Qualcuno penserà che l’interesse, che ormai dilaga da mesi, per la Chiesa cattolica è puramente giornalistico. Si pensi a meccanismi mediatici, che scattano, si autoriproducono, e fluiscono inarrestabili, fin quando non si esauriscono da soli.
Può essere. Crediamo però che le cose non stiano del tutto così. E che dietro vi sia qualcosa di più importante. Ovviamente non un processo di desecolarizzazione della società occidentale, di un ritorno generalizzato alla fede, favorito dall’ascesa dell’estrema destra mondiale all’insegna del dio, patria e famiglia. Insomma, di una rediviva alleanza fra trono e altare.
In effetti, che la Chiesa possa spostarsi a destra non è ipotesi del tutto remota. Per parlare con il mondo, lo si deve accettare. E la Chiesa, come entità sociologica, da duemila anni ha mostrato, nel bene e nel male, di possedere caratteristiche mimetiche eccezionali.
Però, la modernità, probabilmente per la prima volta nella storia, ha messo la Chiesa in seria difficoltà. Va però detto che ha saputo riprendersi. Recuperare, come si dice. In un secolo e mezzo la Chiesa sembra essere passata dalla tesi dell’Infallibilità papale, decretata da Pio IX, alla fallibilità, praticata da Francesco.
La Chiesa oggi è popolare, diremmo trendy: pacifista a oltranza; totalmente dedita ai poveri della Terra; ecologista al punto di andare a braccetto con i verdi; dialogante con tutti e sempre con il cuore in mano. Si scorge nel Papa una altissima guida morale. E il pontificato di Francesco ha molto contribuito a una svolta del genere. Il concetto di una Chiesa “come ospedale da campo”, introdotto da Papa Bergoglio, la dice lunga sulla sua trasformazione in organizzazione umanitaria.
Il che spiega, per venire al punto, l’interesse mediatico e sociale di questi giorni. Si scorge nella Chiesa un punto di riferimento, organizzativo-morale. Niente spade fiammeggianti ma solo integratori alimentari.
In realtà la soluzione dei problemi che oggi si presentano, non è racchiusa nelle aspettative, più o meno moralmente romantiche, delle folle di piazza San Pietro quanto alla reale forza politica della Chiesa, cioè del successore di Pietro.
Si pensi a un proverbio italiano: “La montagna ha partorito un topolino”. Si usa in tono più che ironico per indicare che un grande sforzo si traduce in un risultato deludente.
Ecco tutto questo grande interesse mediatico e sociale probabilmente sembra destinato a tradursi in nulla. O comunque in chiacchiericcio mediatico.
Perché la Chiesa, come scrivevamo ieri non ha più alcun potere politico, né ufficialmente sembra aspirarvi (*). E di conseguenza, e a prescindere dalla vicinanza alla destra o alla sinistra, sembra scrivere sull’acqua. “Sembra”, perché se ci si perdona la caduta di stile, il lupo ha perduto il pelo ma non il vizio.
Augusto Del Noce, grande filosofo cattolico, notava sul finire della vita – morì nel 1989, il penultimo giorno dell’anno – che la Chiesa e il mondo cristiano necessitavano di un nuovo San Francesco e probabilmente, come il filosofo lasciava intuire, di miracoli, tanti miracoli.
Miracolo non nel senso di un atto chiuso in sé, che rinvii a qualcosa di stregonesco, oppure come atto di gigantismo assistenziale alla Madre Teresa, ma un atto pubblico, aperto, inaspettato,”caduto dal cielo”, capace di provocare pentimento e conversione. Insomma un radicale cambiamento di vita.
Le tesi di Del Noce sono state liquidate come impolitiche, fantasmagorie tradizionaliste. In realtà il collegamento tra miracolo e conversione, è quanto di più politico possa esistere, come provano, sul piano sociologico e metapolitico, la predicazione evocata nei Vangeli e la storia del cristianesimo primitivo e la conseguente vittoriosa politicizzazione cristiana dell’Impero romano.
Sotto questo aspetto, il miracolo non rinvia al miracolo in sé ma alla credenza nel miracolo, che, come valore sociale accreditato, si trasforma in “cemento” istituzionale, come Del Noce, da acutissimo filosofo della politica, lasciava intendere. Il che è un concetto sociologico e metapolitico che va oltre la destra e la sinistra.
Ora, cosa è successo? Che il nuovo Francesco è giunto e passato a miglior vita, senza che la Chiesa recuperasse i suoi poteri politici. Anzi di miracoli – e di conseguente ritorno politico e relativa spada fiammeggiante – la Chiesa non vuol sentir parlare. Sicché il processo di depoliticizzazione, che poi come vedremo è di pura welfarizzazione, si è così intensificato che a questo punto una Chiesa di destra o sinistra (semplifichiamo) non cambierebbe per nulla il processo di trasformazione della Chiesa in organizzazione umanitaria, distributrice di integratori alimentari, cui abbiamo qui accennato. Al massimo si discuterebbe sulla nazionalità dei beneficiari. Il che non è neppure poco, ma non influirebbe sul processo di welfarizzazione della Chiesa.
Cosa intendiamo dire? Un passo indietro: qualche lettore penserà che il nostro non è un discorso di tipo liberale, perché un liberale dovrebbe essere più che lieto della trasformazione della Chiesa in organizzazione umanitaria.
Si rifletta. La reazione al mondo moderno ha due volti: quello dell’aperta opposizione, consacrato nel Sillabo, e quello mellifluo del Vaticano II. Il primo è molto più facile da combattere del secondo.
In realtà, proprio perché liberali, temiamo meno una Chiesa capace di sfidare il liberalismo a viso aperto, con la spada fiammeggiante, come nell’Ottocento, che una Chiesa depoliticizzata, nel senso della rinuncia al miracolo come cemento istituzionale, e larga distributrice di integratori.
Però, ecco il vero nodo, una Chiesa depoliticizzata non significa una Chiesa priva di ideologia.
Un’ideologia esiste: ci preoccupa in particolare una Chiesa capace di trasformarsi in puntello, ben nascosto sotto vaghi proclami idealistici, dell’anticapitalismo e dell’antiliberalismo. Una Chiesa profeta populista – ecco l’ideologia – di una specie di welfarismo universale candidato a distruggere, in nome di una specie di individualismo protetto, l’individualismo vero, quello che ha fatto grande l’Occidente.
Pertanto, pur di non annegare nella melassa, ogni vero liberale dovrebbe pregare (si fa per dire) perché la Chiesa si levi la maschera welfarista e torni controrivoluzionaria.
Carlo Gambescia
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