martedì 26 novembre 2024

Giorgia Meloni, violenze sessuali e migranti

 


Giorgia Meloni, conferma e rilancia. Che cosa? Il razzismo vero, quello dentro, che sembra essere nel suo Dna. E ovviamente del partito che rappresenta. Su questo ha ragione.

Qualsiasi studioso di sociologia, a meno che non sia un iscritto al KKK, sa che per quanto riguarda i casi di violenza sessuale i dati sull’ elevata incidenza dei migranti, poi addirittura dei migranti irregolari (quindi non perfettamente censiti proprio perché tali), non sono attendibili(*). Quindi si tratta di una materia “terra di nessuno” ideale per fabbricare quelle accuse che tanto piacciono al “razzista medio”, diciamo così.

In realtà non è una questione quantitativa ma qualitativa: di atteggiamento mentale e comportamentale verso il migrante.

Si rifletta. Ammesso e non concesso che sui dati Giorgia Meloni (e prima di lei il leghista Valditara) abbia ragione, la discriminazione penale sulla base della razza – perché di questo si tratta – a quali precedenti rimanda e dove può condurre?

Sui precedenti rinvia direttamente al filone razzista della storia europea che culmina nelle efferatezze del nazionalsocialismo. Quanto agli sviluppi, rinvia alla segregazione razziale, cioè alla non inclusione sociale del migrante.

Si critica e deride la sinistra buonista, perché, come si dice, vuole accogliere tutti. Cosa che, sul piano quantitativo può essere discussa o meno, ma non su quello qualitativo.

Per la seconda volta usiamo il termine qualitativo. Che cosa vogliamo dire? Che l’elemento qualitativo, è quello ad esempio, per chi studia la politica, che impedisce di mettere sullo stesso piano De Gasperi e Mussolini, Hitler e Adenauer.

E qual è l’elemento qualitativo nell’ambito della sociologia delle migrazioni? Che, sociologicamente parlando, è sempre preferibile un atteggiamento di apertura, di inclusione a un atteggiamento di chiusura ed esclusione.

Qui introduciamo un concetto molto interessante (che riprediamo dall'amico Jerónimo Molina): quello di immaginazione del disastro. Cioè, che il politico lungimirante – semplificando – deve sempre pensare al peggio. Detto altrimenti, deve immaginare lo scenario peggiore, e prendere la sua decisione in base all’ ipotesi di futuro più sfavorevole.

Di conseguenza, rispetto all’inclusione-esclusione del migrante, il disastro da immaginare rinvia alla società chiusa sotto il profilo razziale. Sotto questo aspetto, l’autoconsunzione di Sparta, società chiusa, resta per noi un esempio storico esemplare di immaginazione del disastro esemplare. Per contro, la gagliardia di Roma, società aperta, indica tuttora la strada da seguire, sempre sul piano dell’esempio.

Pertanto il razzista medio, diciamo, ben rappresentato da Giorgia Meloni, pensa come un spartano e non come un antico romano.

Cosa vogliamo dire? Che fatte le debite differenza tra società del passato e società moderne, resta sempre preferibile un atteggiamento di apertura a uno di chiusura. E qui parlano da sole ricchezza culturale e durata storica di Roma.

Ovviamente, i processi di inclusione, implicano i conflitti sociali. Quindi rischi da assumere, che vanno gestiti. Certo, a un occhio, politicamente rozzo, l’esclusione preventiva, sembra rappresentare la strada più facile. Che c'è di più facile di una specie di armonia totalitaria.

In realtà è una soluzione esiziale, perché la chiusura alla lunga incide sui processi di riproduzione sociale, culturale e demografica. Fermo restando un fatto fondamentale di cui tenere conto: che alla moderna ottica liberale ripugna l’idea di costringere gli individui a prolificare come animali. Pertanto, oggi come oggi, in una società liberale, l’unica strada percorribile resta l’inclusione.

Insomma, la reale alternativa è tra l’autoconsunzione esclusivista e la crescita inclusivista. Tra Sparta e Roma.

Il che significa che l’atteggiamento razzista di Giorgia Meloni non ha alcuna giustificazione, né sociologica, né metapolitica, se non quella di predicare l’odio verso i migranti, immaginando disastri che sono solo nella sua mente ossessionata, quasi in chiave psicopatologica, dalla figura dell’altro, del diverso, come un essere pericoloso, da tenere a debita distanza.

Cento volte meglio il cosiddetto buonismo della sinistra. Che, tra l’altro, sta dalla parte di Roma antica e accetta le sfide dell’immaginazione. Del disastro. Quello vero però, che consiste nella chiusura.

Carlo Gambescia

(*) Per un rapida rassegna della questione, alla portata di tutti, si veda qui: https://pagellapolitica.it/articoli/fact-checking-valditara-immigrati-irregolari-violenze-sessuali .

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