La storia del missile russo Oreshnik , cioè se sia o meno una
balla spaziale, è interessante dal punto di vista dell'analisi del rapporto tra
propaganda e reale conduzione della guerra.
Quale immagine di sé vuole trasmettere Mosca con questo missile? Che è fortissima e in qualsiasi momento può colpire, e in modo devastante, l’Ucraina e gli alleati.
Che l’arma esista o meno, e sia così efficace, è tutto sommato una
questione secondaria. Almeno nella guerra delle parole rispetto
all’evoluzione reale dei fatti. E qui veniamo alle "balle spaziali", al rapporto, come dicevamo, tra guerra e propaganda. O per dirla con Pareto, tra fatti e teorie.
Quali sono i fatti? Che la Russia, da sola non sembra farcela. Mentre l’Ucraina, che non è sola (almeno finora) resiste da quasi tre anni. Tutto il resto è teoria spalmata sul pane.
Questa è la vera realtà. Che, in termini di “due più due uguale quattro”, significa che, con un sostegno pari o superiore a quello finora fornito all’Ucraina, Kiev può farcela, nel senso di recuperare e conservare (con un punto interrogativo sulla Crimea) la sua integrità territoriale violata da Mosca.
Su questo capitale morale, non da tutti condiviso, quindi nelle sue crepe, si innesta la propaganda russa che in debito di ossigeno sul campo prova a cambiare le carte in tavola, minacciando l’uso di armi potentissime, eccetera. Da ultimo il missile Oreshnik.
Il lato interessante, dal punto di vista dell’interazione tra fatti e teorie, è che ( i fatti) la Russia sta perdendo – perdendo rispetto al progetto iniziale di ridurre all’obbedienza in due settimane l’Ucraina. Di qui quel combinato disposto tra minacce e propaganda ( le teorie) per mascherare le enormi difficoltà che sta incontrando.
Ma non è tutto perché c’è anche un lato tragicomico rappresentato dalle non poche teorie, sviluppate, soprattutto in Europa, dalla quinta colonna, i filorussi insomma: un grumo di politici, professori, giornalisti, commentatori improvvisati che pur di giustificare l’insuccesso sovietico, da ultimo, ha sposato l’immaginosa teoria che la Russia fatica sul campo volutamente, perché vuole mandare per le lunghe la guerra allo scopo di far esplodere le contraddizioni interne all’Occidente euro-americano.
Insomma, se Mosca vince è merito di Mosca, se perde, è sempre merito di Mosca. Una tragicommedia, perché c’è chi muore.
Possibile che quasi tre anni di guerra non abbiano insegnato all’Occidente una cosa fondamentale? Cioè che per i russi il rapporto tra insuccessi e propaganda è direttamente proporzionale. Detto altrimenti: all’aumento della prima variabile (insuccesso) si accompagna l’aumento della seconda variabile (propaganda).
In realtà, come dicevamo, non esiste prova migliore delle difficoltà russe, come la crescita delle balle spaziale in base alla tecnica propagandistica delle famose armi segrete risolutive per minacciare e spaventare gli avversari. E’ così difficile da capire? Pare proprio di sì.
Già conosciamo la domanda: se la Russia non bleffasse? In realtà, dopo quasi tre anni di guerra Mosca non è molto credibile. Doveva fare un solo boccone dell’Ucraina, e invece arruola soldati coreani, compra armi in Cina e droni in Iran.
Si dirà, che nell’impossibilità di poter rispondere con certezza al quesito, sarebbe meglio cedere, abbandonando l’Ucraina al suo triste destino, perché la Russia possiede comunque le armi atomiche.
Questo è l’argomento dei pacifisti che piace molto a russi e filorussi.
Ma siamo proprio sicuri che i russi vogliano la pace e che si accontentino solo dell’Ucraina? No, non vi è certezza.
Nella totale assenza di certezze, sia in un senso che nell’altro, tanto varrebbe continuare a sostenere l’Ucraina, e con successo, come da quasi tre anni a questa parte (fatti). E di non credere alle balle spaziali russe (teorie).
Però, per fare questo, si deve essere uniti. E l’Occidente euro-americano, soprattutto dopo l’avvento al potere dei sovranisti e ora di Trump, non sembra esserlo. E i russi lo sanno.
Concludendo, il vero problema è rappresentato dalle crepe dell’Occidente non dalle balle spaziali di Mosca.
Carlo Gambescia
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