lunedì 2 maggio 2022

Imperi e percezioni (articolo di Carlo Pompei)

L’articolo di Carlo Pompei che segue, articolo ricco e interessante, ha avuto il “privilegio” (si fa per dire) di una segnalazione su Fb: il solito delatore di mestiere, diciamo delatore nell’anima, più poeticamente. Di conseguenza l’amico Carlo si è visto comminare una settimana di sospensione… Inutile dire altro, se non che – banalità superiore – in guerra la prima vittima è la verità. 
Buona lettura. (C.G.)



Imperi e percezioni. Pesi, misure, tifo e benaltrismo.
Invasori e invasati

di Carlo Pompei

Con la sgradevole sensazione di essere equivocato, sarei tentato di inserire una premessa inutile, quindi non lo farò e chi vuol capire, capisca: nessuno ha piacere di subire prepotenze, salvo i pervertiti masochisti ad opera di sadici.
È pur sempre una premessa, mannaggia la retorica.
Ma andiamo al sodo.

Innanzitutto parto dal fatto che Stati Uniti, Russia ed Israele – e non soltanto – siano entità (nazioni, stati, confederazioni) che non hanno ratificate le funzioni di Corti e Tribunali internazionali pur facendone parte.
Un po’ come a dire che possono usufruirne per rinviare a giudizio personaggi di (quasi) ogni paese straniero che si siano macchiati di crimini internazionali contro l’umanità ad insindacabile giudizio dei componenti delle Corti, ma non sarebbero imputabili – dalle medesime – quei “cittadini” dei paesi facenti parte che non abbiano ratificato il trattato: una sorta di contorta impunità, anche se in alcuni – rarissimi – casi imbarazzanti si procede d’ufficio.
Ci sono centinaia di pagine negli Statuti da leggere in proposito, abbastanza confuse e contraddittorie in alcuni passaggi.
Per non parlare dei Consigli europei (sono due distinti), un guazzabuglio burocratico-politico-amministrativo del quale ci occuperemo in un post dedicato.

L’ONU
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (NAZIONI UNITE, non STATI UNITI, e dai, su…) fa quel che può, ma non oltre.
Vediamo:
“… Da ultimo, il 27 febbraio 2022, il Consiglio di Sicurezza, tenendo conto che la mancanza di unanimità dei suoi membri permanenti aveva impedito di esercitare la propria responsabilità primaria per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ha deciso di convocare una Sessione Speciale di emergenza dell’Assemblea Generale nella sua risoluzione 2623 (2022).
[Un documento scarno che rinvia ad altri documenti, indietro fino al 2014 ed oltre per altre questioni.
I pdf sono disponibili in rete, nda].
Di conseguenza, il 1° marzo 2022, l’Assemblea Generale, riunita in sessione di emergenza, ha adottato una risoluzione con la quale DEPLORAVA…
[non condannava, poiché non può, né come Assemblea, né come istituzione preposta a farlo, anche se (ad unanimità) può praticamente “rinviare a giudizio” delle Corti e, comunque, queste possono agire autonomamente, in una sorta di motu proprio, nda]
… l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina in violazione dell’articolo 2 della Carta e CHIEDEVA che la Federazione Russa CESSASSE immediatamente l’uso della forza contro l’Ucraina e RITIRASSE COMPLETAMENTE e INCONDIZIONATAMENTE tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti.

Tuttavia, a differenza delle RISOLUZIONI del CONSIGLIO di SICUREZZA, le RISOLUZIONI dell’ASSEMBLEA GENERALE non sono vincolanti, il che significa che i paesi non sono obbligati ad attuarle.”
Un procedimento inutile, sostanzialmente, poiché il consiglio è composto da 15 membri, dei quali cinque permanenti (Cina, Francia, Federazione Russa, Regno Unito e Stati Uniti) e dieci eletti a rotazione tra gli altri membri dell’ONU. Quindi, se non c’è unanimità dei 5 MEMBRI PERMANENTI, si ricorrerà sempre a RISOLUZIONI D’ASSEMBLEA, PROFORMA e non VINCOLANTI.

Inoltre intimava alla Russia di ritirarsi, non autorizzava contrattacchi in territorio russo, sia perché non può farlo, sia perché ciò significherebbe terza guerra mondiale o scontro nucleare, la differenza è nulla.
Praticamente l’unanimità è ottenibile soltanto se ci attaccano gli extraterrestri…

La NATO O PATTO ATLANTICO che dir si voglia, nasce come deterrente politico-militare e come forza contrapposta all’ex UNIONE SOVIETICA (URSS – CCCP) e degli stati satellite/cuscinetto aderenti al fu PATTO di Varsavia.
Non è il braccio armato dell’ONU, così come le corti penali internazionali non ne sono il braccio giudiziario, sono organismi indipendenti tra loro, anche se non del tutto disconnessi.
Le nazioni aspiranti a farne parte devono essere invitate, non possono “iscriversi” come se fosse un club senza regole d’accesso.

L’invito si formalizza esclusivamente quando l’ammissione non pregiudichi la pace e la sicurezza mondiali e non può essere contemplata quando le comprometta.
È il caso di tutti quegli stati di confine, si parli di Ucraina o di Finlandia nel Vecchio Continente (non soltanto Europa, attenzione) o di Messico o Canada per gli Stati Uniti (non dimentichiamoci del passaggio a nordovest).

Quindi?

Vediamo ancora.

ENDURING FREEDOM?
Alla fine degli anni ’90 abbiamo avuto modo di vedere all’opera la KFOR con i caschi blu ONU in ex Jugoslavia sotto il coordinamento di una compianta (pensa tu) Madeleine Korbel Albright (Marie Jana Korbelová, politica e diplomatica naturalizzata statunitense di origine cecoslovacca), Segretario di Stato USA, un’altra lady di ferro nell’era Clinton che gestì la situazione con qualche ombra, ma tutto sommato benissimo se rapportata ad oggi.

È vero, Putin non è Milosevic, ma proprio per questo occorre maggior cautela, poiché proprio in quegli anni il leader russo si apprestava a diventare tale e studiava molto da vicino sia USA che Europa, in primis Germania da controllare e crisi postcomuniste sul filo della Cortina di ferro.

Magari con una donna, forte, proveniente da Est, come cancelliere sostitutivo.

Stava per subentrare la moneta unica e l’11 settembre 2001 si verificò l’avvenimento che giustificò ENDURING FREEDOM e tutto ciò che ne conseguì, dalle primavere arabe alla sostituzione di regimi, quasi mai con successo, Afghanistan in primis, seguito da Libia e Iraq, ma non allarghiamo troppo il discorso, anche perché il medio oriente ha altri insoluti.

Shoah ebraica: unico genocidio?
A giudicare da come Israele abbia reagito (non accogliendolo) al paragone proposto da Zelensky, sembrerebbe di sì.
O, meglio, che sia lunico degno di essere annoverato.
Le destre pro o anti qualcosa non ci stanno.
E allora (nell’ordine):
– le foibe?
– i palestinesi?
– gli indiani d’America?
– gli armeni?

E così via, fino ai neanderthal per mano dei sapiens, a seconda di schieramenti variabili e momentanee convenienze.
Ma c’è – incredibilmente – di più.

Il TIFO

Che cosa fa scegliere l’opinione pubblica per uno dei contendenti?
Di solito lo sdegno, l’indignazione.

Ma anche l’ammirazione per l’uomo forte.
In questo, però, un ruolo fondamentale lo interpreta l’informazione veicolata, quasi mai indipendente.

Non serve e non voglio aggiungere altro, anche perché chi pone (e si pone) domande scomode viene zittito come borderline, un profilo che si adatta, invece, maggiormente a chi segua pedissequamente il pensiero unico.
Qualunque esso sia, non entro nel merito, ognuno deve crearsi la propria opinione.
Se ne è capace ed istruito correttamente, ovvio.
Ma d’altronde…
Strutture

PIRAMIDI DRITTE e ROVESCE
Gli imperi pre costituiti hanno forma di piramide ordinaria, l’imperatore è al di sopra di tutti, poi, via-via che si allarga la base, trovano posto funzionari e sottomessi.

La Russia, in tutte le sue versioni cronologiche (comunità, impero, unione, confederazione) ha sempre avuta tale struttura, ma anche il Regno Unito è similare, seppur parlamentare, per non parlare della Cina.
Con “sfumature” rilevanti, ma il principio basilare è quello.

Mentre gli “imperi spontanei” (non fraintendete) come gli USA, cioè quelli che si sono formati per concomitanza di fattori economico finanziari e avvenimenti storici (autarchia, indipendenza, risorse umane e fisiche del territorio, occasioni, politici di livello, etc.), hanno struttura rovescia, cioè, avendo ordinamento democratico, l’opinione pubblica esercita un potere enorme sui comportamenti dei politici, pertanto non è l’imperatore a gravare sui sudditi, ma sono i cittadini a “pesare” sui governanti.
Salvo eccezioni e trucchi del mestiere, poiché un impero democratico è un ossimoro, quindi non può esistere.
Eppure esiste, e di questo si dovrebbe parlare seriamente.

Più che di piramide rovescia, sembra un imbuto.

E giungiamo quindi al punto post machiavellico.
Quando ci si appella accoratamente al trattamento dei prigionieri, alla salvaguardia dei civili, alla convenzione di Ginevra e come essa distingua tra truppe ufficiali e truppe mercenarie ufficializzate, ci si accorge che il fine giustifica i mezzi soltanto quando il fine è ritenuto giusto (ma non è detto che lo sia) dall’opinione pubblica, proprio perché essa influenza politica e giornalismo che si adeguano ad essa, anziché porsi nella condizione di essere giudicati, a prescindere dai desiderata populisti.

Pertanto qualsiasi assassinio può essere giustificato se è considerato per una “buona causa”, anche se si tratta di anziani, donne o bambini, civili, innocenti, incolpevoli.

L’occidente li definisce cinicamente “effetti collaterali inevitabili”, l’oriente – altrettanto cinicamente, ma con minor ipocrisia e con visione ritenuta arretrata dall’occidente – ammette la necessità di vittime per ottenere qualcosa.

Una visione ottocentesca, rapportata all’Europa e, forse, a Stati uniti, molto meno romantici.

Gli stessi effetti che contemplavano Mao Tse Tung o Stalin, ma che anche Truman accettò sulle sue spalle politiche, però sulla pelle del popolo giapponese, reo di essere suddito di impero d’altra parte.

Senza dire chiaramente, però, che la prova “muscolare” su Hiroshima e Nagasaki non fu per indurre all’armistizio l’imperatore nipponico, né per dimostrare a Stalin chi fosse il più forte, ma per evitare che il giappone divenisse una propaggine sovietica sul Pacifico e Asia meridionale.

Anche perché furono le truppe sovietiche a violare la roccaforte di Hitler a Berlino e il sostituto del moribondo F.D. Roosevelt a Yalta non avrebbe potuto concedere altro ai sovietici, era ovvio.

Non senza sfigurare davanti al predecessore.

Insomma: doveva finire onorevolmente ciò che era stato iniziato da altri, anche se, di onorevole, nell’assassinare centinaia di migliaia di innocenti, c’è veramente poco.
E fu così che in un discorso alla nazione annunciò la vittoria (quasi senza alzare gli occhi da un foglio) per mano dell’arma che emulava la potenza del sole.

Il sol ponente a occidente aveva vinto sul sol levante da oriente, anche con l’aiuto del sol dell’avvenire.
Un crimine contro l’umanità per il quale nessuno fu condannato e a nessuno venne lontanamente in mente di farlo, poiché era considerato “giusto”.

Ma anche questo non si può dire.

Perché gli interessi statunitensi non coincidono con quelli occidentali, né con quelli europei, né con quelli dell’umanità.

Perché non mi fido di chi fa chiudere il negozio a buon mercato per indurmi o addirittura obbligarmi a comprare dal suo, senza concorrenza.

Le leggi di mercato o valgono sempre o non valgono mai.

E chi vuole manometterle tirando il sasso e nascondendo la mano è più guerrafondaio di chi invade platealmente.
Come diceva mio nonno, il più pulito ha la rogna.

Perché se è molto probabile che la seconda guerra mondiale sia scaturita dalle sanzioni irrogate alla Germania dopo la prima, sarà altrettanto plausibile che la terza guerra mondiale sarà generata dagli irrisolti delle misure post seconda, epilogo della guerra fredda compreso, fino alle sanzioni al nuovo Zar.

In apertura non volevo premettere che abbia ragione, poiché non ne ha, ma come si suol dire chi ha più intelligenza la usi, poiché se è vero che alcune controversie si risolvono con “a brigante, brigante e mezzo”, è anche vero che ciò non valga per attacchi e contrattacchi atomici.

Com’era? A buon intenditor? Uomo avvisato?

Carlo Pompei

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