martedì 17 maggio 2022

Toni Capuozzo e i pozzi televisivi avvelenati


 

In realtà, mi accadeva, regolarmente anche prima, però da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, a maggior ragione, non ho visto un solo talk show. Li ho vissuti di rimbalzo, sulle cronache.

A dire il vero, non ho mai amato le risse televisive, e nonostante alcuni inviti mi sono sempre tenuto alla larga. Non condividevo e non condivido il metodo di autori e conduttori.

Quale metodo? Estrapolare una frase racchiusa in un post, in un articolo, in un libro, e invitare chi l’abbia scritta a commentare in base, ovviamente, ai desiderata del momento di conduttori e autori. In pratica ci si trasforma in marionette. Più si fa il gioco del programma, ossia più si è aggressivi, più si ha successo. Si tratta di una vera e propria degenerazione del concetto di pubblica opinione.

Ovviamente, alcuni giornalisti si sono specializzati nella tecnica del Bastian contrario in nome – non sia mai – della libertà di pensiero. In genere si tratta di comunisti pentiti (si fa per dire), come Toni Capuozzo. C’è chi li definisce come gli ultimi romantici, chi invece ritiene che siano al soldo dei nemici dell’Occidente.

Comunque sia, Capuozzo in particolare non ha mai fatto mistero di odiare l’Occidente, il liberalismo, il mercato. Un giornalista abilissimo nel disinformare, il buon sangue della scuola comunista non tradisce mai. Purtroppo, molti come lui, godono del famigerato due pesi due misure: nel senso che possono dire cose, negate a chi sia di destra, magari con trascorsi neofascisti. Si chiama anche doppio registro.

Si noti, come esempio, il sottile veleno sparso nei pozzi televisivi da Capuozzo, appena giunta la notizia di un accordo per far evacuare i feriti dalle acciaierie Azovstal.

Dove? Nell’ospitata a casa, televisivamente parlando, di uno strano liberale, almeno come si autodefinisce: Nicola Porro. Che per inciso, a parte la ricorrente polemica, da tabaccaio del XXI secolo sul vampirismo fiscale, dice cose da fasciocomunista. Ma questa è un’altra storia.

Dicevo Capuozzo e il veleno… Si legga qui (*):

«Il battaglione Azov non aveva cibo né armi ma avevano sempre i telefoni carichi per mandare messaggi a tutti – ha detto il giornalista – L’evacuazione mette fine alla retorica a cui abbiamo assistito in questi mesi, che ci porta a essere tifosi quando dovremmo scuotere la testa di fronte a quanto sta accadendo».

Capito? Un assedio in piena regola, liquidato come il televoto di un grumo fascisti… Ma non è ancora finita:

«Secondo Capuozzo, i militari del battaglione Azov “sono scomodi” perché “non amano Zelensky e non sono amati da lui”.»

Capito? Zelenski non li ama, ma ricarica i telefonini.

Conclusioni:

«Capuozzo ha infine fatto notare come l’assenza di personale Onu o Croce Rossa significhi che l’accordo per l’evacuazione è stato raggiunto tra Russia e Ucraina. “Un accordo che ha elementi di generosità – ha detto Capuozzo – perché non c’è stata la sfilata dei vinti. Quanto accaduto è in controtendenza con i desiderata della Nato e di Washington. In queste settimane siamo passati dalla volontà di aiutare Kiev a resistere a sostenere l’Ucraina nella riconquista dei territori persi otto anni fa”.»

Capito? Vanno ringraziati gli invasori russi.

In poche battute, oltre a disinformare, Capuozzo si inventa, o comunque enfatizza, un conflitto tra Zelensky e i fascisti del battaglione Azov. Ma non era “fascista” pure Zelensky? E dipinge i russi, gli aggressori, come santi laici. E, naturalmente, liquida il giusto desiderio ucraino di difendere la propria integrità territoriale, come un diabolico progetto Nato e di Washington.

Il che rimanda alla vulgata filorussa. Che Capuozzo veicola in un programma presunto liberale.

Capuozzo il suo mestiere, creda o meno in quel che dice, lo sa fare molto bene. Scuola comunista, come dicevamo. Porro, il suo, prova di non saperlo fare. Perché o si fa mettere nel sacco, come un cretino, o sa quello che fa, quindi è un disinformatore provetto pure lui. Delle due l’una.

Già mi sembra di sentire la critica… Che razza di liberale è, questo Gambescia, che vuole tappare la bocca a un fior di giornalista, pluripremiato, come Capuozzo? Un giornalista, “fuori dal  coro”, come si legge, che, come recita il credo liberale, ha il sacrosanto diritto di dissentire?

In realtà le vere domande sono le seguenti: 1) Siamo o non siamo in guerra? Se sì, il “dissenso” vada pure dissentire, ma sulla Piazza Rossa, usando i mezzi di comunicazione sociale del Cremlino; 2) L’Ucraina deve o non deve respingere i russi oltre i suoi confini? Se deve “vincere”, perché “vincere” significa respingere i russi oltre i confini, e nulla più , allora il dissenziente, faccia come sopra. 3) L’Occidente deve dare una mano, oppure no? Se deve darla, come sopra.

Purtroppo, il punto è che in Occidente, e soprattutto in Europa e in Italia, le idee su cosa deve essere fatto non sono chiare. Di qui, il blaterare di pace, la pseudovolontà di trattative a ogni costo, gli aiuti sottobanco. In questo modo però la gente comune, non si considera in guerra. Di qui, la rivendicazione, apparentemente giustificata, di un diritto alle voci di dissenso, che invece quando parlano le armi, cioè quando c’è un’emergenza vera, non il film catastrofista sull’epidemia, pardon pandemia, è totalmente fuori luogo.  Anche perché nella confusione totale fiorisce rigogliosamente la mala pianta della disinformazione, le cui foglie, nel caso particolare adornano il loggione dei russi, che in realtà sarebbero i nemici.

“Sarebbero” poiché il famoso “italiano-anguilla, ironicamente teorizzato dal grande Walter Chiari, non si sentiva in guerra nel 1943, figurarsi oggi… Quindi si continua a discutere come se l’invasione russa dell’Ucraina fosse una bega condominiale. Con leggerezza biforcuta da talk show. Altro che la Camera bassa, la forbita Chambre guizotiana…

Ora, non credo che Capuozzo sia al soldo dei russi, l’uomo sembra integro. Però da vecchio e inguaribile comunista romantico, rimpiange l’ ordine di Jalta, odia il liberalismo e il capitalismo. L’Ucraina invece si batte contro Jalta e vuole continuare a modernizzarsi politicamente ed economicamente. Si chiama rotta di collisione. Chiunque voglia salire sulla nave di Capuozzo si accomodi pure. Destinazione Odessa, tra le mine, piazzate dai russi.

Non si confondano però le idee ai non pochi  telespettatori già confusi.  I buoni stanno a Kiev. Punto.

Carlo Gambescia

(*) https://notizie.virgilio.it/evacuazione-battaglione-azov-toni-capuozzo-finisce-la-retorica-sono-reduci-scomodi-1530109

 

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