Si legga prima quanto ha dichiarato Salvini sull’ “affare” Netanyahu:
“ ‘I criminali di guerra sono altri, non entro nel merito delle dinamiche internazionali. Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medio Oriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali’. Salvini ha poi accusato l’Aia di essere stata influenzata dai paesi arabi, ignorando le posizioni che hanno adottato nell’ultimo anno di guerra. ‘Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali’ “ (*) .
Come non essere d’accordo? Almeno in larga parte? Eppure c’è qualcosa che non convince. Una stonatura che contrassegna tutte le destre oggi definite sovraniste, incluse quelle dalle radici fasciste come Fratelli d’Italia. Destre, al momento, schierate con Israele.
Di cosa si tratta? Islamofobia. Brutta parola. Cioè lo stesso concetto razzista che a destra serve per “bollare” il migrante: presuntivamente ritenuto di altra fede, quindi in automatico un pericoloso nemico dell’Italia e dell’Occidente.
Per capirsi: si contrasta l’antisemitismo, la semitofobia (per così dire), per sostituirla con l’islamofobia. Cosa c’entra questo atteggiamento di chiusura con i valori dell’Occidente? Che sono invece di apertura e tolleranza?
Cosa vogliamo dire? Che si può essere dalla parte di Netanyahu, di Israele e dell’Occidente, senza per questo dover portare all’altare la causa razzista delle destre sovraniste.
Qui il discorso si fa più generale – nel senso che va oltre il caso Netanyahu – perché spesso leader, non solo come Salvini, ma più o meno dalle stesse idee, come Meloni, Orbán, Le Pen, ora anche Trump, ripetono di essere dalla parte dell’Occidente, anzi ci si fregia dell’appellativo di suoi “difensori”.
Difensori di cosa? Qui risiede il vero punto debole dell’ideologia cosiddetta sovranista. Cioè di ogni visione dell’Occidente come unità biologica.
Si pensi alla cosiddetta teoria della sostituzione, molto diffusa a destra, tra i sovranisti, che scorge un pericoloso piano, ad opera dei soliti incappucciati, che punterebbe alla sostituzione in Europa della razza bianca con altre razze. Sotto questo aspetto, un africano, quando islamico, diventa il capro espiatorio ideale.
Ma non è tutto. Il biologismo delle destre gode anche della cattiva compagnia di un cristianesimo reazionario, da crociata, di tipo tradizionalista. Il che spiega, come in queste destre, curiosamente, la difesa di Israele dal cattivo islamico che guarda con bramosia sostituiva all’Europa, possa coesistere con la difesa della Russia. Si faccia attenzione: Russia. Perché i Putin passano, mentre restano al loro posto i “grandi valori” del cristianesimo ortodosso, anch’esso all’occorenza crociato e cesaro-papista.
Purtroppo la situazione è la seguente: esiste una visione biologistico-reazionaria dell’Occidente, un mix di natura e cultura. O se si preferisce un combinato disposto tra pseudoscienza razzista e organizzazione dell’entusiasmo di tipo cesarista democratico-plebiscitario che le destre difendono a spada tratta.
Ovviamente, al momento, queste destre si muovono all’interno dell’altro Occidente, quello vero, liberal-democratico, aperto e tollerante, quindi devono fare buon viso a cattivo gioco. Il classico lupo che si nasconde sotto la pelle di agnello.
E cosa deve fare Netanyahu dinanzi a questo specie di ballo in maschera? Che vede invece sulla difensiva il “vero” Occidente, quello liberal-democratico, laico e illuminista? Di sicuro, non può permettersi di andare troppo per il sottile. Assediato, deve accettare aiuti da qualsiasi parte provengano. Si tratta di una lotta per la sopravvivenza.
Ciò che invece deve fare l’Occidente liberal-democratico è di non schierarsi, come in parte sta avvenendo, con i nemici di Israele. E per due semplici ragioni.
La prima, che andando contro Israele, si consente a personaggi pericolosi come Salvini, Meloni, Orbán, eccetera, di accreditarsi come liberal-democratici, cosa che assolutamente non è.
La seconda, è che lo stato di Israele, come purtroppo ora asseriscono anche le destre sovraniste, è un’isola liberal-democratica nell’oceano del fondamentalismo islamico. E perciò va aiutato e protetto.
Senza però – ecco la differenza con la destra sovraniste – dover sposare visioni biologistico-reazionarie a sfondo confessionale.
Qui però nasce un grande problema di tipo comunicativo. Le distinzioni molto sottili, qui avanzate, tra le due forme di Occidente non sono alla portata cogntiva di tutti. Talvolta nei social pro Meloni e pro Salvini si legge che il loro è un occidentalismo a prova di bomba, perché difendono Israele. Che altra prova serve, si legge?
Come scritto, le cose non stanno così. Però sul piano della comprensione e della comunicazione le spiegazioni complesse non sono alla portata di tutti. Purtroppo l’elettore comune preferisce le risposte semplici, non importa se grossolane e false.
Sappiamo benissimo di aver sollevato una questione metapolitica. Insomma, di tirare in ballo i massimi sistemi…
Però la radice del male, se così si può chiamare, è qui: nel grande problema, forse insolubile, del nostro tempo, della democrazia, gridata, emotiva, che non va troppo per il sottile.
Il che, tra l’altro, spiega il successo di un demagogo come Trump.
Ma questa è un’altra storia.
Carlo Gambescia
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