domenica 24 novembre 2024

La fiamma e la strategia del vittimismo

 


Su “Libero” in questi giorni si dibatte, tra vecchi fusti e befane senza scope, sull’idea di togliere o meno la fiamma dal simbolo elettorale di Fratelli d’Italia.

Una discussione di pura facciata. Perché il partito, oggi di Giorgia Meloni, un tempo di Gianfranco Fini, e prima ancora di Giorgio Almirante, dovrebbe discutere di ben altro.

Non si diventa liberali, filo-capitalisti e filo-occidentali a comando. Sganciarsi dalla fiamma che rinvia al sepolcro di Mussolini, non significa separarsi dalla cultura della tentazione fascista.

Si dirà che Fratelli d’Italia dichiara ai quattro venti di stare dalla parte dell’Ucraina e di Israele. Nulla di significativo, perché sono scelte di politica estera, sempre revocabili, soprattutto quando, come nel caso di Fratelli d’Italia, sono dettate non da ideali meditati e condivisi, ma da puri calcoli politici.

Si rifletta. Nel quadro delle  attuali alleanze, una destra apertamente filorussa e antisemita entrerebbe subito in urto con gli Stati Uniti, la Nato e l’Unione europea.

Giorgia Meloni, da brava temporeggiatrice, sa quando colpire o meno il nemico. Perciò non può ignorare che, al momento,  da una svolta anti-occidentale non avrebbe nulla da guadagnare. Sa benissimo che finirebbe sotto tiro.

Si noti una cosa: la sproporzione tra l’intensità degli attacchi della sinistra sull’antifascismo, piuttosto bassa, e le reazioni spropositate della destra.

Perché questa continua amplificazione degli attacchi ricevuti? La destra ha scoperto il valore del vittimismo politico. Di qui la strategia di atteggiarsi a vittima di una congiura politica, che con la scusa dell’antifascismo – si dice – pretende di calpestare il voto a destra degli italiani.

La prima pagina di ieri del “Secolo” sembra riportare l’Italia agli anni Settanta del Novecento. Ma anche sugli altri giornali più o meno organici alla destra sembra prevalere la stessa linea politico-editoriale, volta a creare l’immagine di un governo assediato da una sinistra in combutta con il terrorismo, ovviamente rosso.

E ciò che è ancora peggio è che la sinistra sembra soffrire questa strategia vittimista della destra. La pressione politica è talmente forte che l’accusa di fascismo, che in termini di “tentazione” avrebbe un senso, sembra essere diventata anche a sinistra sconveniente, inopportuna, impropria. Roba da studentelli impreparati e da gruppetti di nostalgici del comunismo. Insomma, folclore di sinistra.

Pertanto la situazione è questa: la sinistra è divisa proprio sull’antifascismo e perde colpi, mentre la destra continua imperterrita a gridare alla congiura antifascista, alla “violenza rossa”, come appunto si legge sul “Secolo”. Per inciso, a parlare di congiure è il governo non l’opposizione: roba da dittatori sudamericani.

Di conseguenza, in questo contesto, la condivisione delle ragioni di Kiev e Gerusalemme si trasforma in un eccellente paravento politico: come ci si può accusare di essere fascisti se siamo contro la dittatura di Putin e amici di Israele?

In realtà il brodo culturale di Fratelli d’Italia è sempre quello primordiale della tentazione fascista: futurismo, dannunzianesimo, antiparlamentarismo vociano, niccianesimo, nazionalismo e autarchismo. La stessa saga del Signore degli Anelli è vissuta secondo il cliché del romanticismo fascista: del pugno di eroi, cameratescamente in lotta contro il nichilistico mondo borghese.

Infine, dell’Occidente si condivide il lato oscuro: quello medievaleggiante, controriformista e controrivoluzionario. Non si dimentichi mai che la cultura della tentazione fascista è animata dalla critica radicale all’illuminismo e alla modernità, vista, quest'ultima,   come mezzo e non come fine. La modernità come leva contro se stessa.

Ripetiamo,  la forza di Giorgia Meloni è nel vittimismo: nel presentare il governo come incolpevole vittima del pericolo rosso. Si pensi al poveretto che va a passeggio è viene investito sul marciapiede da una automobile. Sono cose che possono capitare, ma di rado. Ecco la destra meloniana, presenta se stessa, come un bersaglio ogni cinque minuti di un pirata della strada.

È possibile? No. Eppure sul pericolo rosso Giorgia Meloni sta costruendo, intorno a un partito che non ha mai fatto i conti con il fascismo, un consenso che non ha precedenti nell’Italia repubblicana.

Il rischio è che una volta consolidato il governo, anche con  devastanti riforme istituzionali in chiave plebiscitaria, torni a galla la vecchia merda politica.

Sotto tale aspetto togliere dal simbolo la fiamma, significa solo cambiare marca di carta igienica.

Carlo Gambescia

P.S. Ci scusiamo con il lettore per la chiusa scatologica.

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