lunedì 18 novembre 2024

Femminismo di destra?

 


Qual è il lascito principale del Novecento? Diciamo maledetto? L’ ideologia come braccio armato dell’intolleranza. Cioè del pensare, ma sempre contro qualcuno o qualcosa. Parliamo di un odio capillare, sistematico, organizzato, incarnato dal fascismo, dal nazionalsocialismo, dal comunismo.

A differenza del liberalismo, che prima di ogni altra cosa (quindi anche dei possibili difetti “ideologici”) è una mentalità aperta e tollerante, l’ideologia divide il mondo in buoni e cattivi. E al tempo stesso, cerca di appropriarsi delle idee altrui, riconvertendole in proprie. Le famigerate Gramsci-strategie a destra, che hanno ormai superato i cinquant’anni.

Si pensi a una tematica come quella femminista, che non è altro che un portato della moderna idea di eguaglianza, nel senso di perseguire la parità di diritti tra uomo e donna.

Nonostante questa diversità di Dna culturale, la destra, soprattutto quella al governo in Italia, dalle radici fasciste, sembra rivendicare ciò che si potrebbe definire il femminismo di destra, come provano convegni, incontri e pubblicazioni. 

In realtà qualsiasi tentativo di collegare destra, “quella” destra, e femminismo assume inevitabilmente valore ossimorico. Per dirla alla  buona, si pensi ai famosi cavoli a merenda.

La destra ha sempre posto l’accento sulla madre, o comunque sulla donna impegnata nelle attività di cura: lavoro domestico, di maestra, infermiera, ma anche “soldatessa” come nel caso della famose “Ausiliarie” della Repubblica di Salò, impiegate però nelle retrovie in attività appunto di cura e di sussistenza.

Nonostante ciò, può anche essere comprebsibile che un partito, che ha come leader una donna, Giorgia Meloni, presidente e “madre”, come non a caso si sottolinea, si sforzi di delineare la figura della donna di destra. Un’operazione però molto a tavolino, puro costruttivismo ideologico in stile Novecento.

Che tuttavia – ecco il pericoloso strascico ideologico – assume l’aspetto della ricerca di identità contro qualcosa. Per capirsi: A non può essere B. Quindi siamo davanti a un discorso non inclusivo. Nel caso specifico si va contro l’idea di una famiglia fluida (semplificando). Il concetto di esclusione per la destra è un fattore unificante. Il che spiega la lotta all’ultimo sangue contro la famiglia B che non può essere famiglia A, lotta che accomuna uomini e donne di destra.

Ciò significa due cose: 1) che il femminismo di destra è tradizionalista e 2) che si impone di combattere il femminismo di sinistra, visto come veicolo, altro tema gradito agli uomini di destra, di cultura woke, cancel, transgender: l’ultimo grido in tema di cultura catalizzante l’odio della destra.

Il femminismo di destra in parole povere si schiera con la normalità, o meglio con ciò che ritiene sia la normalità, a partire dalla difesa della famiglia tradizionale. Un vero e proprio assunto storico e logico.

Perché? Per il semplice fatto che la cultura di destra rifiuta il liberalismo, e rifiutandolo, disprezza il pluralismo, quindi l’idea stessa di una famiglia plurale. E, cosa più grave ancora, il diritto, uguale per tutti e tutte, di sposarsi o mettersi insieme con chiunque si desideri, con i diritti che ne discendono in termini di prole, gestione familiare, eccetera.

Insomma, una volta sfrondato il femminismo di destra dagli inutili orpelli della retorica contro la sinistra, non resta che una visione tradizionalista, prima che della donna, del mondo. Il pre-assunto dell’ assunto di cui sopra.

Un vicolo cieco. Perché tradizione significa ripetizione del medesimo attraverso la trasmissione generazionale. Pertanto già nell’atto stesso di tradere (trasmettere, tramandare) si rivela la negazione di ciò che non viene trasmesso (giudizio di valore incluso).

E poiché la tradizione è  invitabilmente gerarchia (di valori e di uomini in primo luogo), la parità dei diritti, concetto moderno per eccellenza, con tutto quel che ne consegue, è qualcosa di totalmente inaccettabile per la destra.

Di qui, una volta esauritosi il fumo propagandistico degli attacchi portati contro la sinistra, si può scoprire quel nulla  che caratterizza un pensiero che non ha mai accettato la modernità. E  che quindi non è del mondo (moderno) e che  non vuole neppure parlare al mondo (moderno). La negazione sublima l'incapacità.

Si pensi a una grande questione come quella della maternità surrogata, che la destra ha liquidato brutalmente come “utero in affitto” e tramutato in reato universale. Un problema di libertà della donna meschinamente retrocesso a comportamento sanzionabile penalmente.

Ecco un bellissimo esempio di femminismo di destra. Roba da vergognarsi.

Carlo Gambescia

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