martedì 22 maggio 2012



Abbiamo ricevuto il post di Carlo Pompei  prima che i Grillini conquistassero Parma. Pompei, seguendo il suo "metodo",  pone alcuni problemi generali di politica applicata:  "seziona", da più punti di vista,   questioni concrete fornendo prospettive originali,  come ad esempio sull’editoria finanziata con denari pubblici,  avversata da Grillo. Ovviamente,  Federico Pizzarotti (nella foto con Grillo), nuovo sindaco di Parma  targato Movimento Cinque Stelle, dovrà occuparsi di questioni locali.  Sarà però interessante scoprire come se la caverà . Sarà capace di andare oltre gli slogan “antipartitici”, come li definisce Pompei? Difficile dire. Buona lettura. (C.G.)





 Finanziamenti ai partiti e ingenui abbagli a “Cinque Stelle”
Prove tecniche di grillismo
di Carlo Pompei




La volata involontaria tirata a Grillo e al suo “Cinque stelle” dai partiti oramai “stagionati” ci fa riflettere su che cosa possa significare oggi politica e antipolitica. Innanzitutto bisognerebbe parlare di insorgenza (quasi insurrezione) antipartitica più che di antipolitica, sempre che politica significhi ancora ricevere mandato dal Popolo per amministrare e curare gli interessi di tutti. Stabilito ciò, soffermiamoci per un attimo sul funzionamento di un sistema politico e dei soldi che girano al suo interno.
Rimborsi o finanziamenti? Il punto nodale della discussione va dipanato - o almeno dovrebbe - da qui.
Rimborso: un candidato (o il partito) spende soldi per farsi pubblicità in campagna elettorale e per esporre il proprio programma. In funzione degli eletti e degli elettori dovrà percepire un rimborso (reale e non gonfiato) di quanto speso, non per farne quel che vuole, ma per fare gli interessi di chi lo ha preferito ad un altro candidato e/o partito. La politica non è un mestiere: è una missione, è bene ricordarlo.
Finanziamento: è una regola che nasce da un vizio sia formale che sostanziale, il partito percepisce fondi pubblici per evitare che lobbies di potere economico possano influenzarne l’operato all’interno del Parlamento, cioè favorire alcuni al posto di altri con leggi ad personam. Ci chiediamo se, con queste premesse, sia il caso di continuare a cercare di far funzionare un sistema marcio in partenza che presuppone una disonestà intellettuale (e non solo) di coloro i quali dovrebbero essere d’esempio per tutti. Come possiamo pensare che un singolo onesto cittadino possa sentirsi rappresentato da un parlamentare mercenario? Ricordate alcuni degli ex DC e PSI della Prima repubblica durante le udienze di Tangentopoli? Dichiarazioni agli atti: “Rubavano tutti, pensavo fosse lecito”. Bah… Dichiarazioni che somigliano molto a quelle relative a fantomatiche entità che pagano mutui per interposta persona.
In tutto questo vi è anche il finanziamento all’editoria di partito, che è - in parte - l’escamotage per far confluire altri soldi nelle casse dei partiti veri o presunti e per consentire la pubblicazione di una gran quantità di giornali (a volte inesistenti o quasi). Per contro va detto che i giornali veri creano posti di lavoro (giornalisti, poligrafici, impiegati, addetti alle pulizie, etc.) e generano movimenti di denaro dei quali beneficiano i gestori dei servizi centrali o periferici (tipografia, distribuzione, agenzie di stampa, fotografiche, infografiche, service editoriali, fornitori di servizi, etc.) e non ultimi i gestori di attività nei dintorni della redazione (edicole, negozi, bar, ristoranti, etc.). Non tenere conto dell’indotto di una attività, seppur finanziata, significa non comprenderne l’importanza sul territorio, oppure si è in malafede. Brunetta ha recluso i ministeriali obbligandoli a portarsi il pranzo da casa ed eliminando le pause caffè (come se il problema fosse la pausa e non il resto della giornata). Risultato? Paradossale, ma economicamente rilevante: bar e ristoranti hanno dimezzato il fatturato. Contro-risultato? Controlli dell’Agenzia delle Entrate (bel nome, veramente) per presunta evasione fiscale derivata dagli studi di settore sulle attività (informazioni raccolte sul campo). Bisogna smetterla di ragionare da ragionieri (scusate il gioco di parole) calcolatrice alla mano.
Al proposito, Beppe Grillo, ancora lui, si scaglia con veemenza contro l’editoria finanziata, salvo poi farsi pagare per i suoi spettacoli. Dirà: “Ma io non percepisco soldi pubblici e comunque sia ho le maestranze da remunerare”. D’accordo, ma un giornale, qualunque sia la fonte di finanziamento, non deve comunque pagare le maestranze? In proporzione l’editoria finanziata in Italia costa 2 euro pro-capite l’anno, non è una somma spaventosa confrontata con altri sprechi in altri campi: si pensi alla Sanità per la quale vengono pagate tasse su tasse, ma quando abbiamo bisogno di assistenza che non sia di pronto soccorso ci troviamo di fronte al solito bivio: pagare extra o attendere mesi per una prestazione di livello spesso insufficiente o inutile se il paziente nel frattempo è morto.
Bisogna controllare i flussi di denaro, non chiuderli: l’esercente populista che chiede la testa di un giornale si trova a perdere migliaia di euro in un anno a fronte di un “investimento” di soli due. Una sorta di superenalotto garantito. Direte: ma non tutti ne beneficiano. Vero, ma nella summa totale il bilancio non è affatto passivo: la moneta che circola e i giornali seri (il Quarto potere, dopo quello Legislativo, Giudiziario ed Esecutivo dello Stato) sono una ricchezza per tutti. Inoltre, una nazione senza informazione libera e plurale è predisposta alle dittature.
A questo punto si potrebbe obiettare che un giornale che percepisce contributi statali possa essere manipolato e, quindi, di non godere di libertà di espressione. In parte ora è vero, ma se il controllo sarà democratico, sarà il Popolo a decretarne le sorti, non i politicanti. La legge sui finanziamenti all’editoria potrebbe essere facilmente modificata non obbligando i giornali a presentare bilanci raddoppiati per ottenere la metà dei soldi spesi: trasparenza e controllo, ancora una volta, rappresentano la soluzione. Successivamente, la verifica delle vendite potrebbe decretare la sospensione o la riduzione del finanziamento. In Italia abbiamo il paradosso rappresentato dal fatto che chi vende (e guadagna) di più percepisce più soldi. È un fenomeno che è agganciato al rimborso (di nuovo) per la carta utilizzata: pensate a quanta ne occorre per stampare un milione di copie di un giornale grande formato da 32 pagine in confronto a diecimila copie di uno da 8 pagine in formato “tabloid”. Il problema, qui, si sposta sulla pubblicità: molte pagine sono già strapagate dagli inserzionisti, non dovrebbero essere rimborsate, giusto? Discorso a parte meritano i “free-press”, ma lo affronteremo in seguito. Sempre che, nel frattempo, Internet non abbia completato la propria missione digitalizzante.
Abbiamo esposto tutto ciò per chiarire alcuni concetti, vista e ascoltata la cattiva informazione al riguardo, e per trarre la conclusione che, spesso, dietro un presunto patriota alla Grillo si nasconde un pericoloso populista campanilista attento soltanto ai propri interessi di bottega.
Speriamo di sbagliarci, altrimenti finiamo - come da proverbio – dalla padella nella brace.

Carlo Pompei


Post  scriptum.  Per Beppe Grillo: si dice “I partiti si stanno liquefacendo”, non “liquefando”…

Post  scriptum.  Per Piero Fassino: si dice “forza antagonista”, non “antagonistica”...


Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry level”.

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