giovedì 15 maggio 2025

La società liberale e i suoi nemici. Che fare?

 


La risposta è semplice. Ma come vedremo fino a un certo punto.

Intanto, la risposta: la civiltà liberale si difende escludendo gli antiliberali. Si tratta di una verità sociologica, cioè di fatto, che andrebbe asserita praticata in modo chiaro e forte, senza nascondersi dietro giri di parole. Che però ha controindicazioni che non possono essere ignorate. Quindi risposta esaustiva fino a un certo punto.

Partiamo dal caso di Tommaso Cerno. Storia esemplare per comprendere come la destra strumentalizzi la libertà di stampa. Un passo indietro.

Il direttore de “Il Tempo” ha recentemente denunciato di essere stato censurato dall’Unione Europea. In particolare, ha riferito di essere stato escluso da un’audizione della Commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) del Parlamento Europeo, dedicata allo stato di diritto e alla libertà di stampa in Italia. Cerno era stato proposto come relatore dal gruppo di Fratelli d’Italia (ECR), ma la sua candidatura è stata respinta dalla presidente del gruppo di monitoraggio della Commissione, Sophie Wilmès, membro del Mouvement Réformateur (MR), un partito liberale francofono di centro-destra attivo in Belgio. Secondo quanto si legge, la motivazione ufficiale dell’esclusione risiede nel fatto che le liste dei partecipanti erano state definite già nell’ottobre precedente, mentre le proposte del gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei) sono pervenute solo nelle settimane immediatamente precedenti l’incontro .

Si dirà, ecco la classica foglia di fico procedurale, figlia dell’ipocrisia liberale. Può darsi. Comunque sia, il dubbio diffuso ha dato vita a polemiche e strumentalizzazioni da parte della destra.

Di qui, come dicevamo all’inizio. la necessità di parlare chiaro. Ma come?

Esiste un orizzonte di valori liberali che va accettato preventivamente da tutti. E soprattutto di ricadute pratiche degli stessi valori liberali. Ad esempio non ci può dire liberali e poi proibire la maternità surrogata, definendola reato universale, come la tortura e il genocidio. Perciò o di qua o di là: chiunque  li accetti e pratichi  è dentro l’Europa liberale, chiunque li rifiuti fuori. Tertium non datur.

Tommaso Cerno, ad esempio, sul suo giornale difende a tutto spiano i valori di dio, patria e famiglia. Sono valori liberali? No. Perché dio, è bene che resti lontano dalla politica, per evitare ricadute fondamentaliste; la patria è un’idea altrettanto pericolosa, perché porta con sé chilometri e chilometri di filo spinato; la famiglia, per secoli ha oppresso uomini e soprattutto donne, e ancora oggi provoca sensi di colpa stratosferici e feroci femminicidi. Pertanto nessuna politica liberale può essere condotta in nomi di valori antiliberali. Perciò Tommaso Cerno, appoggiato da forze politiche non liberali, il cui sostegno se fosse veramente liberale come afferma dovrebbe rifiutare, sta bene dove sta. O detto altrimenti,  a brigante, brigante e mezzo.

Si dirà, ok vai bene la destra, questa destra è antiliberale. E la sinistra allora? È liberale? Mica tanto. Perché  le stesse critiche possono  essere estese alla sinistra. O comunque a quella parte della sinistra che pur avversando il dio, patria e famiglia della destra, sposa un’altra triade, altrettanto pericolosa: stato, welfare, individualismo protetto: lo stato ingessa la libertà, il welfare la ingessa due volte, l’individualismo protetto la mummifica, o se si preferisce welfarizza. Cioè fa perdere sapore al sale di ogni vera libertà: il rischio individuale.

A questo punto ci si chiederà che cosa resta? Rimane il liberalismo. E non è poco. Si chiama liberalismo per sottrazione. Da che cosa? Dallo stato. Perché la vera libertà non è in alcuna triade, ma nella riduzione del ruolo dello stato e di riflesso nell’ampliamento della sfera della libertà individuale. Come però? Per vie naturali: non legiferando su tutto. Si deve lasciare che gli individui si organizzino liberamente da soli.

Però, si dirà, se si riducono, per principio, i poteri dello stato (quindi esercito, polizia, eccetera) come ci si difenderà dai nemici del liberalismo? Come si difenderanno i confini, diciamo così, della società liberale?

E questo, in effetti, è un problema, anzi “il problema”. Non per nulla abbiamo parlato di controindicazioni. Perché se il liberalismo eccede nell’uso della forza, cessa di essere tale. Se invece non vi ricorre, rischia di rovinare ad opera dei suoi avversari. Diciamo però che il liberalismo cesserebbe di essere tale solo temporaneamente. E qui però la mente di molti lettori andrà alla cosiddetta “dittatura del proletariato”, concetto usato dai marxisti per giustificare la costruzione del socialismo, dittatura che doveva essere temporanea e che invece è durata quasi ottant’anni. Detto altrimenti: anche il liberalismo ricorre alla sua “dittatura”, se non del proletario, del borghese?

Ricapitolando: i nemici del liberalismo vanno sbattuti fuori, perché approfittano degli strumenti del liberalismo per distruggere la civiltà liberale. Però per escluderli si deve annacquare il garantismo politico se non addirittura ricorrere alle maniere forti.

Il che può essere pericoloso, perché favorisce il vittimismo dei nemici del sistema liberale. E qui ritorniamo al caso Cerno, che parla di censura, pur restando dalla parte di coloro che deportano migranti, picchiano i manifestanti, vietano l’esercizio dei diritti civili, potenziano a dismisura le forze dell’ordine, e vogliono cambiare in senso autoritario la Costituzione. E intanto, però, menzogna dopo menzogna, la destra nei sondaggi vola.

Nonostante tutto riteniamo che valga la pena di usare le maniere forti contro i nemici della società liberale a rischio di indebolire temporaneamemte il liberalismo. Un rischio che si deve correre. Anche perché il liberalismo è un teoria aperta  non una dottrina chiusa quindi disponde di migliori anticorpi.  

Si dirà che il nostro è un atto di fede.  Decida il lettore. Ma il  mondo liberale, almeno così come è stato fino all'avvento dei populismi, dei trumpismi, dei nuovi fascismi,  resta, al momento, il migliore dei mondi possibili.

Però potrebbe essere troppo tardi. Ieri Giorgia Meloni, come se fosse la cosa più normale del mondo, ha ricevuto l’ambasciatore del Manciukuò, pardon il leader dell’Aur, partito rumeno di estrema destra, Simion, membro dell’ECR. Si tratta di un movimento politico nazionalista, antisemita, razzista e trumpista, che si avvia a vincere le elezioni con un programma molto simile a quello del partito di Georgescu, imperniato sulla triade dio, patria e famiglia. Va ricordato che Georgescu venne escluso dalle elezioni dalla Corte Costituzionale perché sovvenzionato sottobanco da uno stato estero, la Russia.

E in Romania sono ultranazionalisti e poco amici della Russia, con la quale esiste un annoso contezioso territoriale. Eppure l’estrema destra vince. E Giorgia Meloni in tailleur pantalone beige officia. La zarina si sente dalla parte giusta della storia.

È uno tsunami.

Carlo Gambescia

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