venerdì 25 maggio 2012

Mafia-romanzo e mafia-crimine




Oggi desideriamo suggerire una chiave interpretativa diversa. Niente di definitivo, solo un piccolo spunto - tra i tanti - per fornire  una  “lettura”, probabilmente non proprio ortodossa di   un fenomeno del resto complesso come la mafia.
Ci spieghiamo subito. La mafia, non è soltanto un fenomeno criminale  è “anche”  metafora di un certo modo, diciamo letterario, di  interpretare  la realtà.  Esiste la mafia, per l' appunto,  come  organizzazione criminale che viene combattuta  con l’armamentario legale e sociologico dello stato e della società civile (leggi penali, polizia, magistratura, campagne mediatiche,  manifestazioni, associazioni). Esiste però anche  la mafia - per sintetizzare -  come romanzo, in genere  frutto di teorie cospirative (le più diverse), intorno al fenomeno organizzativo reale  (articoli, inchieste giornalistiche,  libri, film, eccetera).
Ora, quando si parla di mafia, come accade in questi giorni tristemente commemorativi, i due approcci si mescolano e il romanzo intorno alla mafia, spesso con finalità legate alla lotta politica, finisce per aver la meglio.
E cosa succede? Che la mafia-romanzo si sostituisce alla mafia- organizzazione criminale o più brevemente alla mafia-crimine.  E così,  come in ogni buona teoria cospirativa,  la fantasia    finisce per divorare la realtà. E in che modo?  Scorgendo ovunque tracce di “mafiosità”. Tuttavia  - per semplificare -   se tutti sono mafiosi, perfino il droghiere che rubacchia sul peso, nessuno è mafioso.   Si precipita insomma nell’indeterminato… Nella spirale del  né vero né falso… L’enunciato mafia  rischia l' inverificabilità.
Certo, è doveroso combattere il delittuoso  silenzio dei "conniventi",  ma non  crediamo giusto   contrastarlo, commettendo l'errore opposto: quello di sostituire al silenzio   il frastuono mediatico sulla "fanta-mafia", se ci si passa l'espressione.   Magari facendo la fortuna, per fare solo un piccolo esempio,  di giornalisti, registi e sceneggiatori. Ma anche  di coloro -   i veri mafiosi -    che nelle torbide acque  della  mafia-romanzo possono nascondersi e sguazzare meglio. E qui si pensi all'ambiguo ruolo giocato dai pentiti  non solo nelle sedi  giudiziarie, ma soprattutto  in "letteratura"... 
Il che non può  giovare alla lotta contro la  mafia-crimine.  
Carlo Gambescia 

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