lunedì 19 gennaio 2015

Riletture
José Maria Gironella,
un Ernest Hemingway cattolico?



Abbiamo trascorso la domenica immersi nella rilettura de I cipressi credono in dio  (1953) di José Maria Gironella (1917-2003),  primo volume di una tetralogia  dedicata alla Spagna prima, durante e dopo la Guerra Civile.  Sui profili ( e contrasti) culturali di quella  tragedia,  si impara più dal suo equilibrato romanzo che dalla lettura di  qualsiasi saggio storico (*). 
Chi era Gironella? Culturalmente parlando, un esistenzialista cattolico, sospeso tra  fede, realtà e apocalisse,  dalla penna spessa, corposa,  capace di scolpire un  carattere, una situazione, uno stato d’animo in poche ficcanti righe,  trafiggendo  il lettore (**). Un  Ernest Hemingway, ma equidistante - se proprio si vuole tirare in ballo l’egocentrico scrittore americano -  che crede  in Dio,  che  ama il prossimo  più di se stesso, che scorge il nulla ma non vi si perde. Gironella porta la croce non la carabina. E comunque sia, quel nichilismo, scorto da alcuni critici, si arresta  e si sublima davanti ai Portali del Paradiso.   
Il romanzo  che abbiamo tra le mani uscì in Italia  nel 1959  per i tipi di Longanesi: due volumi nella bella  rilegatura della "Gaja Scienza", racchiusi in cofanetto, le cui illustrazioni, però,  rinviavano (come si può vedere)  alla Spagna delle corride e dei turisti. Un libro sulla "guerra civile"...  Stupidità?  Mascheramento? Esotismi alla Hemingway per vendere?   Timore di critiche a sinistra? Difficile dire… Anche perché l’Editrice Longanesi,  non nascondeva il suo spirito anticonformista…  Tuttavia, all’epoca,  il suo fondatore, Leo, padre de “Il Borghese”  era scomparso da due anni…  
Los cipreses creen en Dios,  bestseller degli anni Cinquanta, e non solo in Spagna,  in Italia  non andò bene: ancora  negli anni Settanta, ingombrava interi scaffali delle librerie remainders.
Probabilmente,  giocarono un ruolo determinante  i timori  della cultura cattolica e liberale ( e stampa collegata) verso  quella marxista, abilissima nell’assegnare patenti di democrazia agli altri ma non a se stessa. Parliamo di una  cultura italiana troppo friendly (a voler essere buoni) verso la sinistra…  Ad esempio,  qualche anno prima Vittorio De  Sica,  si era rifiutato di dirigere  la versione cinematografica del Don Camillo  di Guareschi, scrittore di destra  inviso  al Pci (da lui ricambiato, ovviamente). Si pensi anche,  solo per fare  un altro esempio, alla tortuosa vicenda editoriale, costellata di rifiuti, della trilogia Il cavallo rosso  di Eugenio Corti, bellissima saga italiana, che va dalla Campagna di Russia al Referendum sul divorzio. L’ affondamento del  romanzo di Gironella potrebbe essere materia per una bellissima tesi di laurea in sociologia della letteratura/scienze della comunicazione. Talvolta indagare la "sfortuna" di un libro, ovviamente senza remore ideologiche, può essere altrettanto  istruttivo quanto lo studio della  sua "fortuna".
Al di là del nostro "appello" finale,  se in qualche mercatino dell’usato, amici lettori, vi capiterà di trovare il romanzo di Gironella, compratelo subito. E, soprattutto, leggetelo.  Anche perché, per quanto ne quanto sappiamo,  è l’unica sua opera tradotta in italiano.

Carlo Gambescia        


      

2 commenti:

  1. La ringrazio Carlo,
    lo metto fra i libri da leggere, il Cavallo Rosso era già stata una grande e inaspettata scoperta.

    Al sito Comprovendolibri si trova per un prezzo modicissimo un libro dello stesso autore che si chiama "Le croci non si muovono".

    http://www.comprovendolibri.it/ordina.asp?id=24058332&db=

    Un saluto

    Samuele

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  2. Grazie a te per la preziosa integrazione. Sarebbe però interessante capire di quale libro si tratti. Perché i volumi due,tre, quattro del grande "ciclo", sono usciti dopo... Il titolo, così all'impronta, non mi dice niente. Forse una pubblicazione antologica? Fammi sapere... E ancora grazie!

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