martedì 20 gennaio 2015

La sfida jihadista
Perché l’Europa rifiuta di battersi?




Dopo i tragici fatti di Parigi, la  nostra   impressione è che  l’Europa   non abbia  alcuna intenzione di affrontare “fuori casa”  la sfida jihadista.  Insomma, di schierare la sua forza militare e tecnologica per contrastare il fenomeno  nelle aree dove  si va pericolosamente espandendo. Al riguardo rinviamo a un articolo di Carlo Pelanda  in cui  sono indicate alcune linee di intervento  scalare  nel quadro, a suo avviso auspicabile, di una  "alleanza occidentale” rivolta verso il comune nemico esterno (*).
Tuttavia, per ora,  le uniche misure in discussione sono di tipo interno: maggiori controlli, più collaborazione tra le forze  di polizia, maggiori potere all’Intelligence, istituzione di superprocure (come in Italia), aumento delle pene.  Altro che ferree alleanze  geopolitiche con gli Stati Uniti, tra l'altro,  se ci si passa la semplificazione,  di Obama-rivestiti e piuttosto svogliati…  L’ottica europea sembra  essere  la stessa  della lotta alla  criminalità e al terrorismo politico interno.  E qui risulta interessante porsi una domanda:  perché una questione militare viene ridotta a pura  questione di polizia? 
In primo luogo, perché la pubblica opinione europea è debellicizzata:  per una serie di ragioni storiche legate alla tragica  guerra civile 1914-1945, l’Europa di oggi, quasi a tutti i livelli, rifiuta non solo la guerra ma la cultura militare in quando tale.        
In secondo luogo,  le classi politiche non possono non assecondare la tendenza pacifista. E per due ragioni:  a) di legittimità istituzionale e politico-culturale ( sono andate al potere nel 1945, promettendo una pace duratura); b)  di conservazione del potere (una guerra  provocherebbe  inevitabili spostamenti di potere dai civili ai militari,  mentre le forze di polizia dipendono e dipenderanno sempre  dall’autorità civile).     
Sicché, all’attacco l’Europa  preferisce, la difesa…  Al militare, il poliziotto…    Insomma,   l’Europa continuerà  a mettere fiori nei suoi cannoni...  Fino a quando?

Carlo Gambescia  
    

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