martedì 8 maggio 2012


Oggi due post! Il primo è di Carlo Gambescia, il secondo di Carlo Pompei


Comunali 2012 
l’impossibilità di una destra normale
di Carlo Gambescia




Proviamo a fare una sintesi delle elezioni comunali 2012?  Beh,  nella frammentazione generale del voto, vince Grillo, regge il Pd, crollano Pdl e Lega. Il dato più sconfortante, soprattutto per l'elettore moderato,   è  distinto  dalla rinnovata impossibilità di far nascere una destra normale in Italia. Gli elettori di destra, quelli che sognano più libertà meno libertinaggio, più mercato meno Stato e  tasse,  rischiano di restare di nuovo senza casa politica.
E ora, mettiamoci nei panni di un elettore di destra.  Con chi prendersela? Con il Pdl, diviso su tutto? Con un Cavaliere attento soltanto ai propri interessi? Con Casini che gioca a rimpiattino? Con Fini che gioca in proprio? Con la crisi? Difficile dire. Il punto è che, se continua così, all’elettore di destra non resterà che la scelta tra non voto e voto di protesta.
Berlusconi, pur con i suoi mille difetti (per alcuni, vizi...), era riuscito a compiere un miracolo: ricomporre la destra italiana. Ora però il suo ciclo politico sembra concluso. E con esso quello di una potenziale  destra liberal-conservatrice. Una destra normale, insomma.

Carlo Gambescia 

***

Al nostro "minicommento" sulle comunali facciamo seguire un interessante  post,    scritto dall'amico Carlo Pompei che  riprende e integra  le nostre osservazioni di venerdì scorso   sulla questione dei  suicidi ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/05/suicidio-crisi-economica-e-ancora.html  ) .  Argomento, crediamo,   degno di approfondimento, soprattutto di questi tristi tempi. E il “metodo Pompei”,   addirittura  arricchito da una microanimazione,  sembra funzionare  anche questa volta.  Buona lettura. (C.G.)



Il suicidio indotto dalla spirale della crisi
Geometria, sintassi e analisi logica del periodo (che stiamo vivendo)
di Carlo Pompei



Avviene, accade, succede, càpita. Tutte espressioni “verbali” usate per descrivere una cosa simile. Esaminiamole insieme.
Avviene: evento legato a fattori temporali (ad-venire o divenire), non è mai legato ad un’entità, infatti il verbo non supporta il complemento di termine, il “dativo” latino.
Accade: evento slegato da fattori temporali ai quali viene collegato dopo che si è manifestato; supporta il dativo, ma è una forzatura.
Succede: evento correlato ad un avvenimento (succedere = venire dopo). Il verbo è interconnesso con i concetti di “causa-effetto” e “azione-reazione” a differenza dei termini precedenti i quali non presuppongono necessariamente antefatti.
Càpita: evento che riguarda una persona o un gruppo sociale in relazione (famiglia, condominio, lavoro, tempo libero). Può essere la conseguenza di un avvenimento/accadimento precedente.
Nell’italiano corrente (e non soltanto in quello parlato) sono usati sovente a sproposito, vediamone l’uso corretto: un fenomeno “avviene”, un terremoto “accade”, un incidente “succede”, una disgrazia “càpita”. Quindi, “avviene” uno smottamento della crosta terrestre, perciò “accade” un terremoto, pertanto “succede” il crollo di un palazzo e “càpita” una disgrazia agli occupanti. Tutto chiaro? Bene, andiamo avanti.
E un suicidio? Prendiamola alla larga: è “successo” un incidente, siete naufraghi da soli su un’isola deserta, vi suicidate? Certamente no, il vostro istinto di sopravvivenza avrà la meglio. Siete poverissimi e potenzialmente ricchissimi (l’isola è “vostra”), cercherete piante da frutto commestibile e una fonte d’acqua potabile.
Ora, invece, supponete che su quell’isola deserta siate stati deportati da aguzzini i quali sanno benissimo che non vi è alcuna risorsa di sostentamento. Vi suicidate? Dopo avere cercato invano del cibo e dell’acqua, probabilmente sì. Il vostro problema, in quest’ultima situazione, diviene, appunto, di tipo relazionale: arrivate al paradosso di suicidarvi (quasi un atto eroico) per non dare la soddisfazione ai vostri carcerieri di trovarvi morti di stenti. Non a caso il suicidio in carcere è molto più diffuso tra i reclusi che si sentono innocenti e/o vittime di un’ingiustizia: è una forma di protesta estrema; gli scioperi della fame e della sete ne sono l’espressione più razionale, ma “succede” anche agli animali posti in cattività.
Questo atteggiamento può essere spiegato con la certezza (spesso fallace) che domani sarà peggiore di oggi.
Alcune persone poste davanti ad un filmato che mostra spirali che ruotano in senso opposto, tenderanno a preferirne una piuttosto di un’altra, a seconda del loro stato d’animo, della loro situazione economico-sociale del momento, della loro naturale inclinazione al pessimismo o all’ottimismo. L’ottimista sceglierà quella che restituisce l’illusione ottica di allargarsi e tendere verso l’esterno; il pessimista sceglierà l’altra. Altra componente fondamentale sarà quella del senso di rotazione (orario o antiorario). Se quella che tende ad allargarsi ruoterà anche in senso orario, restituirà il massimo dell’ottimismo: gli spostamenti da sinistra a destra e in senso orario ci proiettano verso il futuro, quelli inversi ci frenano o addirittura ci portano indietro.
Il veicolo dell’ottimismo, poi, varia in funzione dell’età del soggetto: bambini, adolescenti, adulti ed anziani hanno bisogno di sicurezze diverse che via-via formano, deformano - e in alcuni casi distruggono - il carattere di una persona. Le aspettative di un bambino sono quelle di essere protetto dai genitori, quelle di un adolescente anche, ma con spazi di manovra e libertà; quelle di un adulto sono poter lavorare e guadagnare per vivere dignitosamente e per poter versare quei contributi pensionistici che gli occorreranno in vecchiaia.
I “suicidi da crisi” - come sono stati definiti dai media in quest’ultimo periodo - non sono affatto disgrazie, ma “succedono” poiché la natura del gesto è dettata da cause relazionali connotate da assenza di garanzia e, quindi, speranza nel futuro. Chi dovrebbe garantire? Ovviamente i rappresentanti dello Stato che in questa particolare congiuntura economico-sociale non stanno dimostrando di poter (e voler) proteggere lavoratori e cittadini in genere. Questi si sentono abbandonati - se non vessati - da quell’istituzione “democratica” che dovrebbe invece farsi carico di chi ha contributo a che la stessa divenisse realtà.
Insomma dovrebbero far ruotare la spirale nel senso corretto.
In sintesi, quando Mario Monti pontifica sull’impossibilità di non pagare le tasse, dovrebbe porsi la domanda esattamente contraria e cioè: “Sono state garantite le possibilità basilari affinché le tasse possano essere pagate?”.
Domande del genere se le pone soltanto un essere umano con emozioni, appunto, umane.

Carlo Pompei

 Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry .

Nessun commento:

Posta un commento