domenica 7 dicembre 2025

Paolo Macry ci avverte: senza riarmo morale l’Europa affonda

 



Desideriamo segnalare l’editoriale di Paolo Macry, uscito sul “Riformista” (*), storico e professore emerito dell’Università Federico  II. Autore di libri acuti e interessanti, capaci di cogliere l’ignoto nel noto storico. Di particolare interesse per i nostri studi fu il suo arguto Gli ultimi giorni. Stati che crollano nell’Europa del Novecento (Il Mulino, 2009), che  tornò molto utile nella preparazione del nostro Passeggiare tra le rovine. Sociologia della decadenza (Il Foglio, 2016).

Il suo editoriale coglie un punto essenziale a proposito del girone infernale in cui si è infilata l’Europa, che da anni vive sulle rendite di una specie di pacifismo presuntivo. E che ora, dopo decenni  di cambiali a babbo morto, deve invece vedersela con il conto salatissimo sventolato da Trump. Un personaggio corpulento e maligno, che ricorda, anche nel fisico, uno di quei brutti e antipatici osti dei Racconti romani di Moravia.



Cosa dice Macry? Che si fa un gran parlare, anche giustamente, dei cedimenti verso Hitler, culminati nell’inginocchiatoio di Monaco, auspice il “Bonito Napoloni” immortalato da Chaplin, ma non si parla della vittoria del 1945, che nel 1938-1939 sembrava qualcosa di irrealizzabile. E invece il “Mondo Libero” vinse.

Ovviamente grazie all’intervento americano e al coinvolgimento della Russia comunista, ma soprattutto  grazie a  due fattori: un riarmo rapidissimo e il cemento morale rappresentato dalla certezza che si stava combattendo una guerra giusta. Per la libertà di tutti i popoli.

In questo momento, in cui Trump ha girato le spalle all’Europa e la Russia di Putin ci sfida apertamente, grazie a una Cina che si compiace di vedere andare a pezzi nel XXI secolo i nemici europei del XIX, l’Europa è in grado di dare un colpo di reni come nel 1941-1943?

Questo è il problema posto da uno storico sottile come Paolo Macry, che evoca il recupero della stessa “mobilitazione morale” per non “lasciare la guerra nelle mani dei tiranni”.



Siamo completamente d’accordo. Sono cose che scriviamo anche noi, e da tempo. Però la vediamo dura. Anche perché, come osserva Macry, si tratta “di una lezione dimenticata, oggi, dai pochi sopravvissuti e sconosciuta alle nuove generazioni”. E soprattutto — cosa più grave — la classe politica europea, per una parte, è imbevuta di pacifismo e per l’altra guarda ammirata ai nuovi "Napoloni".

Un mix perfetto, o quasi, per andare a fondo.

Forse, come nel 1939, sarà necessaria la doccia gelata dell’aggressione militare. Ma sarebbe l’ennesima prova che l’Europa non impara mai nulla finché non è costretta, e che la storia, quando torna, non è mai gentile con chi la ignora.

Carlo Gambescia

 

(*) Qui:  https://www.ilriformista.it/loccidente-senza-mobilitazione-morale-lascia-la-guerra-nelle-mani-dei-tiranni-492112/ 

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