martedì 20 maggio 2025

“Libero” compie 25 anni. Che difensore della libertà…

 


“Libero” festeggia i venticinque anni di vita  con un’ intervista a Vittorio Feltri, fondatore.

In realtà la creatura di Feltri, oggi di Angelucci, imprenditore e proprietario di numerose testate di destra, di liberale non ha mai avuto nulla. Forse le pagine economiche, “Libero mercato”, una seconda testata economica, affidata, se ricordiamo bene, nel 2007 a Oscar Giannino. L’esperienza si chiuse nel 2009 quando Giannino venne licenziato per aver denunciato interferenze editoriali.

Per il resto, nonostante Feltri sostenga il contrario, o comunque inventi giustificazioni, “Libero”, che dalle punte di centomila, e sceso alle diciottomila copie di oggi (dati diffusione 2024), è sempre stato al centro di durissime e quasi sempre scorrette campagne contro i diritti civili, i gay, i migranti, l’Islam, le questioni ambientali e soprattutto la sinistra.

Insomma il giornalismo degli insulti e con la bava alla bocca: ecco il segreto di “Libero”. Un giornalismo portato avanti dai diversi direttori che si sono succeduti: Feltri, Sallusti, Belpietro, Senaldi, da ultimo Sechi, già capo ufficio stampa del governo Meloni, coadiuvato da Capezzone e Senaldi. Il gioco dei quattro cantoni, Più o meno sempre gli stessi, tutti però  con la stessa idea fissa in testa: distruggere la sinistra. Classico rispetto liberale per gli avversari…

A questo proposito, vorremmo ricordare Il “falso dossier” di Renato Farina. Una brutta pagina del giornalismo italiano, risalente al 2006. All’epoca, Farina era vicedirettore e collaborava segretamente con il Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) sotto lo pseudonimo di “agente Betulla”.

Alla vigilia delle elezioni politiche del 2006, “Libero” pubblicò un articolo firmato da Farina che accusava Romano Prodi, allora leader del centrosinistra e candidato premier, di aver autorizzato, durante il suo mandato come Presidente della Commissione Europea, le “extraordinary rendition” della Cia in Europa. In pratica rapimenti extragiudiziali collegati alle misure antiterrorismo varate da Washington dopo il 2001. In particolare, il dossier sosteneva che Prodi avesse avallato operazioni segrete come il rapimento dell’imam Abu Omar a Milano nel 2003, un caso noto per il coinvolgimento dei servizi segreti americani e italiani .

Le accuse si rivelarono infondate e parte di una campagna di disinformazione orchestrata con la complicità del Sismi. Farina fu indagato e successivamente condannato per favoreggiamento nell’ambito del caso Abu Omar. Nel 2007 patteggiò una pena di sei mesi di reclusione, convertita in una multa di seimila ottocento euro. Farina ammetteva di aver collaborato con i servizi segreti, giustificando le sue azioni come un dovere patriottico secondo l’articolo 52 della Costituzione italiana. Che recita che la difesa della patria è sacro dovere del cittadino.

Certo, e di attaccare Prodi, candidato, quando si dice il caso, del Centrosinistra. Molto patriottico. E’ proprio vero, come disse Samuel Johnson, che il patriottismo è l’ultima arma dei vigliacchi.

Capito? “Libero”, venticinque anni di libertà…

Carlo Gambescia

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