domenica 25 maggio 2025

Trump, i dazi e il “metodo Soprano”: governare per estorsione

 


Sembra che per gli interlocutori di Trump, soprattutto europei, la cosa più difficile da metabolizzare sia il suo cambiare continuamente idea. Come ad esempio sui dazi.

In realtà con Trump la politica internazionale sta facendo più di un passo indietro. Si torna a un mondo in cui uomini prepotenti, animati da idee di potenza, decidono sulla testa dei popoli.

Che le élite abbiano sempre giocato un ruolo centrale nella vita politica è un fatto difficilmente contestabile. Però, dal punto di vista del proscenio politico, una cosa è il moderno stato di diritto, un’altra l’organizzazione mafiosa di stampo politico. Alla “Soprano”. Su questo punto torneremo più avanti.

Dicevamo dei dazi. Ad esempio, pur mantenendo la sua idea fissa sulla bontà del protezionismo, Trump prima ha parlato di 25, poi di un pausa di 90 giorni circa l’applicazione, ora invece dichiara, è di ieri, del 50 per cento, e per giunta a breve.

E così sulla Nato ( ora parla di contributo al 5 per cento), sulla pace in Ucraina( che al momento sembra non interessare più).

La cultura europea della mediazione si basa invece sull’ onestà delle proposte e sulla buona fede presuntiva dell’interlocutore. Insomma, nonostante tutto, si continua a vedere in Trump un onesto alleato privo di riserve mentali. E lo si vuole trattare come tale. Onestamente.

Per contro il magnate americano tratta l’Europa come nemica e introduce una tecnica di trattative da immobiliarista legato alla mafia pronto a ricattare, dividere e intimidire i suoi concorrenti. E non ne fa un segreto. Anche la sfrontatezza è un aspetto nuovo.

Su questo punto specifico sembra infatti ci si trovi davanti a una serie di richieste unilaterali, ad esclusivo vantaggio di Washington. I dazi sono un puro strumento di pressione per asservire l’economia europea. La classica carica esplosiva, nascosta, con le altre armi e munizioni, fino a un’ora prima,  in un angolino  sotto le salsicce del Satriale Pork Store, che di notte viene utilizzata per distruggere un cantiere aperto senza il permesso del racket.

Di più. Anche perché altrimenti sarebbe un gangster puro e semplice. Al fondo del comportamento alla Tony Soprano di Trump, diciamo pure del “metodo Soprano”, c’è un’idea politica: l’Europa, come cinquantunesimo stato Usa. La pretesa che le imprese europee producano negli Stati Uniti, alle condizioni di Washington, va in questa direzione, come del resto quella dell' Europa  obbligata ad acquistare solo energia americana.

Paradossi storici: Trump propugna la stessa idea che i Padri fondatori giustamente contrastarono, sbattendo la porta in faccia a Giorgio III.

Quale idea? Quella del monopolo del commercio da parte della madre patria, allora il Regno di Gran Bretagna, nei riguardi delle Tredici Colonie americane. E oggi, del monopolio del commercio da parte degli Stati Uniti nei riguardi dell’Europa. In pratica, Trump, come Giorgio III, monarca, tra l’altro, non sano di mente, vuole imporre alle 27 colonie europee una condizione di inferiorità economica. Ne seguirà, come allora, una guerra d’indipendenza europea?
 

Intanto i libertarian europei simpatizzanti di Trump, già pro Tea Party, sono avvisati… Si trovino un altro mito.

Quanto al resto, esageriamo? Forse. Comunque il casus belli potrebbe essere rappresentato dall’invasione americana della Groenlandia.

Non si dimentichi infatti che le dittature, e quella di Trump si va qualificando come tale, usano trasporre all’esterno le pressioni interne.

Pressioni che al momento non sembrano preoccupare Trump, ma che in futuro potrebbero infittirsi. Di qui la tentazione della guerra di conquista (che cos’è, ad esempio, l’Ucraina per Putin?): armi “vere” usate come distrazione di massa. Insomma le solite pericolose pagliacciate nazionaliste e imperialiste.

A quel punto l’Unione Europea sarebbe comunque costretta a prendere posizione, anche in vista di una deflagrazione della Nato, di cui la Danimarca, minacciata dal lato della Groenlandia, fa parte.

Gli antiamericani storici diranno che la nostra è la scoperta dell’acqua calda, perché è dal 1945 che gli Stati Uniti trattano l’Europa come una colonia, eccetera, eccetera. E che Trump al massimo ufficializzerebbe una condizione di fatto.

A parte la questione che nel 1945 la libertà sconfisse la dittatura, e proprio grazie agli Stati Uniti, modello di paese liberale, Trump è antropologicamente differente da tutti gli altri presidenti americani, almeno a far tempo da quella data.

Trump appartiene alla categoria dei gangster politici, come Hitler, Mussolini, Stalin, e così via fino a Putin. E comunque sia, si badi bene, una cosa è il soft power (basato su attrazione e persuasione), un’ altra l’hard power (fondato sul potere coercitivo).

E se viene meno il soft power, come sta accadendo con Trump, non ci resta, piaccia o meno, che l’hard power.

Cosa vogliamo dire? Come faceva la famosa canzone di Battiato, “Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare/Rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare”.

Ecco, la nostra maglia di lana sono le armi. Quindi l’Europa davanti a sé ha una sola strada. Riarmarsi, riarmarsi, riarmarsi.

Carlo Gambescia

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