiche" proliferano, opprimono, gonfiano i costi "economici" e favoriscono crescenti violazioni autodifensive, nel caso
specifico dasautodifensive.
Battute a parte, qualcuno penserà, la colpa - semplificando - non è dello Stato Ecologista, ma della
competizione economica che spinge a ridurre i costi. Il che in parte è vero.
Ma quando i costi sono imposti dalla politica, in nome di lucrose e demagogiche mode
elettorali, violare leggi
concettualmente ipotetiche, diciamo così, è più che giustificato, se si vuole
resistere. E attenzione: la risposta non è nello
statalismo mondiale: estendere le “buone” leggi ecologiste a tutti. E per due motivi.
Uno, per ragioni pratiche: perché impossibile; servirebbe una Guardia di Finanza Mondiale, via impraticabile in un mondo, fortunatamente, vario sotto il profilo geopolitico.
Due, per ragioni ideali: perché sarebbe la fine della libertà, non solo economica. E in nome di che cosa? Di una scienza, quella ecologica, che, almeno per ora, non è tale.
Uno, per ragioni pratiche: perché impossibile; servirebbe una Guardia di Finanza Mondiale, via impraticabile in un mondo, fortunatamente, vario sotto il profilo geopolitico.
Due, per ragioni ideali: perché sarebbe la fine della libertà, non solo economica. E in nome di che cosa? Di una scienza, quella ecologica, che, almeno per ora, non è tale.
Carlo Gambescia
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