martedì 6 gennaio 2015

  La scomparsa di Pino Daniele 
Quando muore uno famoso

http://www.zerocalcare.it/2013/09/23/quando-muore-uno-famoso/


Ci dispiace molto per Pino Daniele. bravissimo artista.  Vorremmo però proporre alcune riflessioni più generali sul rapporto tra morte e fama.  
Oggi, quando il famoso di turno  lascia questo mondo i giornali si scatenano. Una volta  bastava il "coccodrillo", un taglio basso di terza, al massimo di spalla.   Poi si passò alla pagina intera, e in seguito alla vera e propria copertura totale:  massimo della foliazione possibile fino al funerale.  Anche televisione e radio non scherzano: servizi su servizi, si intervistano parenti di quarto grado,  camerieri, portinai… In Italia, poi il familismo trionfa, soprattutto a Sud di Firenze…  Sul Web  invece, oltre alla ridondante retorica catapultata dalla carta stampata, si dà più spazio al pettegolezzo, al particolare scabroso (quando c’è, altrimenti si inventa…), alle emozioni “pure”.  Nei commenti poi, come al solito,  viene fuori di tutto  (Zerocalcare docet), eccetto l’originalità, come del resto anche   in   queste nostre quattro righe...
Il baillamme necroforico  dura al massimo un settimana, e poi tutto torna come prima: le acque si richiudono, il vento soffia, il sole sorge e tramonta.  La vita continua…
Purtroppo, la fama da vivi  non è tutto.  È vero però che  finiti i giorni restano le opere.  Il che, quando il lascito intellettuale è veramente grande,  può essere  di consolazione e stimolo per coloro che restano. Talvolta,  addirittura, la morte consolida: la fama si trasforma in mito.  E la festa continua.  Ma quando il prestigio  è o meglio "era" immeritato?  I vivi seppelliscono i morti, anche nelle opere.  In questo la morte, ricorda il tribunale storico hegeliano.  Le acque si richiudono, il vento soffia, il sole sorge e tramonta.  La vita continua…   
Si dirà, esistono pure le "riscoperte"... Vero!  Quando ci sono le opere, comunque sia, non si muore mai del tutto. Perché un bel giorno, ammesso e non concesso, per così dire, l'oblio dei figli e dei nipoti,  si può ritornare sulle prime pagine.  Quindi,  Fabio Volo potrà morire - per carità, tra cento anni -  col sorriso sulle labbra...          
                                                                                                                             Carlo Gambescia

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