giovedì 8 gennaio 2015

Multiculturalismo, 
un approccio sociologico



Sul piano sociologico, quando si parla di multiculturalismo,  si devono distinguere tre  piani di lettura. Il primo piano di lettura è quello intellettuale che  concerne l’accettazione cognitiva dell’esistenza (o possibilità)  di differenti approcci culturali
Il secondo piano di lettura è quello sociale che  riguarda l’accettazione sociale, ossia dell ’esistenza, all’interno di una determinata società, di differenti  atteggiamenti e  comportamenti culturali (inclusivi delle credenze religiose) .
Il terzo piano di lettura  è quello legislativo e giuridico che concerne la pianificazione politica della multiculturalità come fenomeno sociale e intellettuale.
Perciò, quando si critica o si difende il multiculturalismo si deve sempre distinguere fra i tre livelli  indicati (cognitivo, comportamentale, organizzativo), perché un cosa è accettare la diversità sul piano culturale, un’altra aderirvi sul piano sociale, un’altra ancora  pianificarla su quello politico.  Inoltre, il terzo piano di lettura,  implica un  problema di non facile soluzione: quello della pianificazione dei processi sociali, ossia del passaggio dall' accettazione cognitiva e comportamentale all' organizzazione delle diversità culturali. 
Ora,  semplificando, nella società europea  (per gli Usa il discorso è diverso), sul piano  cognitivo, che  è quello delle élite,  pur tra le divisioni, finora sembra  aver avuto  la meglio, anche se di poco, l’accettazione del muticulturalismo; sul piano sociale, quello delle masse,  si gravita ciclicamente tra l’accettazione amorfa  e il  rifiuto irrazionale;  sul piano politico, invece,  si va a rimorchio (di regola, elettorale),  ora degli uni, ora degli  altri, ma sempre  con un occhio alle risorse economiche e, se ci si passa il termine, nascondendosi, preferibilmente,  dietro il  “buonismo” di pura facciata.  
Ciò significa che  per ora   il “multiculturalismo” , sociologicamente parlando,  è un’idea accettata solo da una parte della élite dirigente (soprattutto intellettuale ed economica),  incompresa dalle masse  e gestita in modo opportunistico dalle élite politiche. Insomma, la strada da percorrere  è ancora lunga.  Su questa incompleta, e ancora primitiva,  elaborazione sociale  del multiculturalismo, rischia di abbattersi,  come è avvenuto ieri in Francia,  l’onda lunga del terrorismo  monoculturale che, non ci vuole molto a capirlo,  potrebbe  causare una battuta di arresto.  Da alcuni vista come  un male, da altri come un bene. E da noi?  Diciamo che si tratta di   materia per giudizi di merito,  non sociologici.                  

Carlo Gambescia            

       

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