La "trasferta" a New York del Presidente del Consiglio per assistere alla finale
mondiale tra Flavia Pennetta e
Roberta Vinci
(Perché) Pertini
sì, Renzi no?
Ieri sulla pagina Fb ho postato una foto di Pertini e Renzi,
chiedendo ai miei lettori, perché, quel che in passato venne concesso a Pertini, oggi non è permesso a Renzi. Addirittura, il primo fu osannato, come
Presidente di tutti gli italiani, proprio per
aver assistito - e in pompa magna... - alla finale dei Mondiali di calcio 1982, il secondo esecrato,
come un prepotente vigliacco viziato, per aver fatto più o meno la stessa cosa.
Devo perciò una spiegazione. Credo che la differenza di “trattamento” sia rappresentata,
non tanto dai caratteri di Pertini e Renzi in fondo non così differenti (Ghirelli
docet), o dai diversi livelli di
popolarità, assoluti o relativi, quanto dal contesto politico.
Si
faccia attenzione alle date: 1982 da una parte,
2015 dall’altra. In mezzo c’è di
tutto: la caduta del comunismo, Tangentopoli,
l’improvvisa fine della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista,
la nascita di una Seconda Repubblica
abborracciata e divisa, ma soprattutto
la guerra civile degli ultimi vent'anni… Nel senso che in politica non si fanno più prigionieri:
oggi nessuno riconosce a nessuno lo
status di normale interlocutore. La regola è: primo, distruggere l’avversario in qualsiasi modo; secondo, poi si vedrà.
Chi
ha cominciato? Qui, non interessa (anche perché, al di là del
piano storico in senso stretto, la ricerca della cause rischia subito di diventare tutta ideologica e fonte di altri conflitti…). Il vero punto è che la guerra civile (molto
mediatizzata, anzi troppo...) tra destra, sinistra e altri
pezzi della società italiana (magistratura, sindacato, imprenditori, eccetera) non
è ancora finita. Il che spiega perché quel che era consentito a Pertini non è
più permesso Renzi.
Che
dire? Provare a levarsi l’elmetto, no?
Carlo Gambescia
Caro Carlo, il profilo dell'italiano medio (quello alto non lo so) è bello che fatto. La polemica è l'arma vincente, si fa per dire, di noi italici. Non ci è rimasto molto di più da Pico e Ficino, solo contestazioni, che arrivano all'ingiuria. Guelfi e Ghibellini in sedicesimo, però. La cultura (culturame) che domina è quella televisiva e del web: saldi di fine ragione. Si passa molto tempo a vedere e poco a leggere. Il vedere si riduce all'assorbimento di immagini in forma passiva. Sto leggendo in questo momento un saggio di Franco Volpi, La selvaggia chiarezza, introduzioni ai testi di Heidegger. Ebbene, la chiarezza e la linearità del pensiero del compianto italiano ti aiuta ad avvicinarti all'oscurità del germanico filosofo. Ecco, per dirti che la vita è troppo bella per perdersi in fumose chiacchiere sulla liceità del viaggio a NYC del premier Renzi. Dedicarci a sane letture, quando il tempo lo consente, che ci fanno riflettere e soprattuto confrontare col pensiero, la storia, la società. Capire le dinamiche dello stato nascente, il tramonto dell'Occidente (Spengler chi lo legge più?), il Grande Gioco dei Paesi che contano e le ciarle delle nazioni che non contano, Italia per esempio. Che fine faremo?
RispondiEliminaCertamente. Nel caso di Volpi, forse troppo... :-) http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2010/08/il-libro-della-settimana-antoniognoli.html
RispondiEliminaE scusami, Angelo, per l'autocitazione :-)