domenica 13 settembre 2015

La "trasferta" a New York del Presidente del Consiglio   per assistere alla finale mondiale  tra Flavia   Pennetta  e  Roberta Vinci
(Perché) Pertini sì, Renzi no?



Ieri   sulla pagina Fb  ho postato una foto di Pertini e Renzi, chiedendo ai miei  lettori, perché, quel che in passato venne concesso a Pertini, oggi non è permesso a Renzi.  Addirittura, il primo fu osannato, come Presidente di tutti gli italiani, proprio  per aver assistito - e in pompa magna... -   alla finale dei Mondiali di calcio 1982,  il secondo esecrato, come un prepotente vigliacco viziato, per aver fatto più o meno la stessa cosa. 
Devo perciò una spiegazione. Credo che la differenza di “trattamento” sia rappresentata, non tanto  dai caratteri  di Pertini e Renzi  in fondo non così differenti (Ghirelli docet),  o dai diversi livelli di popolarità, assoluti o relativi, quanto dal contesto politico.
Si faccia attenzione alle date: 1982 da una parte,  2015 dall’altra.  In mezzo c’è di tutto: la caduta del comunismo, Tangentopoli,  l’improvvisa fine della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista, la nascita di una Seconda Repubblica  abborracciata e divisa,  ma soprattutto  la guerra civile degli ultimi vent'anni…  Nel senso che in politica non si fanno più prigionieri: oggi  nessuno riconosce a nessuno lo status di normale interlocutore. La regola è:  primo,   distruggere l’avversario in qualsiasi modo;  secondo,  poi si vedrà. 
Chi ha cominciato?  Qui,  non interessa (anche perché, al di là del piano storico in senso stretto, la ricerca della cause rischia subito di  diventare tutta  ideologica e fonte di altri conflitti…).  Il vero punto è che la guerra civile (molto mediatizzata, anzi troppo...) tra destra, sinistra e  altri pezzi della società italiana (magistratura, sindacato, imprenditori, eccetera) non è ancora finita.  Il che spiega perché quel che era consentito a Pertini non è più permesso  Renzi.
Che dire? Provare a levarsi l’elmetto, no?   


Carlo Gambescia      

2 commenti:

  1. Caro Carlo, il profilo dell'italiano medio (quello alto non lo so) è bello che fatto. La polemica è l'arma vincente, si fa per dire, di noi italici. Non ci è rimasto molto di più da Pico e Ficino, solo contestazioni, che arrivano all'ingiuria. Guelfi e Ghibellini in sedicesimo, però. La cultura (culturame) che domina è quella televisiva e del web: saldi di fine ragione. Si passa molto tempo a vedere e poco a leggere. Il vedere si riduce all'assorbimento di immagini in forma passiva. Sto leggendo in questo momento un saggio di Franco Volpi, La selvaggia chiarezza, introduzioni ai testi di Heidegger. Ebbene, la chiarezza e la linearità del pensiero del compianto italiano ti aiuta ad avvicinarti all'oscurità del germanico filosofo. Ecco, per dirti che la vita è troppo bella per perdersi in fumose chiacchiere sulla liceità del viaggio a NYC del premier Renzi. Dedicarci a sane letture, quando il tempo lo consente, che ci fanno riflettere e soprattuto confrontare col pensiero, la storia, la società. Capire le dinamiche dello stato nascente, il tramonto dell'Occidente (Spengler chi lo legge più?), il Grande Gioco dei Paesi che contano e le ciarle delle nazioni che non contano, Italia per esempio. Che fine faremo?

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  2. Certamente. Nel caso di Volpi, forse troppo... :-) http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.it/2010/08/il-libro-della-settimana-antoniognoli.html
    E scusami, Angelo, per l'autocitazione :-)

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