venerdì 6 maggio 2022

L'ultima carica di cavalleria



Nell’articolo di oggi si parla dell’ Ucraina. Le ragioni del titolo il lettore le scoprirà nella chiusa. Quindi serve pazienza, anche perché le conclusioni sono ragionate.

Un passo indietro. Leggiamo sempre con attenzione “Domani”, quotidiano che pur essendo ai nostri antipodi politici, pubblica interessanti articoli sull’invasione russa dell’Ucraina.

Ecco le conclusioni di una lunga analisi di Mario Giro, politologo dell’Università di Perugia.

«La riunione di Ramstein, in cui si è suggellata la decisione già presa della guerra senza limiti, schiaccia l’Europa in una posizione impossibile: non possiamo permetterci una guerra di anni e decenni che trasformi l’Unione europea nella retrovia di un conflitto permanente.
Come giustamente sottolinea Luca Ricolfi, più la guerra perdura e più è alto il rischio nucleare, non solo dell’arma tattica ma dell’incidente catastrofico, come il bombardamento (per errore?) di una centrale. Un conflitto nel cuore dell’Europa che duri dieci anni è per Washington un rischio accettabile; non per noi europei.
L’interesse dell’Europa è che Putin fermi la guerra subito e che si costruisca un nuovo accordo di sicurezza e cooperazione sul continente. È dunque necessario discutere rapidamente in che modo uscire ora dal conflitto mediante una forte iniziativa politica europea che fermi Putin e arresti la deriva verso una guerra senza limiti.
Nel contesto di un’alleanza atlantica rafforzata dall’aggressione russa, gli americani dovranno tener conto di tali gravi preoccupazioni europee, allo scopo di cooperare a un disegno di pace e stabilità più a lungo termine» (*)

Un altro passo indietro. Come fermare la Russia ? Cedendo e consegnando l’ Ucraina? Oppure, opponendo alla campagna militare russa una campagna militare Nato? Una guerra offensiva, non di logoramento, che costringa, sul campo, un Putin sconfitto, a venire a più miti consigli?

Il vero punto della questione, a prescindere dalle scelte politiche e/o militari della Nato, è il rapporto tra Stati Uniti e Unione europea. E qui sorgono altri due problemi: 1) la reale capacità europea, di fatto divisa, di condizionare gli Stati Uniti; 2) il pericolo, andando alla prova di forza con gli Stati Uniti (ovviamente sul tavolo delle trattative), di offrire il fianco a una tecnica in cui la Russia risulta abilissima: quella di dividere il campo nemico.

Inoltre resta sullo sfondo – cosa importantissima perché è in gioco il futuro tenore di vita degli europei – la dipendenza energetica dalla Russia di alcuni paesi Ue (come Germania e Italia) e dell’Europa orientale. Sulla quale i russi esercitano un enorme potere di ricatto.

L’Europa, secondo alcuni osservatori, dalla linea arrendevole verso la Russia avrebbe tutto da guadagnare. Mentre dalla scelta di affiancare gli Stati Uniti, che, da quel che si è capito, puntano alla guerra di logoramento condotta per interposta nazione (l’Ucraina), avrebbe tutto da perdere. Quindi niente guerra offensiva, per capirsi.

Tra questi osservatori “benevoli”, per così dire, crediamo vi sia anche il professor Giro. E qui torniamo alla sua idea di “forte iniziativa politica europea” . Che, a nostro avviso è destinata a restare sulla carta, perché l’unico vero mezzo di pressione sugli americani, per convincerli a cedere sull’Ucraina, è la minaccia di uscire dalla Nato, cosa impossibile, perché se attuata, la Russia farebbe un solo boccone dell’Europa Occidentale.

Perciò – anche ammettendo che tutto è possibile – si tratta di una scelta autolesionistica, come ben sanno gli europei dell’Ovest e sopratutto dell’Est. Dal momento che gli Stati Uniti, in caso di scioglimento della Nato, subito girerebbero le spalle all’Europa, ritirandosi all’interno delle mura oceaniche. Probabilmente, come già accaduto, resterebbe a combattere isolata solo la Gran Bretagna. Il resto dell’Europa occidentale vivrebbe la mutazione Vichy: del gigantesco governo fantoccio europeo nella cosidetta “zona libera”. A Oriente invece la zona occupata dalle armate russe.

In attesa – corsi e ricorsi – dei liberatori americani.

Non esistono perciò soluzioni ottimali.

Per un verso, la guerra di logoramento implica una crisi economica mondiale e, in primis, la caduta verticale del tenore di vita europeo, con conseguenze sociali e politiche imprevedibili. Ma anche gli Stati Uniti alla lunga ne risentirebbero. Giro parla di guerra decennale. Una catastrofe per l’economia mondiale.

Per altro verso, l’ “iniziativa politica forte” non è attuabile, se non al prezzo di correre il rischio di dover poi uscire dalla Nato e consegnarsi mani e piedi legati alla Russia. Forse, vista la gravità della crisi, varrebbe la pena di rischiare, sfidando gli Stati Uniti. Però, non va sottovalutata, l’immagine di grave divisione interna alla Nato che si offrirebbe al nemico russo. Insomma,  agendo in questo modo, rischia di venire meno la linea divisoria, per quanto precaria, tra amici e nemici.

Perché – attenzione – il concetto di guerra di logoramento a questo punto sembra valere anche per la Russia, fiduciosa nelle prossime venture divisioni all’interno del campo occidentale. Una crisi della Nato sarebbe vista da Mosca come manna dal cielo.

Per dirla in modo rozzo, fin dall’antichità, pur cambiando tecniche, le guerre sono vinte da chi riesce a resistere, diciamo un minuto in più, alla pressione del nemico. E la Russia, stato autocratico, che non deve rendere conto a nessun oppositore interno, ricca per giunta di risorse naturali, può resistere molto più a lungo, dell’Occidente euro-americano, che, a parità di risorse (almeno gli Stati Uniti), deve invece rispondere a partiti, pubblica opinione e gruppi di interesse e pressione.

Inoltre su questa situazione già compromessa grava il macigno – non è una “scoperta” di Luca Ricolfi… – del bottone rosso nucleare. Che all’improvviso, anche solo per errore, uno dei contendenti potrebbe schiacciare.

Come si può capire il termine giusto da usare per definire la situazione è quello di vicolo cieco. Ogni possibile scelta (guerra offensiva, guerra di logoramento, “forte iniziativa politica europea”) ha un costo elevatissimo. Infine, comunque vada, così riteniamo, il mondo rischia di non essere più quello di prima. Bello come prima diciamo. Anche se, in questi giorni – sia detto per inciso – Roma è piena di turisti. Sindrome Titanic? Chissà…

Comunque sia, se proprio si deve cadere nelle mani del nemico, meglio cadere, per dirla in modo romantico, durante un’ultima carica di cavalleria. Ovviamente, si tratta di un’opinione personale.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/guerra-ucraina-europa-h4hc2tnt

Nessun commento: